KING SCORPION by OBLOQUOR
L’operatore iniziò a registrare ed una voce fuori campo cominciò a fare delle domande ad un uomo calvo, aveva una carnagione particolarmente bianca e gli occhi azzurri “Nome?”, l’uomo con sguardo assente rispose alla telecamera “Renzo”.
“Cognome?”
“Iannetti”
“Anni della pena?”
“Ergastolo”
“Anni scontati?”
“Tre”
“Lavoro prima della detenzione?”
“Barman”
“Cosa l’ha spinta a partecipare al nostro documentario?”
“Ho qualcosa da raccontare”
“E cosa vuole raccontarci?”
L’uomo si guarda un po’ intorno si gratta la testa, accenna un sorriso e torna a guardare in camera. La voce fuori campo lo incalza “Il nostro documentario è incentrato sulla condizione dei detenuti nelle carceri italiane, sappiamo che vi date dei soprannomi in base al motivo per cui siete stati incarcerati, qual è il suo?”
“King Scorpion”
“Perché proprio questo soprannome?”
“ Mi chiamano così”
“Non ne vuole parlare?”
“È una storia lunga, non so quanto possa interessare uno stupido soprannome”
“Riformuliamo la domanda allora, perché lei è qui?”
L’uomo sorride alla telecamera “Sono innocente, c’è stato un errore giudiziario”, l’intervistatore parla con tono seccato “Molto bene, e cosa hanno scritto quando l’hanno sbattuta qui dentro allora?”. Renzo si stiracchia ed incrocia le mani dietro la testa “Non mi ricordo tutto, ma se non mi sbaglio tra le varie cose doveva esserci scritto favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, violazione dei termini di sicurezza del Safe Web, terrorismo, intralcio alla giustizia, spaccio, insulto a pubblico ufficiale, stupro e altre cose che non mi tornano in mente”
La voce fuori campo diventa più pacata “Pensa di arrivare alla fine della pena?”, Iannetti guarda nel vuoto con aria assente “Non credo”.
“Com’ è arrivato a questo punto? Un errore giudiziario del genere è imperdonabile, non è che può spiegarci meglio com’è andata?”
King Scorpion si massaggia per qualche minuto le tempie, poi fa un cenno di assenso con la testa ed incomincia a parlare.
Otto anni prima, Milano. Renzo guarda fuori dalla finestra, è la prima volta che stacca gli occhi dal computer dopo 8 ore. Guarda l’orologio, spegne il computer, prende la metro. Arriva a lavoro quindici minuti prima dell’inizio del turno al bar, sono le undici e mezza quando arriva il primo cliente al bancone:
“Dammi l’alcolico più costoso che hai e fai veloce che ho da fare” biascicò un uomo in giacca e cravatta dopo avergli quasi messo il bicchiere in faccia. Probabilmente era l’amministratore capo di qualche start-up, o qualcuno di importante nel settore delle cripto valute. Riempì il bicchiere con del Bombay Sapphire e il tizio in giacca e cravatta lasciò sul bancone un paio di centoni. “Buon 2021 a te e famiglia!” biascicò nuovamente l’uomo prima di allontanarsi barcollando.
