THE AGENT#12: BODIES
Logan non
poteva crederci, Matilda gli aveva raccontato tutto quello che era
successo dopo avergli consegnato il biglietto del rapitore di suo
figlio. La situazione era assurda, sua moglie stava piangendo al
piano di sopra e non era sicuro di volerla informare riguardo ciò
che stava succedendo. Camminava pensosamente facendo avanti e
indietro nel suo salotto, nel frattempo gli agenti sorvegliavano il
perimetro della casa per tenere lontano i curiosi, il silenzio stampa
stava per scadere, da qualche ora tra la folla davanti casa sua si
stavano appostando fotografi e cameramen. La gogna mediatica a cui
sarebbe stato sottoposto avrebbe stroncato sul nascere la sua corsa
alle presidenziali, con quale credibilità si sarebbe potuto
ripresentare in futuro? Era finita per lui, sarebbe rimasto il
sindaco di una sperduta cittadina del Wyoming se gli andava bene.
Andò in cucina per bere un bicchiere d'acqua, doveva schiarirsi le
idee, altrimenti era finita sul serio. Dopo due sorsi notò un
pacchetto di sigarette sul tavolo, probabilmente qualcuno della
scorta lo aveva lasciato lì, un sorriso amaro apparve sul suo volto.
Durante la preparazione della campagna elettorale i suoi consulenti
lo avevano obbligato a smettere di fumare, la lobby del fummo non era
dalla sua parte e se qualcuno lo avesse fotografato con una sigaretta
in mano si sarebbe giocato tutta quella parte dell'elettorato che lo
seguiva per la sua politica salutista. Lui aveva iniziato a fumare in
Afganistan quando era nei marine.
Era il 2003
quando la sua unità stava scortando un convoglio di rifornimenti nel
bel mezzo del deserto, alcuni poliziotti afgani erano morti dopo un
attacco dei talebani e la Coalizione voleva mostrare il suo supporto
alle truppe governative. Quel giorno lui sarebbe dovuto stare sulla
torretta, ma la sera aveva alzato troppo il gomito per essere
operativo in caso di attacco, la missione non era pericolosa, il
territorio era sotto il controllo della coalizione ma giravano voci
sul fatto che i talebani si stessero riorganizzando. Appena si
furono inoltrati nel deserto i due camion militari che aveva davanti
saltarono in aria: era un'imboscata e loro ci erano caduti con tutte le scarpe.
C'erano talebani che sparavano da ogni parte e i suoi compagni
cadevano come mosche, ricordava ancora il suono dei proiettili che si
infrangevano contro la carrozzeria del blindato in cui si trovava;
tanti piccoli colpi che avrebbero potuto ucciderlo, il solo pensiero
di dover uscire fuori e rispondere al fuoco lo aveva immobilizzato.
Ciò che provò in quel momento non era paura, Andrew aveva
sperimentato il terrore nella sua forma più pura, sarebbe rimasto
dentro il veicolo per tutto il resto dell'attacco se un RPG non lo
avesse fatto ribaltare. Quando riaprì gli occhi sperò con tutto se
stesso di trovarsi nell'infermeria di qualche base della Coalizione,
un'infermiera carina gli avrebbe rimboccato le coperte e dopo qualche
ora un generale gli avrebbe parlato di come sarebbe potuto tornare a
casa con una medaglia al valore. Logan però si trovava ancora in
quel deserto, la prima cosa che vide una volta riaperti gli occhi fu
il copro inerte del commilitone che lo aveva sostituito alla
mitragliatrice. Si trovava ancora all'inferno e, cosa peggiore, era
circondato da pastori e bifolchi del terzo mondo che scaricavano i
caricatori dei loro fucili prendendo a malapena la mira. Il suo
sergente gli urlò di mettersi in posizione e rispondere al fuoco,
Logan tolse la sicura al suo fucile d'assalto ed eseguì l'ordine.
Quando arrivarono i rinforzi Andrew continuò sparare, anche quanto i
guerriglieri erano ridotti a poco più che sagome in mezzo al
deserto, avrebbe continuato ma qualcuno gli tolse il fucile
urlandogli di smettere di sprecare munizioni; ci rimase male, aveva
ucciso almeno tredici talebani durante lo scontro, non erano molti ma
non erano neanche pochi.
