THE AGENT#9: DEAD END
Si svegliò intorno alle otto e mezza del mattino, per la prima volta dopo molto tempo Earl poteva dire di essersi riposato, una nuova giornata era iniziata a Goldenhope e aveva bisogno di darsi una lavata. Si diresse verso le docce camminando a passo lento, adesso che era un detenuto speciale gli avevano anche cambiato cella, le porte blindate rimanevano ma il letto era più comodo, aveva meno secondini intorno e i turni di pausa era più lunghi. Un normale detenuto sarebbe impazzito, avere troppo tempo per stare da soli in carcere era la strada perfetta verso la perdita della sanità mentale, ma lui non era un carcerato qualunque. Chi avrebbe mai potuto immaginare che sotto la sua tuta arancione potesse esserci un fisico da pugile? Certo della categoria dei pesi leggerissimi ma nessuno se lo sarebbe aspettato, forse era proprio su questo che puntava il Governo: un normale detenuto che tende ad isolarsi dagli altri e con una spiccata tendenza a passare inosservato, lui era l’uomo di cui avevano bisogno. Avevano preso due piccioni con una fava, Cooper non doveva essere pagato, al massimo erano i contribuenti a dover mettere la mano al portafogli, e grazie alla sua posizione di detenuto non aveva la minima possibilità di scelta, doveva comportarsi da bravo burattino e fare tutto quello che gli ordinavano. L’immagine del burattino gli venne in mente perché in quel periodo stava leggendo Pinocchio, da bambino ricordava di aver visto il film ma il libro era tutta un’altra storia: impiccagioni, cannibalismo, drammi famigliari, risse e tradimenti. Storia per bambini il cazzo, quel libro se lo sarebbe dovuto leggere qualsiasi adulto con un minimo di buon senso, con questo pensiero smise di lavarsi ed andò ad allenarsi nel cortile del penitenziario.
Il sole bruciava la pelle, si trova in Arizona dopo tutto, andò nel recinto degli attrezzi per la pesistica ed iniziò il suo allenamento, ogni tanto qualcuno si fermava e lo guardava con più o meno disprezzo: i palestrati lo consideravano un secco incapace di mettere su muscoli, i più rachitici invece non riuscivano a spiegarsi come potesse resistere così tanto nel sollevare ghisa sotto il sole. Earl aveva imparato a non fare caso a quegli sguardi, si limitava a fissare un punto in basso nel terreno e di tanto in tanto cambiava pesi o passava ad un altro attrezzo. Prima di far parte del progetto Agent il solo pensiero di dover entrare in una palestra lo privava di qualsiasi energia, una volta aveva fatto un abbonamento, era alle superiori, un suo amico lo aveva costretto ad accompagnarlo e la signorina dietro il bancone lo aveva convinto a compilare il modulo. Spese trenta dollari per sole due settimane di corso, non entrò mai più in quel posto il suo amico invece sì, lui era il classico ragazzino in sovrappeso che una volta entrato in palestra pompa fino a triplicare la sua massa muscolare. Morì d’infarto dopo essersi dopato per una competizione di sollevamento pesi, aveva diciannove anni, Earl in quel periodo faceva ancora finta di andare all’università. Quando lo accompagnò ad iscriversi ricordava di non avere la minima idea di come si chiamasse, in effetti non la aveva mai saputo, quel tizio faceva parte della sua comitiva ma non avevano mai parlato veramente. Era troppo taciturno per i suoi gusti, le uniche volte in cui si erano scambiati qualche parola era stato riguardo la musica o qualche videogioco, poi di solito arrivava qualcuno che si aggiungeva al discorso ed il tipo scompariva nel nulla. Prima che qualcuno decidesse di buttarlo fuori a calci dall’area paesi decise di alzarsi e togliersi di torno, aveva approfittato della loro pazienza anche troppo per quel giorno. Tornò dentro e chiese di fare un’altra doccia, il secondino controllò il suo nome sull’elenco, roteò gli occhi dopo essersi reso conto di parlare con un detenuto speciale e andò a farsi un giro. Avrebbe voluto rimanere sotto il getto d’acqua per ore, fuori faceva un caldo infernale e non voleva ritornare a sudare, poi si ricordò che quel giorno aveva il corso di scrittura creativa.