Giampiero arrivò subito dopo, anche lui si stava divertendo ma aveva avuto il buon gusto di rimanere dignitosamente brillo “Renny mi stai salvando il culo, porco cane sei l’unico psicopatico che viene a lavorare da me l’ultimo dell’anno, cazzo Renny non sai quanto ti voglio bene. Mio zio non mi aprirà il culo grazie a te, mi sei costato un po’ è vero ma cazzo i venti testoni spesi meglio in tutta la mia vita” smise di parlare solo per girarsi e vedere tutto il locale pieno. Il Kamala era il posto più esclusivo di Milano, un’ oasi in mezzo al deserto per tutti quelli che potevano permettersi di entrare. Si rivolse di nuovo al barman “ Sai già dove ti farai le ferie quest’anno? Fammi indovinare Megaluf? Dongguan? Oppure preferisci girarti il Nepal?” Renzo rispose mentre puliva il bancone “No no e no, ho già preso il biglietto prima di venire qui, passerò una settimanella a Hohenthurn”
Di solito ci sono due tipi di clienti che entrano dentro Wellcum club: uomini d’affari, che hanno voglia di un fine settimana poco costoso, e gli italiani. Renzo, nonostante la sua carta d’identità, non apparteneva agli italiani né tanto meno era un’uomo d’affari, almeno fin quando non uscì dalla camera 13 dell’hotel. Grazie ad alcuni suoi contatti in rete Renzo era riuscito ad ottenere un incontro con un certo Mr. Zef, un sud africano di origini boere, avevano parlato per un paio d’ore e alla fine erano riusciti a trovare un accordo: Iannetti avrebbe acquistato un capannone in una ex zona industriale nella periferia di Milano, grazie ad una vincita su un sito di poker on-line collegato al sudafricano, mentre Zef si sarebbe occupato della parte tecnica.
La prima volta che Renzo sentì parlare del Bugchasing si trovava a Pittsburgh, stava uscendo da un circolo privato gestito da un paio di vecchi yuppies quando qualcosa stuzzicò le sue orecchie: un transessuale thailandese ed un coreano discutevano riguardo un gruppo di tossici di Kiev salito alla ribalta nel settore. Si diceva infatti che quando non erano occupati a nascondersi nelle fogne o a strafars,i offrivano prestazioni sessuali talmente estreme da stuzzicare anche i palati più sopraffini. Sul loro menù svettava la fantomatica Roulette di Mikola, il cliente veniva bendato e portato in una stanza dove veniva fatto sedere su una poltrona girevole per poi essere fatto girare. Sul pavimento della stanza erano scritte tutte le prestazioni che i tossicodipendenti erano in grado di offrire (compreso uccidere il cliente), fermata la poltrona il cliente riceveva una tra le tante performance in palio tra cui il Bugchasing, ottenibile solo attraverso la roulette. I due ne parlavano così bene che Renzo pensò che avrebbe dovuto approfondire l’argomento con un paio di ricerche, una volta tornato a casa.
Rimase molto deluso nel constare come il Bugchasing fosse una pratica di sesso estremo attraverso la quale si poteva contrarre l’HIV, aveva dei gusti strani ma non avrebbe mai speso un centesimo per farsi infettare. Accantonata l’idea di provare nuove esperienze, studiò meglio il Bugchasing per capire se poteva almeno ricavarci qualcosa di buono. Nel mondo del fetish in quel momento erano pochissime le pratiche che ancora potevano vantarsi di avere un qualche valore ideologico o politico; potevano fare tutte le pubblicità progresso che volevano, ma se nel ventunesimo secolo provi a parlare di HIV ed AIDS vedi la gente ancora impallidire, fare scongiuri o guardare per terra, forse alla ricerca delle loro palle. In un mondo dove ci si vanta dell’abuso di droghe e della promiscuità sessuale, non tutti sono disposti a parlare, tanto meno ad accorgersi dei tanti piccoli problemi a cui si può andare in contro. Aa meno che tutti questi problemi non succedano a qualcun altro, allora le persone sono disposte a dire la loro. Checché ne dicano oggi essere malato di HIV significa essere alla stregua di un non morto, poco più di un lebbroso moribondo che si trascina ancora per le strade appestando l’aria con la sua sola presenza, è questo quello che pensano gli altri. Il mercato però era alla ricerca di un qualcuno capace di fornire questo tipo di servizi in modo facile, veloce e sicuro.