Sentì una
mano sulla spalla e la sua mente ritornò a Racoonville, i suoi
bodyguard lo allontanarono dalla finestra della cucina, era rimasto
lì per mezz'ora a fumare una sigaretta dopo l'altra, c'era il
pericolo che qualcuno potesse approfittare del suo stato catatonico
per scattare una bella foto da prima pagina. Stava per avere un
esaurimento nervoso, era solo questione di tempo prima che esplodesse
in faccia a qualcuno, non sapeva se a causa della situazione in cui
si trovava o per la probabile fine del suo matrimonio, se sua moglie
avesse scoperto il collegamento tra il rapimento del loro bambino e
la sua candidatura. Fuori dalla finestra si vedevano già i primi
flash, dai discorsi dei bodyguard capì che qualche reporter aveva
già provato a forzare il perimetro, era circondato proprio come in
Afganistan, questa volta però non si sarebbe risolto tutto con un
paio di proiettili, doveva inventarsi qualcosa di più convincente. Si sedette sul divano e cercò una sigaretta dentro il
pacchetto che stringeva in mano, se la mise in bocca molto lentamente
ed incominciò a tastarsi i pantaloni per trovare un accendino. In
quel momento entrò Jody Daniels, la responsabile del suo ufficio
stampa, “Andrew sono J.D. scusami se piombo qui senza preavviso ma
quegli squali la fuori stanno cercando di farci fuori, che cazzo è
quella?” Jody gli tolse di bocca la sigaretta e la spezzò “Quei
lobbisti del cazzo non ci supportano e tu vuoi uscire la fuori
puzzando di fumo? Non finché ci sono io, fatti una doccia e fai un
paio di sciacqui con il collutorio hai meno di ventiquattro ore per
imparare il discorso che ti ho scritto. Dovrai sembrare più che
convincente con quelli la fuori, vogliono mangiarci vivi ma noi gli
faremo il culo, adesso muoviti cazzo non stare lì fermo a fissarmi!”
Un uomo è
appena entrato nel garage, sono qui da quando ho consegnato il
messaggio, l'ambulanza che avano chiamato non è ancora arrivata e
qualcosa mi dice che non devo contarci troppo. Non mi hanno dato un
minuto di tregua, all'inizio non volevano neanche farmi entrare, dopo
essermi fatta strada in mezzo alla folla gli agenti hanno anche fatto
finta di non riconoscermi; che razza di cani, prima o poi riuscirò ad uscire da qui e non importa quello che dovrò fare ma un processo per
abuso d'ufficio non lo toglie nessuno a questi animali. L'uomo appena
entrato si siede davanti a me “Ciao Matilda, come stai?” l'agente
mi guarda con il suo sorriso d'ordinanza, sembra proprio un coglione
“Ci conosciamo per caso?” l'uomo continua a fissarmi con quel suo
sorrisetto stampato in faccia “Diciamo che conosco molte cose su di
te, mettiamola così”. Che stronzo, crede anche di essere simpatico
“Ok va bene, voglio il mio avvocato e voi non potete farmi niente”
l'agente tirò un sospiro “Sto solo cercando di essere gentile,
sigaretta?” disse l'agente tirando fuori un pacchetto dalla tasca.
“Io non fumo sigarette” l'agente la guardò storto “ Le dita
macchiate dicono il contrario” “Io fumo il drum, non è la
stessa cosa”. L'agente fece spallucce “Ti da fastidio se fumo
io?” “Si” L'uomo rimise il pacchetto nella tasca ed indicò un
tavolo con due sedie “Dopo di lei signorina Price, dobbiamo parlare
e sarà una lunga chiacchierata” “Senti pelato del cazzo, se io
non vedo il mio avvocato io non parlo proprio con nessuno”. L'uomo
fece un altro sospiro ed uscì fuori dal garage per poi tornare pochi
secondi dopo con una valigetta, si diresse verso il tavolo, si
sedette su una sedia ed aprì la valigetta tirando fuori alcune foto.