Aveva ancora i capelli umidi quando entrò quasi correndo dentro la biblioteca, tutti si erano seduti in cerchio ed Annie stava per far iniziare a leggere Ramirez che, come al solito, versava in condizioni pietose. Earl andò a prendersi una sedie e fece finta di ascoltare quello che avevano scritto gli altri. Era chiuso nel suo mondo come se si trovasse in una grande bolla, il suo sguardo era spento e puntava verso il basso. L’assistente lo guardò più di un volta durante l’incontro ma lui la ignorò, era quasi contento del fatto di trovarsi li a fare le solite cose, non doveva preoccuparsi di essere ucciso, non c’erano istruttori che lo addestravano per farlo diventare un killer, tutto era così calmo. Quando fu il suo turno disse di non aver scritto niente, lesse la delusione negli occhi degli altri come le altre volte, qualche mese prima questo gli sarebbe bastato per farlo sentire come un dio mentre adesso gli sembrava così stupido. Il corso finì e tutti si diressero verso l’uscita delle biblioteca, Earl voleva fare altrettanto ma Annie lo chiamò e gli fece segno di avvicinarsi, i carcerati erano già fuori quando l’assistente decise di iniziare a parlargli: – Senti si può sapere che cosa ti prende?- Cooper alzò un sopracciglio e fece spallucce – A cosa si riferisce? –
-Earl ti ho detto che puoi chiamarmi Annie, che ti prende? Perché ti comporti in questo modo? Voglio solo aiutarti questo lo sai, vero?- lui continuò a fare finta di niente, sapeva perfettamente che la donna aveva capito come gli fosse successo qualcosa ma adesso non sarebbero più bastati un paio di sguardi per costringerlo a parlare. Si era dovuto chiudere in un bunker con tanto di filo spinato per sopportare quello che faceva, non sarebbe uscito così facilmente. La conversazione andò avanti per un po’ dopodiché Keaton dovette arrendersi davanti l’impenetrabilità del suo interlocutore, l’ uomo la ringraziò per la chiacchierata ed uscì dalla biblioteca. Da fuori sarebbe sembrata una normale conversazione, ma Earl la conosceva tanto bene da capire come in realtà Annie fosse furiosa come non mai, era quasi felice di averla fatta arrabbiare di proposito, una volta si sarebbe piegato davanti quegli occhi penetranti ma non era più lo stesso di una volta. Il giorno dopo una guardia lo avvisò di come Rumb fosse stato trasferito, al momento si trovava da qualche parte in California, al suo posto era stato nominato l’ex vicedirettore Max Buster. Aveva intenzione di apportare vari cambiamenti al penitenziario, alcuni privati avevano stanziato dei fondi dopo la sua nomina come nuovo direttore del carcere. La cosa era alquanto sospetta, nessuno si sarebbe aspettato una cosa del genere, quel biondino smidollato era riuscito a malapena a concludere gli studi e dopo anni di assenteismo e cazzeggio riusciva a chiudere contratti per milioni di dollari? Earl sospettava che dietro tutto questo ci fosse il Governo ma non espresse mai il suo pensiero, anche quando il secondino lo informò di come il suo programma speciale non avrebbe ricevuto cambianti. Erano delle coincidenze strane ma rimanevano solo delle coincidenze.
