L'OPERA NERA - CAPITOLO III BY MIRIAM CAPUTO



Capitolo 3
In cui varie persone si preoccupano

Il Primo Consigliere, Venerabile Saggio, Sommo Mago del Goldor Aurus Serinus era un anziano signore con la barba bianca che, nonostante la sua veneranda età, riusciva a camminare ancora ben eretto. Durante la sua vita aveva affrontato molte cose terribili, prima come Generale Supremo dell’esercito durante la guerra e poi come capo del Goldor durante la ricostruzione, ed era molto abile nel giudicare la gravità di una situazione. Anche se i suoi collaboratori avevano cercato di sminuire il pericolo, il suo istinto gli diceva che i fatti di Faerie meritavano la sua attenzione e si era recato personalmente a Taris.
Faerie era un piccolo villaggio ai margini della barriera, nella regione governata dal consiglio di Taris, la città della Terra1. L’intero paese era misteriosamente scomparso, o meglio, le case gli oggetti erano rimasti al loro posto, ma gli abitanti erano spariti nel nulla. Non c’erano tracce né di aggressioni, né di spostamenti volontari. Era come se improvvisamente le persone si fossero volatilizzate. La scoperta della sparizione era stata fatta da alcuni mercanti che avevano immediatamente avvertito il Sindaco di Taris. Il Sindaco, un uomo pacifico e mediocre, che non brillava in intelligenza ed era molto apprezzato dai suoi concittadini proprio per queste doti, aveva ritenuto opportuno, non solo avvisare il Goldor, ma contattare direttamente il Primo Consigliere, così aveva invitato Serinus a recarsi in città per discutere della questione. Ora il Sindaco era nella veranda che dava sul giardino del Primo Cerchio2 a spiegare la situazione al suo illustre ospite ed ad altri due consiglieri.
<<Per ora abbiamo evitato le fughe di notizia, ma non so per quanto si potrà tenere nascosta la cosa.>>
Il Sindaco, pur essendo di modesta intelligenza, aveva avuto l’accortezza di non diffondere la notizia della sparizione di un intero paese. Tutti gli abitanti di Kadma conoscevano la storia dell’ascesa al potere dell’Innominabile e nelle cronache si parlava spesso di città i cui abitanti erano svaniti nel nulla. La paura dell’Innominabile era ancora forte e molti nutrivano il segreto timore che non fosse morto, visto che il suo cadavere non era mai stato ritrovato. La notizia di quello che era successo a Faerie avrebbe fatto scoppiare il panico in tutta Arda, per cui il Sindaco aveva fatto rinchiudere tutti quelli che sapevano dell’accaduto e messo in giro la voce che Faerie era in quarantena per una epidemia di Vilillo3. La presenza in città di tre alti esponenti del Goldor in quel periodo dell’anno avrebbe dovuto destare dei sospetti, ma correva voce che Serinus volesse far studiare nei mesi estivi il suo pupillo, Thomas DelaFleur, con Malta Edo che aveva deciso di risiedere a Taris. Molti avevano pensato che il Primo Consigliere si fosse recato in città per parlare con lei e formalizzare la richiesta. I maghi avevano modi molto più comodi per comunicare tra di loro senza doversi spostare fisicamente da un posto all’altro ovviamente, ma la maggior parte degli abitanti del pianeta aveva scarse conoscenze sull’arte della magia.
<<Se mi premette, eminenza, sembra proprio la Sua magia.>> Concluse il Sindaco, sottolineando con preoccupazione l’aggettivo “sua”.