“Signorina
Price lei conosce per caso una donna di colore di nome Natalie
Kunene?” “Che cazzo c'entra con tutto questo?” “Farò finta
che lei mi abbia detto sì, comunque la sua amica Natalie è stata
ritrovata morta a Cape Town alcuni giorni fa, il suo corpo è stato
fatto a pezzi con un machete nella bidonville” “Di che cazzo stai
parlando?” “Capisco che la notizia l'abbia colpita ma la sua
amica sudafricana era indagata dall'Interpol per spaccio
internazionale. Adesso io non dico che deve venire qui e rispondere
alle mie domande, ma tra i file in nostro possesso abbiamo una
registrazione in cui lei e la sua amica state parlando molto
animatamente, davanti l'aeroporto che la sospettata ha usato per
tornare in Sud Africa” Matilda si avvicinò al tavolo e si sedette, l'agente la incalzò “Drogati, siete tutti uguali, chi ti ha dato il biglietto?” “Non
lo so, l'ho già detto agli altri!” rispose Matilda alzando la voce
“Si calmi, non è nella posizione di potersi permettere certe
scenate, adesso glielo chiederò di nuovo, chi le ha dato il
biglietto?” Matilda sbatte i pugni sul tavolo “Porca puttana ho
detto che non lo so, ero uscita dalla centrale di polizia di prima
mattina, ho camminato un paio di chilometri e sono passata per le
vie secondarie. Non volevo vedere nessuno
dopo aver passato un'intera serata in centrale. Ad un certo punto un
maniaco del cazzo mi trascina in un vicolo e minaccia di farmi fuori
se non consegno il messaggio che ho dato a quei fottuti agenti la
fuori, svengo e quando riprendo i sensi corro più veloce che posso
finché non arrivo qui. Questo è tutto quello che so!”
L'agente
sorrise “Che cazzo hai da ridere!” urlò Matilda “Molto bene
signorina Price, la versione che mi ha dato coincide con quella che
mi è stata riferita dai miei colleghi, la prego comunque di
concedermi altri munti preziosi del suo tempo” “Che cazzo volete
ancora? Io vi ho detto tutto quello che so, voglio tornare a casa!”
L'uomo chiuse la valigetta e si avvicinò alla porta “Non si
preoccupi signorina Price, le assicurò che quando questa storia sarà
finita lei non avrà più niente a che fare con le nostre indagini”
bussò alla porta “Tuttavia prima di lasciarla andare abbiamo
bisogno che lei ci permetta di effettuare alcune verifiche, si tratta
sempre di sicurezza nazionale dopo tutto, non possiamo lasciare nulla
al caso” “Io ho detto tutto cazzo, voglio tornare a casa adesso”
“Non si preoccupi signorina Price, non ci vorrà molto, ci sono
alcuni miei colleghi che hanno delle domande da farle, lei si limiti
a rispondere” la porta si aprì e l'agente fece per uscire ma poi
si fermò e tornò a parlare alla donna “Ah quasi dimenticavo,
mentre risponde tenga in mente che noi abbiamo quella registrazione,
cerchi di essere gentile”. L'uomo uscì dalla stanza ed entrarono
alcuni agenti delle forze speciali con il volto coperto, Matilda li
guardò per alcuni secondi “Risponderò a tutto, basta che mi
lasciate tornare a casa” gli agenti si guardarono tra di loro ed
un posò a terra un secchio pieno d'acqua. Un reporter provò ad
avvicinarsi alla casa dei Logan passando sopra il tetto del
garage, mentre si muoveva molto lentamente sentì alcuni strani
rumori, poi un agente gli sparò con un taser facendolo cadere, se la
cavò con un brutto spavento ed una multa salatissima per infrazione
di proprietà privata.
Passare il
pomeriggio non era stato difficile per Earl, la cittadina offriva una
vasta gamma di possibilità per non annoiarsi: camminare per strada,
sonnecchiare sulle panchine facendo finta di aspettare i pullman e
camminare ancora per strada. La sua giornata era stata proprio
entusiasmante, se non avesse dovuto evitare di dare tropo nell'occhio
si sarebbe quasi scordato che stava scappando dalla polizia con
l'accusa di aver rapito un bambino; che poi quel marmocchio fosse il
figlio di un candidato alle presidenziali poi aggravava solo di poco
la situazione. Se fosse finito a Goldenhope con quell'accusa sarebbe
diventato la ragazza del carcere, non sapeva perché ma nel
penitenziario quelli che se la prendono con i bambini non hanno una
bella vita. Earl analizzò la questione prendendosela con calma, era
un fuggiasco ma aveva fatto le cose troppo bene per essere anche
lontanamente preso in considerazione dalla polizia; correva sempre il
pericolo di finire in qualche controllo casuale, ma la cosa non lo spaventava. Girando per
Racoonville si era accorto di come c'erano ancora troppi pochi
federali per strada, tuttavia rimaneva da affrontare ancora un ultimo
problema, fondamentale per la riuscita della missione, e cioè: dove
avrebbe dormito quella notte? I motel erano sotto sorveglianza, tanto
valeva presentarsi direttamente in centrale e consegnarsi alla
polizia, gli appartamenti nella zona popolare erano facili da
raggiungere, ma sarebbe stato altrettanto facile il lavoro degli
sbirri in caso lo fossero venuti a cercare lì. Doveva trovare il
posto adattato, un luogo in cui nessuno sarebbe venuto a cercarlo,
Earl alzò la testa ed in lontananza vide un grande prefabbricato.