Quella stessa sera venne prelevato dal carcere per ritornare a partecipare al progetto Agent, ma questa volta fu fatto accomodare sui sedili posteriori di un grosso fuori strada, doveva essere diventato qualcuno di importante se non doveva più stare nel portabagagli. Una volta sceso dal veicolo alcuni uomini in nero lo scortarono all’interno della nuova struttura in cui si trovava, il posto era più convenzionale, per quanto potesse essere convenzionale una base segreta del governo degli Stati Uniti. La base, nel bel mezzo del nulla, era formata da una serie di hangar ed edifici addetti a singole attività, oltre a questi c’erano una piscina e delle zone apposite per la guida di mezzi e altri vari tipi di addestramenti. Il tutto era un po’ deludente per Earl, non c’era più quella sensazione di paura e scoperta che aveva provato all’inizio, adesso che conosceva le regole del gioco tutto perdeva fascino. I due agenti lo portarono in quello che doveva essere il quartier generale della base, un edificio più grande rispetto agli altri ma altrettanto anonimo, era pieno di uffici e le persone non facevano altro che muoversi da una stanza all’altra. Tutto questo lo sorprese, prima di finire in carcere aveva provato a ripulirsi per tornare ad essere un membro attivo della società, dopo anni passati in mezzo alla strada e senza un pezzo di carta che attestasse le sue competenze finì a fare il call center per un’agenzia straniera. Il suo capo parlava inglese con un forte accento straniero e non era esattamente l’uomo più comprensivo del mondo, per tenersi il lavoro avrebbe dovuto effettuare almeno cinque vendite nel giro di due settimane, aveva anche partecipato ad un seminario di formazione gratuito. Le premesse erano buone e i suoi colleghi non erano male, quasi tutti erano immigrati senza un regolare permesso di soggiorno con una conoscenza basilare della lingua inglese. Non erano dei grandi interlocutori ma a differenza di Earl sarebbero stati in grado di vendere il ghiaccio agli eschimesi. Il giorno in cui gli fu riferito tramite mail di essere stato licenziato a causa delle troppe assenze non giustificate lui era al telefono con un ricettatore di fiducia: stava cercando di vendere la sua parte di refurtiva dopo una rapina ad un compro oro.
Venne fatto accomodare in una stanza dove alcuni militari stavano parlando tra di loro, altri agenti del governo indicavano dei punti su una cartina sopra un tavolo, mentre il brusio continuava un segretario gli consegnò un fascicolo in cui c’era scritto tutto quello che doveva sapere. I due agenti che lo avevano portato al quartier generale lo scortarono verso un altro edificio, una specie di dormitorio, in cui gli venne assegnata una stanza dopo aver ricevuto un badge di riconoscimento. Una volta entrato nella sua camera aprì il fascicolo ed incominciò a leggere: l’operazione a cui avrebbe partecipato sarebbe stata svolta da lì ad una settimana; sul campo sarebbe stato da solo ma avrebbe ricevuto supporto da una squadra tattica con cui avrebbe mantenuto un contatto radio; la missione riguardava, come al solito, la sicurezza nazionale ed il bersaglio gli era famigliare. L’uomo che avrebbe dovuto uccidere era Larry Wozniak, un responsabile della sicurezza informatica di origini polacche, il bersaglio oltre ad avere un curriculum accademico di tutto rispetto era sospettato di fare il doppio gioco. Durante un controllo di routine quelli del controspionaggio avevano scoperto come Larry fosse in contatto con i servizi segreti cinesi, nel giro di una settimana avrebbe incontrato alcuni dei loro agenti in un luogo sicuro per consegnare delle informazioni sensibili. Dopodiché avrebbe preso il primo volo per Pechino imbarcandosi con dei documenti falsi, una volta arrivato a destinazione la Repubblica Popolare gli avrebbe concesso l’immunità diplomatica. Il suo compito era intercettare Wozniak prima che incontrasse i suoi contatti, recuperare quanti più dati sensibili e dirigersi al punto di estrazione. Nel fascicolo era specificato come non aveva limiti di spazio, questo significava che avrebbe potuto percorrere quanta strada gli pareva, ma gli veniva ricordato come qualsiasi tentativo di fuga sarebbe stato punito con una condanna a morte e la sua iscrizione alla registro dei criminali più ricercati. Il Governo si fidava di lui quanto un marito che assolda un investigatore privato per scoprire se la moglie lo tradisce, ma alla fine che poteva farci? Se loro decidevano che doveva saltare lui saltava, se gli ordinavano di ballare lui ballava e se doveva uccidere Larry Wozniak uccideva Larry Wozniak. Almeno non conosceva il bersaglio, o meglio, l’aveva visto di sfuggita mentre si preparava per il finto attentato al Buffalo Ranch Hotel ma era già qualcosa.