Tornato a Milano, Renzo acquistò un enorme capannone di periferia a cui tolse le recinzioni, nel giro di due mesi il posto si riempì di barboni, tossico dipendenti ed ogni tipo di losco figuro immaginabile. Sei mesi più tardi alcuni amici di Mr. Zef arrivarono e selezionarono i membri più giovani che gravitavano intorno al capannone. Tra gli amici del sudafricano Renzo notò un certo Atlas, un uomo svedese sulla quarantina, si occupava del lato “medico”, ricorda ancora l’unica conversazione che ebbero su un furgone attrezzato come un laboratorio:
“Quarantadue soggetti per iniziare attività, Mr. Zef aspetta risultati, Genny e Francy venire con me”
“Chi sono Genny e Francy?” Atlas indicò due ragazzi sui 18 anni in stato comatoso sul fondo del furgone “Va bene Atlas, puoi dire a Zef che non rimarrà deluso, passami tutti i dati”. Due anni dopo il cadavere di Francy veniva ritrovato in un bosco, era stato usato come location di uno snuff movie chiamato “ Primal Arena”, Genny è ancora viva, gestisce una casa chiusa ad Amsterdam.
Qualche settimana dopo Iannetti rivendette il capannone ad un contatto che aveva ricevuto sempre da Zef che spostò i quarantadue soggetti in Svizzera per tre mesi, in Italia ne rientrarono solo otto, tutti quanti avevano una nuova identità. Ogni tentativo di Renzo di ottenere informazioni su cosa avessero fatto in quei tre mesi fu inutile, mantenne i ragazzi per un paio di settimane in un monolocale nella zona di Trieste. Fu molto sorpreso quando scoprì che gli erano costati meno di duemila euro. Partirono per l’Est Europa e tornarono un mese e mezzo dopo, sempre con nuove identità e sempre meno di quanti erano partiti, erano tornati soltanto in quattro. Nel frattempo Renzo aveva acquistato un paio di server in Lituania ed aveva aperto un sito sul deep web mentre era diventato partner di altri siti del surface web. Il lavoro non mancava mai ed i soldi erano sempre più difficili da riciclare.
Nel 2024 Mr. Zef venne ritrovato a galleggiare in un torrente in Colombia, con la sua morte Renzo si era potuto tirare fuori dal Nido degli Scorpioni, un gruppo on-line che si occupa di fornire prestazioni sessuali estreme specializzato nel Bugchasing. Divenne il proprietario del Kamala che passo dall’ essere uno dei locali più in della Milano più alta ad un circolo chiuso ben noto nei circuiti internazionali. Stava andando tutto per il verso giusto, tenendosi lontano da determinati ambienti e selezionando la clientela, Iannetti agli occhi della legge rimase un semplice imprenditore che investiva in startup di medio successo e nulla più.
Il quindici marzo del 2028 un bliz coordinato della polizia spagnola con l’Interpool fece si che un certo signor Chavez fosse arrestato per traffico internazionale ed altri illeciti, dai suoi hard disk trapelarono una quantità considerevole di dati sensibili che fecero saltare le poltrone di alcuni politici europei e statunitensi, oltre a rilevare una fitta rete di complici ed ex soci del criminale spagnolo. Il ventisette ottobre del 2030 un informatore dei N.A.S. veniva strangolato nel suo appartamento a Milano, dopo quindici ore di interrogatorio da parte degli uomini di Iannetti, lo stavano cercando. Il due novembre una volante dei carabinieri si fermava davanti il Kamala, nel frattempo Renzo si stava infettando dopo aver costretto una dipendente a fare sesso nel suo ufficio infilandole la canna di una otto millimetri dentro la bocca. L’otto gennaio 2031 veniva condannato all’ ergastolo dal tribunale di Milano.
“Ed è così che finisce la storia di King Scorpion?”
“No la storia di King Scorpion inizia subito dopo il mio arrivo in carcere. Sa cosa fanno i detenuti a quelli come me? Gli rompono il culo, ed io lo so cosa significa non potersi alzare dopo che quattro figli di puttana hanno trasformato il tuo ano nella Fossa delle Marianne. Io so cosa significa sporcare il proprio letto con la propria merda ed il proprio sangue senza poter dire niente, io lo so. Ma non ci ho messo molto a farmi mettere in isolamento”
“Come ha fatto a finire in isolamento?”
