THE AGENT#1: GREAT EXPECTATIONS
Erano le tre del pomeriggio e si moriva dal caldo, Earl stava facendo la sauna da più di un quarto d’ora nell’ufficio del direttore del penitenziario senza alcun motivo. Lo avevano fatto chiamare in biblioteca durante il suo corso di scrittura creativa; Irwin aveva appena finito di balbettare la sua lista di cose da fare una volta uscito di galera quando un secondino era entrato dalla porta e senza troppe scuse lo aveva scortato dal vecchio Rumb. Scrivere non era mai stato difficile per Earl e ora gli piaceva anche, quando prendeva in mano i foglietti stropicciati dalla tasca si sentiva qualcuno, tutti lo ascoltavano. Qualche anno prima era entrato nella facoltà di lettere all’università, poi aveva incontrato le persone sbagliate al momento giusto, dopo alcuni mesi si era ritrovato disteso per terra nel suo stesso vomito con in mano il libro “Compagni di sbronze” di Bukowski. Il resto degli errori commessi nella sua vita erano derivati dall’ esperienza all’ università, o almeno è così che la pensava. Tra i detenuti che partecipavano al corso lui era il più bravo, basta poco per distinguersi in questi casi, soprattutto quando l’unico tizio che scrive oltre a te è dislessico. Oggi però Earl non si trovava con gli occhi puntati addosso mentre leggeva i suoi foglietti stropicciati, oggi stava friggendo dentro l’ufficio del direttore mentre Ramirez, con il cervello bruciato dagli acidi, farfugliava frasi sconnesse stringendo un foglio bianco; giurava su quanto aveva di più caro che si stava trasformando in un serpente pronto ad morderlo.
Rumb entrò nella stanza guardando Earl dall’ alto in basso, si sedette alla scrivania ed incrociò le braccia; il volto dell’uomo si fece serio e Cooper rimase quasi sorpreso nello scoprire il variegato numero di rughe che invecchiavano la faccia davanti a se, ma rimase impassibile. Stava per prendere la parola quando fu bloccato da Rumb. “Detenuto DS31704G tu sai perché sei stato chiamato?” ,con le parole ancora in gola e una leggera stizza Earl rispose alla domanda “No signor direttore, non so perché sono stato chiamato e fatto friggere qui dentro, si potrebbe accendere il condizionatore? “. L’uomo con i baffi ed una stempiatura mal coperta da un riporto continuò “Molto bene l’umorismo forse l’aiuterà in questa situazione. Conosce la storia di questo penitenziario?” “Ho sentito qualcosa di sfuggita“, Rumb sorrise “Che cosa ha sentito esattamente ?” Earl ,che non riusciva a capire come mai il direttore fosse curioso rispose “Beh, dicono che prima del penitenziario ci fosse un’enorme chiesa mormone e prima ancora un tempio satanista, ma per quel che mi riguarda sono tutte cazzate inventate per passare il tempo”. Il direttore visibilmente soddisfatto riprese la parola “Bene detenuto adesso ti racconterò la storia di questo penitenziario” diede un piccolo colpo di tosse per schiarirsi la voce ed iniziò davanti l’espressione attonita di Earl “Nel lontano 1729 un gruppo di puritani rinnegati guidati da un certo Oliver McVey si stabilirono in questa fascia di terra dell’Arizona vicino ai confini della California e del Nevada. Questa comunità di Puritani fondò un piccolo insediamento che nel 1879 si trasformò in uno dei più importanti crocevia per la corsa all’oro della California. L’insediamento crebbe velocemente durante la febbre dell’oro, il passaggio dei viaggiatori sosteneva l’economia e la chiesa puritana ma i problemi arrivarono alla fine dell’Ottocento, quando la corsa dell’oro si spostò verso i monti Appalachi. Questo comportò la desertificazione di quello che, per più di un secolo, era stato uno dei posti migliori di tutta l’Arizona, dalle fonti storiche sappiamo che fino al 1976 questo insediamento rimase disabitato, se non per qualche vagabondo o hippy da strapazzo, fino all’arrivo di James Bannok e dei suoi amici. Bannok all’età di 30 anni, ispirato dalla scissione delle Chiesa di Satana aderì, almeno inizialmente, al Tempio di Set per poi creare una propria confessione dal nome la Chiesa di Anum. Il tutto