Nei giorni a seguire dovette presentarsi nelle varie strutture presenti nella base per essere addestrato alla missione, il badge serviva per registrare la sua presenza e se solo si azzardava a presentarsi in ritardo riceveva certe sfuriate che non avevano niente da invidiare a Diana. Lo aveva fatto di nuovo, aveva pensato a quella donna, non poteva permetterselo ma il suo cervello non ne voleva sapere di concentrarsi su altro. Ogni tanto davanti agli occhi gli ritornava l’immagine che aveva visto quando era passato davanti la piscina, lei a testa in giù circondata da una nube rossastra, ferma in modo innaturale come solo un corpo morto sa essere. Le sfuriate che riceveva lo aiutavano a ritornare nel mondo reale, solo grazie a queste era riuscito ad apprendere le basi per lo strangolamento e degli altri metodi per eseguire delle uccisioni silenziose, tutto gli sembrava ancora ovattato ed irreale. La verità era che non era in grado di accettare quello che era successo, il rinchiudersi in se stesso era una misura cautelare per non confrontarsi con i fatti. La sua volontà di ignorare volutamente la condizione in cui si trovava era un misto tra la schizofrenia e istinto di autoconservazione, gli faceva male, ma non aveva il lusso di potersi fermare a pensare cosa stesse vivendo. Iniziò a studiare la planimetria del luogo in cui Larry avrebbe incontrato i cinesi, il posto era in realtà una stazione di servizio poco più grande del normale; dopo alcune ricerche era emerso come la pompa di benzina ed il negozio erano strettamente connessi con il riciclaggio di un ex barone della droga, in una situazione normale sarebbero scattati subito dei provvedimenti ma non era questo il caso. Per non rischiare di mandare in fumo l’operazione si era anche deciso di evitare di fare un sopralluogo, Wozniak o i suoi contatti avrebbero potuto avere accesso alle telecamere. Tutto quello che sapevano riguardo quel posto veniva dalle poche informazioni provenienti dal catasto, dei rilevamenti fatti con il satellite e da qualche foto trovata su internet, non era il massimo per compiere un’operazione come quella ma esporsi ulteriormente sarebbe stato troppo rischioso. Earl intanto proseguì con il suo addestramento, durante l’operazione avrebbe potuto portare con se un cavo in fibra ed un’ otto millimetri silenziata, usò le sue ore al poligono per stendere i nervi il più possibile.
Arrivò la sera della missione, il suo nome in codice era Mickey e si diresse al luogo di incontro a bordo di un pick-up blu scuro. Non era particolarmente entusiasta del suo travestimento: i jeans stretti sembravano dei leggins, mentre il giubbotto pesante in tessuto sintetico lo faceva morire di caldo, avrebbe potuto sbottonarlo ma con la camicia sul verdino ed il cappello da cowboy bianco sembrava uscito dal set di Broke Back Mountain. In quei giorni c’era un rodeo in zona ed Earl doveva sembrare un tizio qualunque, per salvare ancora di più le apparenza gli avevano anche cambiato acconciatura: ai lati adesso aveva una rasatura ben curata mentre sopra i capelli erano stati leggermente spuntati per poi essere pettinati all’indietro ed ingellati. Se qualcuno l’avesse incontrato probabilmente non si sarebbe soffermato su un classico uomo del Sud, dal viso glabro e alla guida di un pick-up, sua madre l’avrebbe adorato, quello era un travestimento perfetto. Abbassò il volume della radio e chiese conferma per poter proseguire con l’operazione, la squadra tattica lo avvisò di come le immagini satellitari non mostrava impedimenti e che quindi poteva procedere, rialzò il volume della radio ed entrò con l’auto nella stazione di servizio. Mentre faceva il pieno uscì dal pick-up per entrare dentro il negozio, doveva farsi passare come il classico tizio che non sa come ammazzare il tempo, girò tra i vari scaffali come se stesse cercando delle monetine che gli erano cadute.