Quando si avvicinò capì che lo stabile era la sede di un'azienda
nel settore della falegnameria, lo capì dai loghi e dalle varie
pubblicità dei cartelloni vicini, la struttura era
recintata ed un gruppo di guardie giurate facevano avanti e indietro
davanti l'entrata: non sarebbe stato difficile arginare i controlli.
Una volta
dentro si diresse subito verso la stanza della videosorveglianza, gli
uomini della sicurezza erano più svogliati di quello che aveva
ipotizzato ma aveva commesso un piccolo errore forzando la serratura
all'entrata facendo troppo casino. Disabilitò le telecamere, notò
come una non fosse in funzione, poi si mise a cercare un posto
decente dove dormire, se le cose andavano bene avrebbe
passato la notte nell'ufficio del capo dell'azienda, il posto con le
poltrone e le sostanze migliori in cui sarebbe potuto entrare. Ci
mise un po' ad arrivarci, le guardie del turno di notte erano troppo
su di giri, la notizia dell'arrivo dei federali si era sparsa a
macchia d'olio, domani ne avrebbero parlato anche i muri di questa
faccenda. Arrivato a destinazione però dovette desistere dall'aprire
la porta, nella stanza aveva sentito dei rumori molesti, adesso
capiva perché c'era una telecamera che non riprendeva: era quella
dell'ufficio del proprietario dello stabile. Che razza di porco,
pensò Earl mentre si allontanava di soppiatto, qualcuno era li
dentro con qualche segretaria strapagata mentre lui si sarebbe dovuto
arrangiare con qualche scrivania, doveva essere proprio un bastardo
il tizio li dentro. Warren Altman lavorava nella Great Beaver da più
di quarant'anni, aveva iniziato come magazziniere ed era arrivato ai
gradini più alti della società, l'anno scorso stava per coronare il
suo sogno: diventare il proprietario dell'azienda in cui lavorava.
Era stato un vero peccato quando aveva scoperto che erano stati
acquistati da un gruppo più grande dello stesso settore, adesso la
sua azienda non produceva più mobili su media scala ma
esclusivamente porte. Warren aveva anche rischiato il licenziamento a
causa dei tagli al personale operata dal nuovo proprietario dello
stabile, un cocainomane newyorkese che passava più tempo nel suo
attico piuttosto che a lavorare. Ebbe un crollo nervoso in quel
periodo, aveva sacrificato tutta la sua vita per raggiungere il suo
obbiettivo e alla fine si era dovuto arrendere a fare da vice
direttore del reparto vendite al dettaglio, quarantanni di carriera
per poi essere ridotto a fare il commesso. Warren però si vendicava
ogni sera, ogni notte rimaneva ben oltre il suo orario di lavoro ,
allungava un paio di centoni ai sorveglianti e scopava tutte le
puttane che riusciva ad ingaggiare con quello che gli rimaneva del
suo stipendio settimanale. Quella era la sua vendetta, il suo capo
non era mai neanche entrano nel suo ufficio solo lui aveva le chiavi
e solo lui ci sarebbe entrato almeno finché il colesterolo non gli
avesse tappato le arterie.