venne poi smantellata nel 1984, quando le forze speciali irruppero nella struttura creata dai satanisti a causa della scomparsa di alcuni viaggiatori sfortunati; si scoprì che vennero utilizzati per compiere sacrifici ad una sottospecie di carpa spaziale, ma andiamo avanti. Nel 1985 il terreno su cui sorgeva la città fantasma dei cercatori d’oro venne comprato all’asta dai mormoni, demolirono il tutto e costruirono un enorme centro convegni. Intorno al 1992 la struttura fu ceduta allo stato dell’Arizona che ne approfittò trasformandolo in un nuovo penitenziario in modo da gestire il flusso di carcerati in aumento. Oggi io sono il direttore di quel penitenziario ,cosa ne pensa detenuto DS31704G?”. Earl non aveva fatto altro che soffocare gli sbadigli durante la lezione di storia del direttore “Penso che lei abbia letto la pagina di Wikipedia di questo posto e che chiami un detenuto a caso ogni giovedì pomeriggio per far vedere quanto lei sia bravo o altre cazzate simili” Rumb sorrise e mostrò i suoi denti perfetti, probabilmente un ponte dentale fisso costato intorno ai 26000$, e riprese a parlare “Le ho raccontato tutto questo per farle capire quanto Goldenhope sia insulso ed inutile. Adesso mi ascolti” il direttore si fece scuro in volto, la maschera grinzosa e sorridente che aveva avuto fino a quel momento era sparita “Per la prima volta dopo tanti anni ho la possibilità di lasciare questo letamaio e ritornare ad essere un uomo politico rispettato, ma questo dipende da lei. Di là ci sono alcuni uomini che le faranno alcune domande, cerchi di dare loro quello che vogliono oppure mi assicurerò di trattenerla qui a Goldenhope a tempo indeterminato, ha capito?”. L’uomo che andava per il penitenziario cercando di essere amico di tutti aveva lasciato il post ad uno squalo pronto ad attaccare, Earl non aveva mai visto Rumb comportarsi così, annuì con la speranza di non rivedere più quello spettacolo.
Dopo un interminabile colloquio con dei signori ben vestiti venne scortato nella sua nuova cella dove avrebbe portato avanti il nuovo “programma governativo di reintegro nella società”. Davanti la porta aveva avuto la possibilità di parlare di nuovo con Rumb ,il direttore si era complimentato con lui; lo squalo di prima era scomparso e chiusero la porta blindata dietro di lui . Si era appena girato per vedere in che razza di posto lo avessero portato quando si accorse di essere in una normalissima cella, si era aspettato vetri o pareti imbottite dopo tutte quelle domande eppure l’unico elemento diverso era la porta rinforzata. Su una delle pareti della sua nuova “stanza” si trovava un orologio, erano solo le dieci ma lui era inspiegabilmente stanco. Si mise a dormire, ci mise un po’ a prendere sonno, non faceva altro che rigirarsi nel letto perché sentiva qualcosa, come un ronzio tenue di sottofondo. Erano le cinque di mattina quando la luce della sua cella si accese, il ronzio che aveva sentito durante la note non gli aveva dato tregua, adesso però era molto più attenuato, chissà perché? Earl si rigirò per qualche minuto nel letto cercando di tornare a dormire, ma il suono della porta blindata e il rumore di qualcuno che entrava nella sua cella glielo impedì “Ben svegliato signor Earl la preghiamo di seguirci senza fare storie, è ora di iniziare con il nuovo programma di reinserimento”. Aprì gli occhi e subito le luci lo accecarono, mai aprire gli occhi all’ improvviso, dopo alcuni secondi incominciò a mettere a fuoco le figure dei due uomini che aveva davanti; portavano entrambi degli occhiali da sole neri come i loro vestiti eleganti, sarebbero potuti comparire in una di quelle riviste spazzatura dove si parla di man in black. I due lo scortarono nell’ospedale del carcere dove un medico, che non aveva mai visto prima, lo visitò in modo molto particolare. Per la piega che aveva preso la giornata non si sarebbe stupito se si fosse ritrovato con qualche sonda anale nel retto, ma il tizio con il camice si limitò a fargli un prelievo del sangue per poi mandarlo a fare una doccia.