Gli comunicarono di mettersi in posizione. Una BYD F3 fece capolino nel parcheggio della pompa di benzina, tre uomini dai tratti orientali scesero dalla macchina per entrare nel negozio, un quarto andò a parcheggiare a poca distanza dall’uscita e rimase dentro il veicolo. Earl venne informato in tempo reale dei movimenti degli uomini, uno di loro si palpava la zona dello stomaco e camminava a passo lento mentre gli altri due sembravano camminare in modo normale. Quando entrarono l’uomo che si reggeva lo stomaco andò verso il bagno con uno dei suoi compagni mentre l’altro si diresse verso la porta sul retro del locale. Earl sentiva di essere squadrato da cima a fondo da parte di quel muso giallo, in quel momento si trovava davanti i frigoriferi con le confezioni di birra, in condizioni normali avrebbe continuato a fare le sue cose, si sarebbe preso una mezz’ora abbondante per decidere quale tra le birre meno costose fosse la migliore e poi sarebbe andato a pagare. Ma in quel momento lui era un uomo del Sud e gli uomini del Sud non rimangono con le mani in mano davanti uno straniero, sopratutto se si tratta di un cinese. Prese la prima confezione che si trovava più in alto e si diresse verso la cassa mentre guardava storto l’agente cinese, quando gli passò affianco stava quasi per tirargli una spallata ma l’uomo si scansò. Arrivato alla cassa si voltò un’ altra volta per vederlo uscire, con la scusa prese un pacchetto di sigarette a caso, il cinese aveva una specie di sorrisetto stampato in faccia “Coglione” pensò Earl quando la porta si chiuse.
-Signore ne è proprio sicuro?- disse il commesso una volta viste sul bancone una confezione di birra analcolica ed un pacchetto di Ginger Light, un particolare tipo di sigarette lunghe molto costose e diffuse sopratutto tra le escort e le spogliarelliste della zona .
Earl guardò per la prima volta quello che aveva preso e si rese conto del perché della domanda, cercando di darsi un tono rispose al commesso: – Sono per la mia signora ragazzo, invece di fare domande perché non mi dici quanto ti devo?- il ragazzo con i capelli rasati e biondi si prese alcuni secondi per guardare chi aveva davanti e, masticando rumorosamente la sua gomma, concluse che fosse uno di quei californiani da cui gli avevano detto di stare lontano – Sei dollari e cinquanta centesimi per favore- Earl estrasse una banconota da dieci e la mise sul bancone – Tieni il resto ragazzino- ed uscì dal negozio.