Earl trovò
un posto sicuro negli uffici dei dipendenti, non sarebbe stato
comodo, sicuramente non come il tizio che si stava divertendo sulla
scrivania del boss, ma avrebbe potuto dormire un paio d'ore prima di
andare avanti con il piano. Non ci mise molto a prendere sonno, lo
stress e le ore di veglia eccessive lo avevano sfiancato, avrebbe
dormito come un sasso. Non sapeva da quanto stava riposando ma il
cigolio di una porta che si apriva lo svegliò all'instante, una luce
iniziò ad illuminare il corridoio che portava agli uffici, sentì il
rumore di passi pesanti e cercò di nascondersi sotto una scrivania
dentro uno delle centinaia di cubicoli. “Sto facendo un giro del
piano, ho sentito degli strani rumori” disse il sorvegliante
parlando alla ricetrasmittente “Non credo che ti convenga , Warren
con il batacchio al vento non è uno spettacolo al quale si
sopravvive facilmente” gli rispose una voce dall'apparecchio “Molto
divertente, ci sono altri rumori comunque. Vuoi salire a darmi una
mano oppure vuoi restare a guardare la televisione?” replicò
l'uomo con tono stizzito “Se proprio me lo chiedi resterò qui a
guardare la televisione, sei solo soldato. Se vedi Warren fagli una
foto, non sono mica spettacoli che si vedono tutti i giorni. Se ti
sbrighi forse troverai anche qualche ciambella, fammi sapere” il
sorvegliante parlò di nuovo “Sei proprio uno stronzo, io faccio un
giro e se quanto torno ti sei mangiato tutte le ciambella te le
faccio sputare a calci in culo”. L'uomo si addentrò nei corridoi
con la torcia in mano “C'è qualcuno?” Earl trattenne il respiro,
se si giocava bene le sue carte poteva sorprenderlo alle spalle e
tramortilo ma se poi non ce l'avesse fatta? L'unica alternativa era
ammazzarlo sul posto, rischiare di lasciare un testimone significava
mandare in fumo tutti i suoi sforzi.
Il
sorvegliante continuò ad avanzare sempre di più, poteva quasi
sentirlo respirare, doveva agire velocemente altrimenti avrebbe dato
l'allarme e lui avrebbe firmato la sua condanna a morte. Cominciò a
prepararsi per uscire fuori dal tavolo e saltare addosso all'uomo, la
luce della torcia si faceva sempre più vicina, Copper era teso come
una corda di violino. La suoneria di un cellulare infranse il
silenzio “Porca puttana! Ma non aveva messo il silenzioso? Cazzo mi
è preso un colpo” disse la guardia mentre si tastava i pantaloni
. Rispose alla chiamata “Amore dimmi che è successo?” Earl sentì
una voce femminile “Tesoro scusami se ti chiamo ma c'è qui una
persona che vorrebbe parlarti... su avanti di ciao a papà” dal
telefono si sentivano i vagiti di un bambino “Ma ciao piccolina,
come sta la principessa di papà? Come sta?” altri vagiti risposero
all'uomo poi si sentì di nuovo la voce della donna “Ha detto che
ti saluta, che ti vuole bene e che gli manchi tanto tanto” il
sorvegliante accenno una risata “E da quando parli il bambinese?”
“Ma da sempre che domande” l'uomo rise ancora “Tu invece come
stai?” “Anche alla mamma manca tanto papà” “Dai piccola non
dire così, il turno è quasi finito tra un paio d'ore sono a casa
non preoccuparti” “Sì lo so che torni, però tu mi hai detto
anche che avresti pensato a quella cosa” l'uomo sospirò “Sì non
me lo sono scordato, ma te l'ho detto è questione di tempo e a noi
adesso servono un po' di soldi extra. Lo faccio per noi e per la
bambina” “Sì, però tu pensaci” “Certo piccola, non
preoccuparti. Dai adesso torno a lavorare e ci sentiamo tra po' va
bene?” “Va bene, però...” “Sì lo so, a dopo piccola e
salutami la mia principessa”. L'uomo chiuse la chiamata e fece un
altro sospiro “Ma chi cazzo me lo fa fare” prese di nuovo la
ricetrasmittente “Stronzo sto tornando giù e mi aspetto di trovare
ancora le mie ciambelle” “Kfffff pkffff Scus... non ti sento …
molto bene... devono esserci delle interferenze” “Senti Pkf se
arrivo e non ci sono le ciambelle ti prendo a calci in culo” detto
questo l'uomo uscì dalla stanza e si allontanò a passi lenti. Earl
non si mosse finché non sentì più il rimbombo dei passi nel
corridoio, stava per ammazzare un padre di famiglie per la miseria,
doveva levarsi di torno, aveva riposato fin troppo.