Una volta pulito Earl si vide consegnati i suoi nuovi vestiti per quella giornata: una tuta da ginnastica acetata uscita dagli anni Novanta e un paio di scarpe bianche. Se avesse avuto un cappelletto ed uno stereo enorme avrebbe potuto spacciarsi per uno di quei bianchi che cerca di imitare i gangster del bronx. Appena vestito i due uomini che lo avevano scortato dal medico gli misero un sacchetto nero in testa per poi rinchiuderlo in un portabagagli. Era un suv… DOVEVA essere un suv .Quando andava ancora all’università ne aveva visto uno per la prima volta; la tipa con cui ci provava da mesi gli aveva parlato di come vedeva il suo futuro senza relazioni per dare spazio al suo spirito indipendente e creativo. L’ultima volta che l’aveva vista era su un suv giallo in compagnia di un tipo con i capelli a spazzola, sembrava appena uscito da una dura giornata alla borsa di Wall Street; stavano litigando ma Mr. giacca e cravatta era il suo lascia passare per una mega villa, due o tre marmocchi e qualche amante ogni tanto. Lui invece si stava bevendo una birra mentre due idioti stavano cercando farlo scrivere sulla loro fanzine gratuitamente… ma chi si credevano d’essere? Ed Wood e Philip K. Dick? Mentre Earl era immerso nelle sue riflessioni non si accorse che il suv si era fermato, qualcuno stava aprendo il portabagagli, sentì di nuovo la voce dell’agente che lo aveva fatto svegliare poche ore prima “Molto bene signore, adesso le leveremo il sacchetto dalla testa e la mostreremo la struttura nella quale svolgerà il suo nuovo programma di reintegro. Tuttavia prima di procedere le richiediamo di mantenere il massimo della segretezza riguardo tutto quello che svolgerà d’ora in poi, pensa di poterlo fare?” Earl avrebbe voluto rispondere con quello che poteva fare la madre di quel tizio, ma si limitò ad un semplice sì quando il rumore della sicura di una qualche arma che veniva tolta raggiunse le sue orecchie.
Se glielo avessero raccontato non ci avrebbe creduto; che cazzo ci fa quella cosa nel deserto? “Benvenuto nel progetto AGENT Mr. Cooper, la prego di porgermi tutti i suoi effetti personali” disse la donna dietro il vetro rinforzato, sfoggiava un sorriso ammaliante messo in risalto da un rossetto color rosso. Earl era ancora imbambolato, solo pochi minuti prima due agenti del governo lo avevano scaricato davanti un’ enorme struttura bianca uscita da un quadro surrealista; il pittore aveva deciso di far accoppiare un aeroporto con un ospedale, il tutto visto dalla prospettiva di una formica. “Signore i suoi effetti personali prego” ripeté la donna da dietro il vetro che ora stava increspando leggermente la fronte, Earl rispose come quando a scuola il professore ti fa una domanda su un argomento che non hai studiato “Ehm…. sì…gli effetti personali giusto …ehm beh….gli effetti personali …” “Lei non ha nulla da dichiarare vero?” “Si non ho proprio nulla da dichiarare ,ma poi che ci fa uno con gli effetti personali oggi non so proprio…” “Può andare signore ” tagliò corto la donna. Alcuni minuti dopo si ritrovò in una stanza piena di sedie e un grande telone da cinema appeso al muro, c’era anche un proiettore al centro della sala. Forse avrebbero visto qualche documentario istruttivo su quanto sia sbagliato compiere reati e altre cose simili, al massimo se tutto andava bene sarebbe stato qualche reportage sugli animali per valutare gli eventuali effetti della pet therapy. Da quando c’era stata la riforma Kane in carcere non si potevano più guardare film, solo documentari istruttivi sulla società e gli animali perché, come aveva detto il senatore Ronald Kane “I film sono pieni di sangue e sesso ,traviano i nostri figli e gli istigano a compiere reati distruggendo la gioventù della nostra nazione. I detenuti devono essere riabilitati e i film li distraggono da questo loro percorso di reinserimento nella società duramente sostenuto da voi onesti contribuenti”. Da quando avevano tolto i film Earl non aveva visto altro che centinai di animali diversi scopare, uccidere e mangiare; nel giro di 6 mesi gli omicidi nei carceri aumentarono del 37,6%, ma la campagna elettorale era già bella che finita quindi nessuno se ne fregò nulla. La sala era enorme, come tutta la struttura del resto, e non riusciva a vederne il fondo a causa della scarsa illuminazione. Tutto sommato non era andata male, quando gli avevano parlato di questo progetto pensava che sarebbe finito ad intrecciare cestini di vimini o a raccogliere la spazzatura nel deserto. Al momento non si vedevano né cestini né divise da netturbini e questo era già qualcosa . Fece due passi per la sala e poi prese posto vicino al proiettore, non aveva fretta e a quanto pare neanche il progetto AGENT. Appena si sedette vicino al proiettore si ricordò quando da adolescente voleva fare il regista, ma non il regista qualunque, lui voleva girare i