Una volta fuori venne avvisato nuovamente dalla squadra tattica: -Mickey sta arrivando una Park Avenue dell’ ’81 hai solo dieci minuti- fece un respiro profondo e si diresse verso l’uomo nel parcheggio, si stava concedendo una sigaretta fuori dalla BYD :- Hey tu ed i tuoi amici non mi sembrate del posto- l’uomo non lo degnò di uno sguardo e continuò a fumare tranquillamente la sua sigaretta – Pubblico difficile, senti amico che ne diresti di fumarti qualcosa di veramente tosto?- facendo la domanda aveva aperto il pacchetto di Ginger Light per offrirgliene una, l’interlocutore lo guardò per alcuni secondi poi aveva ripreso a fumare. Cooper non volle darsi per vinto: – Ho capito, non ti piacciono le sigarette americane, che ne dici di una birra?- come prima non ricevette risposta ma continuò ugualmente a parlare – Non è birra vera , è analcolica, in realtà fa un po’ schifo ma con questa non hai problemi con la polizia. Che ne dici ci facciamo un sorso insieme?- la spia cinese rispose con un inglese maccheronica – Non interessato, grazie- Earl continuò a parlare – Andiamo non ti sto chiedendo di diventare amici, solo di farmi un po’ compagnia, sai dalle mie parti non si dice mai di no ad una birra. Certo è una birra analcolica ma sempre meglio di niente, no?- la spia buttò il mozzicone della sigaretta ed aprì la portiera della macchina, Earl sbuffò – Poi non dire che non ci ho provato-. Approfittando della distrazione dell’uomo lo colpì violentemente alla nuca stordendolo per poi fracassargli il cranio chiudendogli la testa più volte in mezzo alla portiera, continuò finché il corpo non smise di muoversi. Prese dei guanti da una delle tasche dei jeans e trascinò l’agente verso il retro della macchina, lo finì con un proiettile in testa e nascose il corpo nel portabagagli, aveva poco più di tre minuti prima per tornare alla pompa di benzina ed occuparsi di Larry.
La Park Avenue si fermo alla pompa di benzina proprio accanto il suo pick-up, l’esperto di sicurezza informatica uscì dal veicolo sbadigliando, sembrava non sospettasse niente. Wozniak cercò di aggiustarsi i capelli guardandosi dallo specchietto, gli occhi arrossati erano cerchiate de enormi occhiaie ed il pullover verde scuro che indossava sopra la camicia aveva un enorme macchia scura di caffè al centro. L’alito gli puzzava di cipolla e formaggio fuso, mentre l’odore di sigaretta di cui erano impregnati i vestiti penetrava nelle narici. Era al limite, probabilmente confuso e spaventato, Cooper gli puntò la pistola dietro la schiena e lo fece risalire in macchina con lui sul sedile posteriore. Rimanere sarebbe stato troppo pericoloso, nel migliore dei casi il commesso sarebbe venuto a controllare cosa ci faceva un auto senza conducente vicino la pompa di benzina per poi avvisare subito la polizia, se gli andava male invece i cinesi lo avrebbero trovato prima degli sbirri. – Parti- Larry stava per avere un attacco di panico e rispose con la voce rotta – Ti prego non uccidermi, ti darò tutto quello che vuoi, però ti prego non uccidermi- premette la pistola alla tempia del bersaglio – Ho detto parti!- l’uomo mise in moto la macchina ed uscì dal parcheggio a tutta velocità.
-Se non vuoi che ti faccia saltare la testa rallenta,!- Larry tolse lentamente il piede dall’acceleratore -Amico sul serio, ti è andata male io non ho niente ma ti prego devo tornare indietro a quella stazione di servizio, non ti ho visto in faccia, la macchina non è neanche mia l’ho noleggiata, Ma ti prego torniamo indietro- premette di nuovo la pistola contro la testa dell’autista – Vai avanti!- Wozniack scoppiò a piangere e con le mani tremanti continuò a guidare, del piagnisteo riuscì a capire solo poche parole, la maggior parte erano in polacco e lui non aveva la minima idea di cosa stesse dicendo Larry. Dopo alcuni minuti si limitò ad intimargli di darsi una regolata ma l’uomo incominciò ad urlare – Non capisci che sto perdendo l’occasione della mia vita? Ti prego fammi tornare indietro, ho amici importanti che possono darti più di quanto tu riesca ad immaginare! Io ti dico solo di darmi ascolto e la tua vita potrebbe cambiare per sempre- Earl lo interruppe – Fai silenzio e continua a guidare!- Wozniak guardò nello specchietto retrovisore e continuò ad urlare – Si può sapere chi cazzo sei?- poi inchiodò con la macchina – Earl stava per premere il grilletto ma si fermo appena in tempo -Ma sei tu! Quei bastardi hanno mandato te allora, bene mi hanno scoperto ma non gli darò l’occasione di fottermi ancora- Copper lo prese per la gola e lo minacciò -Prova a togliere le mani da quel volante e per te finisce qui! Ora rimettiti in moto e continua a guidare- Larry diede qualche colpo di tosse e poi riprese a guidare, questa volta andando ad una velocità molto più bassa – Senti Earl, sì conosco anche il tuo nome, di’ ai tuoi capi che se mi ammazzi ora un mio server da qualche parte nel mondo potrebbe incominciare ad inviare alle persone sbagliate le posizione dei satelliti spia e dei vostri sottomarini. Abbiamo ancora due ore di tempo, quindi diciamo che adesso tu scendi dalla macchina e vediamo quanto tempo ci metti a crepare una volta che ti avrò messo sotto!-
La squadra tattica lo contattò quasi all’istante – Mickey, abbiamo già localizzato il server, i migliori dei nostri ci stanno già lavorando procedi con la missione- Earl sorrise in modo sardonico -Che cazzo hai da ridere?- urlò Larry sempre più intrattabile.