Una macchina
nera senza targa si muoveva a tutta velocità ad un paio di
chilometri da Racoonville, l'uomo alla guida aveva un'espressione
impassibile mentre nel bagagliaio aveva un cadavere, una pala ed una
tanica di benzina. Imboccò una strada sterrata e si allontanò dalla
statale, il freddo silenzio della notte era rotto solo dal rombo
caldo del motore dell'auto, l'uomo picchiettava nervosamente le dita
sul volante, ogni tanto lanciava degli sguardi allo specchietto
retrovisore: nessuno lo stava seguendo. Uscì dalla strada e proseguì
dritto per alcuni chilometri poi si fermò in mezzo al nulla, uscì
dalla macchina, si tolse la giacca posandola sui sedili posteriori,
aprì il portabagagli; il cadavere era avvolto in una serie di teli
insanguinati, dovette impegnarsi non poco per evitare di sporcarsi,
trascinò il corpo per alcuni metri e poi torno alla macchina per
prendere la pala. Scavò una fossa né troppo profonda né troppo
superficiale, ci sistemò dentro la salma, poi
tornò di nuovo alla macchina per prendere la tanica. Incominciò a
versare il contenuto finché non fu sicuro che le lenzuola non si
fossero imbevute di benzina, prese un accendino e fece prendere fuoco
a tutto. Si avvicinò di nuovo alla macchina e ci si chiuse dentro,
prese il pacchetto di sigarette che teneva sul sedile del passeggero
e se ne accese una. Continuò a fumare una sigaretta dopo l'altra
finché non vide il fuoco spegnersi, poi uscì di nuovo, riprese la
pala e riempi la fossa di terra: questa fu la fine di Matilda Price.
L'ex
babysitter dei Logan era stata torturata per ore, gli ordini arrivati
da Washington erano di non lasciare testimoni scomodi. Per quanto
riguardava l'insabbiamento della vicenda si era optato sul dare la
colpa ai soci del ragazzo della donna, il mondo del narcotraffico
dopo tutto non era un bel posto, sopratutto per una ragazza con i
precedenti di Price. La D.E.A. aveva potuto accrescere il suo giro di
informatori per quanto riguardava il Wyoming, l'F.B.I. concesse il suo benestare mentre la C.I.A. aveva deciso di voltarsi dall'altra
parte per evitare coinvolgimenti. L'Interpol non ricevette mai il
supporto da parte delle agenzie americane, avrebbero dovuto risolvere
il caso di Natalie Kunene da soli, la cosa non fu accolta molto bene
ma dovettero farsene una ragione. Chandler era arrivato quello stesso
giorno e si era occupato di smaltire quella scartoffia burocratica,
era così che lui la chiamava. Aveva fatto il primo interrogatorio
dove aveva segnato tutti i punti principali della confessione di
Matilda, non fu molto contento di scoprire che la ragazza non avesse
mentito. Tutti pensavano che c'entrasse qualcosa con il rapimento, il
suo passato e le sue relazioni lasciavano presagire che fosse solo
questione di tempo prima che facesse un passo falso. Era dovuto
tornare dalla Crimea per occuparsi di questo problema, all'inizio gli
sembrava strano di essere stato richiamato per un semplice rapimento,
aveva addirittura ipotizzato che fosse un test per valutarlo ma
niente. Alla fine della storia si trovava nel Wyoming in una
macchina, che doveva sparire, a smaltire cadaveri per indagare su
altri agenti segreti che stavano minacciando i fragili equilibri
interni degli Stati Uniti: che situazione del cazzo.
Il rapitore
aveva dato come punto di incontro per riconsegnare l'ostaggio il
Wolverine's House, la struttura era il posto più lontano possibile
dalla centrale di polizia, l'entrata per l'autostrada era distante ma
se avessero portato la cavalleria sarebbe successa una strage.