porno. Non aveva ancora 16 anni quando scrisse la prima sceneggiatura, risparmiò per mesi la sua paghetta settimanale in modo da affittare i costumi e pagare le attrici, avrebbe fatto questo e altro per il suo film d’esordio: Dirty Cop Comes. L’avrebbe girato tutto nel soggiorno mentre i suoi erano a lavoro, sarebbe stata la storia di una cheerleader che chiama la polizia perché pensa che ci sia qualcuno che la stia stalkerando, ma al campanello di casa non suonerà una normale poliziotta. Fu un vero peccato quando al posto delle attrici si presentò Randy , uno delle riserve dalla squadra di football del suo liceo. Per carità non successe niente, alla fine Randy era battista quindi si limitò a strattonarlo un po’ per poi fargli un sermone infinito su quanto fosse sbagliato costringere due ragazze a seguire la via di Satana e altre cazzate, Earl però aveva smesso di ascoltarlo subito dopo averlo sentito dire ”Dovrei pestarti a sangue per quello che hai fatto ma non lo farò perché ” e poi aveva attacco col sermone. Quel giorno Earl imparò una lezione molto importante: le donne tutte put …
“Buon giorno Mr. Cooper ” Earl fece un balzo sulla sedia, davanti a lui adesso un tizio in giacca e cravatta gli stava sorridendo “la prego di prestare attenzione a quello che vogliamo mostrarle” . Earl annuì senza ascoltare, il suo unico pensiero era: da dove cazzo è uscito sto tizio? Il proiettore si accese e le luci si spensero. Quando il video finì la stanza tornò di nuovo ad essere illuminata, Earl era rimasto in silenzio per tutta la proiezione. L’uomo ben vestito gli rivolse nuovamente la parola “Molto bene Mr. Cooper, lei accetta di servire il suo governo per il bene della nazione?” Earl stava ancora pensando a quello che aveva visto: un susseguirsi interminabile di immagini violente prese da omicidi truculenti e zone di guerra, accompagnate da una voce femminile che spiegava l’importanza della difesa personale contro i nemici dell’America. Chi aveva concepito quell’ obbrobrio doveva aver letto 1984 mentre era strafatto. L’uomo in cravatta incalzò di nuovo il detenuto “Mr. Copoper vuole degnarmi di una risposta?” Earl lo guardò di sbieco e cercò di articolare un discorso di senso compiuto “Mi faccia capire, voi avete bisogno di un tipo come me per?” “Difendere il paese” “Sì sì quella roba l’ho vista nel video ma cos’è sta storia del siero? Nel senso già che ci siete invece di usare questa roba trita e ritrita perché non darmi una supposta, no?” Cooper mostrò un sorriso smaliziato che si spense immediatamente vedendo l’impassibilità del volto dell’uomo in nero “Pubblico difficile” continuò il detenuto “Comunque immagino che ci siano dei vantaggi nel fare sta roba, voglio delle garanzie, un compenso, delle agevolazioni chiamatele come vi pare ma voglio la libertà vigilata, ventimila dollari in contanti, un abbonamento in palestra, un mega attico in centro, una fornitura di Jägermeister a vita ed una jaguar. Se non siete disposti ad accontentare queste mie richieste, io non sono disposto a mettere in pericolo il mio culo, sto per diventare un eroe dopo tutto, finalmente sarò famoso”. L’agente annoiato estrasse lentamente una pistola con silenziatore dalla giacca “Mi dispiace che si debba arrivare a questo punto” Earl trasalì e cadde dalla sedia “Hei non dicevo sul serio, posso collaborare! Anzi voglio collaborare per la difesa degli Stati Uniti e quella roba! Tenetevi la Jaguar, l’attico in centro, l’abbonamento in palestra, i soldi e la libertà vigilata cazzo!”. Sul viso del agente si dipinse un sorriso compiaciuto “Molto bene Mr. Cooper, sono felice che lei ci abbia ripensato. Ma per evitare ulteriori fraintendimenti mi permetta di illustrarle la situazione: lei è uno di tanti, non ha alcun potere e farà tutto quello che le diremo di fare. In caso contrario sarà mio immenso piacere adoperarmi perché lei non veda mai più la luce del sole, ci siamo capiti?” il carcerato rispose cercando di darsi un tono “Credo di aver capito meglio la situazione, mi dispiace per quello che ho detto prima non succederà mai più. Ma non si può fare proprio niente per lo Jager?” l’agente tolse la sicura dalla pistola ed Earl vide tutta la sua vita scorrergli davanti prima di tornare a parlare “Chi se ne frega dello Jager, tanto neanche mi piace. Dov’è che devo firmare?” “I termini della sua collaborazione con il governo le verranno illustrati nel corso dei prossimi giorni, per il momento segua gli agenti che stanno aspettando fuori dalla porta la scorteranno ai suoi alloggi”. Earl uscì dalla sala e riconobbe gli uomini che lo avevano chiuso nel bagagliaio, uno dei due si stava dando da fare per ripiegare una sacca per cadaveri con espressione delusa, l’altro si rivolse a Cooper “Ci segua e veda di non fare scherzi”.
TESTO: OBLOQUOR
ILLUSTRAZIONE: Cespi ☆
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