-Diciamo che al momento siamo io e te, solo che io ho una pistola mentre tu non hai un cazzo. Credo che dovrai aspettare per la tua gara- Wozniak sbiancò per la paura -Earl, stanno bluffando ma io non gli darò niente. Hai ragione riguardo quello che hai detto, siamo solo io e te adesso. Pensa a quello che io posso fare per te! Loro sanno tutto di te, stanno scavando nel tuo passato come hanno fatto con il mio, ed un giorno ci sarai tu dall’altra parte di quella pistola. Se mi lasci andare io posso cancellare tutto quello che loro hanno di te, posso renderti un fantasma o darti una nuova identità. Ma devi lasciarmi tornare indietro- Cooper si limitava ad annuire in modo stanco, Larry continuò a parlare – Hanno già incastrato Alice, non lasciare che la stessa cosa succeda a te-
-Ferma la macchina-
-Earl ascoltami!- premette nuovamente la pistola contro la tempia di Wozniak, questa volta però con una violenza che non aveva mai usato prima -Ho detto che devi fermare questa fottuta macchina!- il detenuto aveva scandito ogni parola premendo così tanto la canna sulla tempia dell’informatico da costringerlo quasi a toccare il parabrezza. La Park Avenue si fermò in mezzo al nulla -Scendi della macchina!- ordinò Earl, l’uomo uscì molto lentamente dal veicolo -Adesso seguimi e non ti voltare!- Larry cercò di parlare- Earl veramente ti prego- ma venne fermato subito – Ti ho detto che potevi parlare per caso? No figlio di puttana, adesso vai avanti e fai quello che ti dico!-
Camminarono in mezzo al nulla per un tempo lunghissimo, forse addirittura delle ore, andarono avanti finché Earl non sentì più le istruzione della squadra tattica, poi si occupò di Larry. Durante la notte un giovane escursionista si allontanò dal suo gruppo di amici per pensare un po’, il suo nome era Buzz ed era poco più che un adolescente. Quella sera non riusciva proprio a prendere sonno, una ragazza del suo gruppo, una certa Wendy, gli aveva chiesto se per quella notte avrebbero potuto dormire insieme nella stessa tenda. Buzz sapeva di piacere molto a Wendy ed il suo amico Alex gli aveva dato anche un preservativo, ma lui veniva da una famiglia cattolica e non sapeva quanto fosse giusto quello che stava per fare, quindi pregò il buon Dio di dargli un segno. Quella sera Buzz non riuscì a dormire, non fu il fatto di passare la notte fuori dalla tenda con il sacco a pelo, mentre Alex e Wendy dormivano insieme nella sua tenda, ma perché nelle orecchie continuavano a risuonare quelle urla disumane ed agghiaccianti con cui il Signore gli aveva dato un segno che non necessitava di interpretazioni.