“L’anno scorso un gruppo di secondini voleva divertirsi un po’, allora qualcuno ha fatto il mio nome e dato che ero la puttana di tutto il carcere.Avevano deciso che volevano divertirsi con me, si può immaginare quante mazzate io abbia preso quando sono risultati tutti quanti serio positivi. L’unica cosa che mi ha salvato dall’ essere linciato è stato il cambio di direttore del penitenziario. Il nuovo direttore è un tizio di Genova, molto preciso, ha sospeso per un mese i secondini e per evitare che mi ammazzassero mi hanno trasferito in isolamento. Più della metà dei detenuti qui dentro è infetta, non passerà molto tempo prima che una sera la porta della mia cella si apra ed io smetta di respirare”
“Com’è possibile tutto questo? I detenuti devono sempre fare dei controlli per legge, vuole dirmi che non le hanno fatto la visita medica?”
“No al contrario, mi hanno visitato tre volte prima di farmi entrare, nessuno voleva crederci che io fossi sano, la verità è che devo un grosso favore ad Atlas. Ha modificato il virus dell’HIV in modo tale che non risultasse rilevabile ai controlli se non quando raggiunge lo stadio avanzato”
“E lei sapeva tutto questo?”
“Non ne sono mai stato sicuro, però devo ammettere che ha fatto veramente un bel lavoro. Sa il Bugchasing non viene scelto solo dalle checce isteriche, dai ricchi o dai coglioni che vorrebbero sentirsi speciali, molti lo usano anche come forma di suicidio”
“Tutto questo non è illegale?”
“Non è illegale non sapere di avere l’HIV, mentre è illegale stuprare uno dei propri dipendenti. Ma come tutti i miei clienti non sapevo di essere infetto o meno, potrà non crederci ma volevo solo farmi un’ultima scopata prima di finire in carcere, essere stronzi non è ancora un reato”
“Mio Dio questa storia è incredibile, potremmo fare un documentario solo su di lei, deve darci più informazioni deve dirci più cose. Questa è l’occasione che ti capita una volta nella vita, ci deve raccontare tutto! Ha idea di quanto potrebbe valere tutto questo?”
“Sì, ma io sono un uomo morto ed i morti non parlano, non ho altro da dire” Renzo si alzò dalla sedia e se ne andò mentre l’intervistatore cercava invano di trattenerlo.
N.d.a
Se questa storia vi ha colpito o vi ha sdegnato per i toni e per l’argomento tratto, allora ho raggiunto il mio scopo. Spesso per parlare di cose serie su internet si deve colpire allo stomaco l’utente, che altrimenti continuerebbe a scrollare il browser, ed ingannarlo generando in lui sentimenti forti per farlo ascoltare. Non ho aggiunto questa nota per scusarmi di qualcosa che ho scritto o simili, ma l’ho aggiunta perché volevo parlarvi di qualcosa di più serio. Vi spiego che cosa rappresenta l’HIV in questo racconto, l’HIV è un simbolo. Anzi è IL SIMBOLO della malattia, sotto questo nome si nasconde un mondo fatto di pregiudizi, discriminazione, ignoranza e paura. Questo sotto mondo non riguarda solo l’HIV ma tutte le malattie che siano fisiche, psichiche o psicofisiche. Si tende a non parlarne di solito, a meno di eventi o dichiarazioni della persona importante di turno, perché ci mette davanti una realtà che non ci piace: soffrire. E quindi così si fa? Ci si gira dall’altra parte, perché finché non si parla di noi siamo tutti cinici mentre guardiamo la situazione da lontano, tutti bravi a lavarsi le mani. Poi succede che ci ammaliamo noi e, senza accorgercene, finiamo dall’altra di questo muro invisibile e, quando va bene, sopra il muro trovi qualcuno che si limita a guardarti male. La verità è che per risolvere un problema bisogna ammettere di avere un problema,e anche se oggi disponiamo delle più moderne tecnologie per la ricerca e la terapia medica, non potremmo fare mai nulla se prima non abbattiamo questo muro. Se questo discorso vi ha offeso in qualche modo allora, mi dispiace dirlo, ma siete proprio voi gli stronzi che guardano dall’alto.
ILLUSTRAZIONE : the nucularman
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