Dall'interrogatorio di Price non erano riusciti a risalire a nessuno,
alcune piste portavano direttamente a Washington ma erano troppo
fumose, prima però dovevano occuparsi del figlio del candidato alle
presidenziali. Non essendoci state rivendicazioni da parte di gruppi
terroristici si era scartata l'ipotesi di un attacco terroristico,
tutti i dati in loro possesso facevano pensare ad una manovra
politica per stroncare la corsa di Logan. Alcuni specialisti stavano
già stilando una lista dei potenziali nemici del candidato, ma la
maggior parte di questi non avevano il potere di mettere in piedi
un'operazione del genere. Nell'aria si sentiva odore di depistaggio,
quella che doveva essere una semplice crisi d' ostaggi si era
trasformata in una possibile indagine interna. Il silenzio stampa non
sarebbe durato ancora allungo, dovevano muoversi e dovevano farlo
adesso, ma come fare? Il Wolverine's House era stato costruito per
essere la sede di una catena di fast food, alcuni problemi legali
però bloccarono la costruzione che poi passò ad un gruppo di
ragazzi che finì lo stabile per trasformarlo in un ristorante di
cucina fusion. Nel giro di sei mesi l'attività falli e venne
riacquistati da dei vietnamiti che la trasformarono in un all you can
eat, il post era frequentato e poco sorvegliato, da alcune
rilevazioni fatte con il satellite avevano osservato come la pianta
dell'edificio non combaciava con quella dei documenti in loro
possesso. Chiunque aveva orchestrato tutto questo doveva essere
sicuramente un professionista.
Andrew era
seduto al tavolo che gli era stato indicato dal rapitore da oltre
un'ora, di li a poche ore avrebbe dovuto tenere una conferenza stampa
e ricordava a malapena il discorso che doveva fare, era distrutto e
non poteva farci niente. Tutto il lavoro che avevano fatto per
ripulirlo ed imbellettarlo era stato inutile, era già passati venti
minuti dall'ora stabilita, aveva i nervi a fior di pelle e già stava
iniziando a sudare. In quel momento vide passare accanto al suo
tavolo il proprietario dello stabile che parlava con alcuni ispettori
del lavoro, uno di loro somigliava molto all'agente che gli aveva
mandato il suo amico da Washington, adesso era più tranquillo non si
sentiva più solo. Earl entrò al Wolverine's House e chiese ad una
delle cameriere se potesse indicargli il tavolo di Logan, la donna
sorrise in modo meccanico e lo portò dal suo uomo. Si sedette al
tavolo e chiese due menù, doveva prendere tempo, era stanco,
raffreddato e tratteneva a stento il fiatone. Aveva passato la notte
al freddo e come se non bastasse si era anche sbagliato sulle
distanze, il Wolverine's House non era a 4 quattro chilometri da
Racoonville, era a quaranta. L'unica nota positiva di quella
nottataccia era il fatto di essere riuscito a mettersi in contatto
con i suoi, almeno adesso aveva il punto d'estrazione in cui
dirigersi. Dopo alcuni minuti riprese fiato ed iniziò a parlare con
Andrew “Dod di diace il sushi?” l'uomo in giacca e cravatta si
era limitato a rivolgergli un'occhiataccia, Earl stava pensando alla
sua voce: era esattamente quella di una vecchietta. “Io oddino...”
“Dov'è mio figlio?” “Dopo de paddiamo” “Noi non parliamo
proprio di niente, dov'è mio figlio!” disse Logan sbattendo i
pugni sul tavolo, l'intero ristorante si girò verso di loro “De
non fai silenzio dod lo vedrai mai più” rispose Earl cercando di
scandire al meglio le parole a bassa voce.
Uno degli
ispettori del lavoro incominciò ad avvicinarsi al loro tavolo,
Andrew cercò di fare finta di non notarlo Earl invece ne studiava i
movimenti aiutandosi con il portatovaglioli in alluminio. Uno dei
clienti al tavolo acconto al loro si alzò tirando fuori una pistola
“F.B.I. Fermo!” Cooper tirò il tavolo contro l'uomo per poi
scappare verso la cucina. Nella sala tutti i presenti iniziarono a
scappare e urlare, l'agente dell'F.B.I. seguì Earl senza pensarci due
volte, una volta entrato in cucina vide il personale del ristorante
guardarlo spaventato e la porta di servizio aperta “F.B.I. nessuno
si muova!” e corse verso la porta di servizio aperta. Uscito fuori
dallo stabile si ritrovò davanti nella zona dei parcheggi, non
c'erano segni dell'aggressore “Ragazzi lo abbiamo p...” l'agente
cadde a terra privo di sensi mentre Earl controllava quanti colpi ci
fossero ancora nella pistola, era una nove millimetri. Aveva poco più
di mezz'ora per togliersi di torno dopo di che ogni minuto sprecato
sarebbe stato un passo in più per la pena di morte. Rientrò nella
Wolvernie's House e subito sentì alcuni proiettili sfiorargli la
testa seguiti dall'immancabile urlo “F.B.I. fermo o sparo!”.