Quando Earl tornò nella zona coperta dal segnale della squadra tattica era sporco di sangue e terra, camminava da solo, gli furono poste svariate domande su quello che fosse successo ma lui si limitò solo a segnalare la posizione del cadavere di Larry e nulla più. La verità era che dopo aver ucciso il bersaglio si era fatto più di una domanda sul progetto Agent, Larry gli aveva detto tutto, quando un uomo finisce con le spalle al muro è incredibile vedere cosa è disposto a fare per sopravvivere. Purtroppo per lui Earl aveva deciso di prendersi cinque minuti per sfogarsi, non sarebbe stato in grado di ascoltare qualcuno neanche se lo avessero incatenato e minacciato di morte puntandogli un’arma contro. Tornato in sé aveva pensato di scappare, se si giocava bene le sue carte avrebbe potuto raggiungere l’aeroporto a cui doveva arrivare Wozniak ed imbarcarsi al suo posto, poteva vendersi come cavia e avrebbe passato il resto della sua vita rinchiuso in qualche laboratorio segreto. Non era esattamente una prospettiva allettante, ma era sempre meglio che continuare a fare lo schiavo per il Governo, non sarebbe durato a lungo se avesse continuato con quella vita, forse avrebbe dovuto dare ragione a Wozniak e scomparire nel nulla con il suo aiuto, o forse no. Era nel mezzo del nulla e se non si sbrigava a tornare nella zona coperta dal segnale radio poteva anche scordarsi di poter continuare a vivere nei prossimi giorni, decise che non ne valeva la pena e tornò indietro.
Una volta rientrato nella zona coperta dal segnale lo riempirono di domande, non rispose a nessuna di queste, si limitò ad indicare con approssimazione dove potevano trovare il cadavere del bersaglio, aveva perso la pistola ed il cavo in fibra, smisero di chiedergli spiegazioni e gli fornirono le coordinate da raggiungere per il punto di estrazione. La Avenue del’ ’81 era stato trovata da una volante della polizia che passava lì per caso, al momento uno dei loro uomini si stava dirigendo sul posto per recuperarla. Nel frattempo la polizia locale era stata impegnata in un piccolo scontro a fuoco con alcuni membri della mafia cinese, o almeno era quello che titolavano i giornali. Le spie di Pechino trovando il loro compagno morto nel portabagagli ed un pick-up abbandonato avevano deciso di sbarazzarsi del commesso, commisero l’errore di sottovalutare come questo avesse già chiamato la polizia appena gli aveva visti rientrare. Alla fine nello scontro morirono sei persone, il commesso e cinque agenti della polizia, le tre spie riuscirono a scappare e a far perdere le loro traccie rubando una delle volanti.
Quando il Governo identificò la carcassa che Earl aveva indicato come Larry Wozniak, ex responsabile della sicurezza informatica del programma Agent, riuscirono a risalire all’identità dell’uomo solo con un test del DNA. Gli scienziati esaminarono il corpo per mesi, era tutto troppo interessante per lasciar perdere, il progetto stava portando a nuove ed interessanti rivelazioni come lo sviluppo di nuove ed efficaci tecniche di tortura. Il medico legale stabilì che il decesso era avvenuto intorno alla mezzanotte, Cooper era scomparso dai radar della squadra tattica alle dieci e ventisette. Mentre tutti si domandavano come si fosse svolta la dinamica dei fatti lui veniva riportato a Goldenhope, durante il tragitto Earl decise che era il momento di parlare con qualcuno di quello che stava succedendo. Il problema di prendere una decisione del genere era la certezza di esporsi a ritorsioni fatali per lui e per chiunque avesse scelto come confidente. La situazione era difficile ma non impossibile, continuare a tenere tutto dentro l’avrebbe semplicemente fatto esplodere come aveva fatto con Larry, parlare apertamente lo avrebbe fatto ammazzare. Doveva riflettere bene sul da farsi ma per quella notte aveva fatto abbastanza e cercò di prendere sonno.
TESTO: OBLOQUOR
ILLUSTRAZIONE: Xia
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