Dovevano ricevere dei soldi in busta paga in più per ripeterlo tutte
quelle volte, Earl ne era convinto mentre correva tra i tavoli per
non farsi colpire. Notò come il tizio che gli stava sparando fino ad
un momento prima si stava muovendo verso la sua direzione, Earl si
nascose dietro un tavolo che si era rovesciato, una volta che fu
abbastanza vicino prese una sedia e gliela spaccò in testa. L'agente
cadde a terra come un sacco di patate, un proiettile gli sfiorò il
naso, Earl corse a nascondersi dietro una colonna.
“Ti faccio
i miei complimenti amico, un vero professionista” Earl si sporse
facendo attenzione a non scoprirsi troppo, altri due colpi gli
passarono a distanza ravvicinata “Sentiamo, per chi lavori? C.I.A.?
Russi? Al qaeda?” Sentì un rumore di passi che si avvicinava
“oppure sei un ex militare? Fammi indovinare ex marine?” i passi
si facevano sempre più vicini “Credi che questo sia un gioco? Lo
sai quello che possiamo farti? Sai almeno contro chi ti stai
mettendo? Possiamo farti sparire e tutto questo casino che hai
combinato svanirà nel nulla” Earl sparò due colpi nella direzione
da cui provenivano i passi “Rispondimi bastardo! Tra poco la zona
sarà circondata dalle forze speciali, non crederai mica di cavartela
così facilmente? Porca puttana perché non parli!” Earl sparò un
colpo e prese l'agente in piena fronte. Che razza di cretino si mette
ad urlare durante una sparatoria, lui un piano per scappare ce
l'aveva eccome invece, uscì dalla sua copertura ed incominciò a
correre verso la cucina, con la coda dell'occhio però notò che
qualcosa si stava muovendo. Si gettò immediatamente a terra sparando
per creare un diversivo, un urlo fece eco ai colpi. Cooper si alzò
di scatto per mettersi al riparo dietro il bancone del locale. Stava
perdendo tempo, tra poco sarebbe stato circondato e non gli conveniva
consegnarsi alla polizia, controllò quanti colpi aveva ancora. Prese
un lungo respiro, sentiva la testa pulsargli, forse si era fatto male
ma non poteva controllare adesso, il suo unico obiettivo adesso era
occuparsi di quelle grida. Si sporse quel tanto che bastava per avere
un visuale migliore della sala del ristorante, le urla si erano
trasformate in un respiro affannoso, si avvicinò di soppiatto verso
quel suono e cercò di capire di chi fosse.
Scostò una
tovaglia e subito prese la mira ma si fermò all'instante, davanti a
lui c'era Logan steso per terra in una pozza di sangue, con una mano
si reggeva un punto sull'addome mentre con l'altra stringeva ancora
la pistola. Cooper rimase fermo per alcuni minuti, adesso poteva
scegliere o se ne andava cercando di non fare rumore, rischiando di
farsi sparare da Andrew oppure ficcava una pallottola in testa
all'uomo steso per terra e correva con quanto fiato aveva in corpo
verso il punto di estrazione. Il tempo scorreva ed ogni secondo
sprecato era un chiodo in più sul sua bara, Earl prese di nuovo la
mira, fece un lungo respiro e sparò a Logan. Cooper scappò correndo
come un pazzo per farsi estrarre nel luogo indicatogli. Quando le
autorità cercarono di ricostruire le dinamiche dell'incidente ebbero
non poche difficoltà, l' F.B.I. nascose la faccenda ai giornali
millantando una possibile ripercussione sulla sicurezza nazionale.
L'unica cosa che si venne a sapere fu che il candidato Andrew Logan
era finito in coma dopo una sparatoria, tutto il resto venne coperto
dai federali per evitare fughe di notizie. Andrew morì alcuni mesi
dopo per cause ancora ignote, sua moglie, già entrata nel programma
protezione testimoni, non ricevette mai più notizie riguardo il
bambino. Il figlio della coppia venne trovato dopo una ricerca a
tappeto per tutti gli U.S.A., la coppia che lo aveva adottato venne
interrogata per poi scomparire subito dopo. Il piccolo invece venne
riportato nell'orfanotrofio di Racoonville, con un altro nome, vi
rimase fino alla maggiore età per poi arruolarsi nei marine. Earl
ritornò a Goldenhope come sempre.
TESTO: Obloquor
ILLUSTRAZIONE: MartyRoss
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