<<Egli è morto, amico mio. Io stesso ho constatato la cosa.>> Rispose Serinus in tono pacato.
<<Però mi avete confermato che si tratta di magia proibita.>> Ribatté il Sindaco.
<<Purtroppo l’Innominabile non era il solo a praticare la magia nera, e temo neppure l’ultimo. Nonostante i nostri sforzi alcuni si lasciano tentare dalle arti proibite.>> Spiegò il consigliere Siro, che era una donna di mezz’età austera ed elegante.
<<Non credo ci sia da preoccuparsi.>> Mentì Serinus, <<Si tratta sicuramente di un caso isolato, ma occorrerà comunque l’intervento degli Eregorius. Il mago oscuro responsabile della sparizione di Faerie va stanato e arrestato.>>
<<Tutti gli Eregorius sono impegnati nella ricostruzione o nella colonizzazione, e all’ARPA ci sono praticamente solo studenti.>> Fece notare il Consigliere Narwhall, un uomo massiccio con i capelli corti e crespi.
<<Si potrebbe richiedere lo spostamento di Ser Misha. Potrebbe occuparsi della questione con Lady Edo.>> propose il Consigliere Siro.
<<Mi pare una proposta eccellente. Loro due dovrebbero risolvere il problema nel giro di pochi giorni.>> commentò il Consigliere Narwhall.
<<Molto bene, allora. Comunicherò la cosa al Goldor, ma non dovrebbero esserci problemi.>> Serinus rassicurò il Sindaco.
Seduta su un ramo di una delle antiche querce del giardino Aris stava osservando la discussione da molto tempo ed era giunta alla conclusione che nessuno avesse capito quello che stava succedendo, ma rimase impassibile ad ascoltare.
Il sindaco entrò nell’edificio con il consigliere Narwhall, e dopo un poco Serinus e la Siro si apprestarono a seguirli.
<<Non credi che stiamo sottovalutando la cosa?>> Chiese la maga.
<<Probabile.>> Commentò Serinus pensieroso.
In effetti secondo Aris stavano proprio sottovalutando la cosa.

***

Nel salottino comune al primo piano della torre centrale del dormitorio maschile c’era una certa agitazione. Ellyone era seduta sul divano di velluto giallo con aria depressa e Maxine era intenta a consolarla; Victor camminava nervosamente per la stanza con Sys e Anthony che cercavano di calmarlo; Thomas stava riflettendo sul problema di Ellyone, mentre Nicolas sedeva sulla poltrona vicino al camino più depresso di tutti. I presenti, escluso Anthony, facevano parte dello stesso gruppo di lavoro. All’ARPA si svolgevano spesso degli esami a squadra in cui gli studenti venivano valutati per la loro capacità di cooperare con gli altri. Generalmente le squadre erano composte da sei elementi e, in teoria i componenti di ogni squadra avrebbero dovuto essere estratti a sorte ad ogni prova, ma in pratica questo non avveniva più da anni. I professori permettevano ai ragazzi di uno stesso anno di organizzarsi da soli e per questo molte squadre erano composte sempre dalle stesse persone.
La loro squadra si era formata al primo anno ed era la più affiatata della scuola. Erano considerati i migliori e avevano sempre ottenuto il massimo in ogni prova (nonostante la presenza di Pakins, commentavano i maligni). Ora la squadra vincente era stata smembrata. La professoressa Griffin aveva comunicato ad Ellyone che gli elfi di Namis1, città in cui si doveva tenere la prova in programma per quel trimestre, per garantire un’adeguata valutazione avevano chiesto che i gruppi della prova fossero composti solo da cinque studenti. Quindi, lei era stata inserita in una nuova squadra che avrebbe partecipato al primo turno di valutazione. La Griffin le aveva annunciato che doveva preparare la sua roba, perché il primo turno sarebbe partito per Namis il giorno dopo. Normalmente, per via degli impegni di Thomas come rappresentante degli studenti, la loro squadra era sempre inserita nell’ultimo turno, per cui Ellyone non si aspettava di partire e non aveva ancora preparato nulla. La sua bacchetta era in revisione e non avrebbe potuto farsene mandare un'altra in tempo per la partenza. Fatto ancora più drammatico, era stata messa nella stessa squadra di Snake. Non solo rischiava di fallire la prova perché senza una attrezzatura adeguata, ma avrebbe anche dovuto subire le beffe della persona che odiava di più al mondo.
<<In fondo è solo una soluzione momentanea.>> Provò a consolarla Anthony.
Anthony era un ragazzo con i capelli color paglia e gli occhi azzurri. Anche se aveva un anno in meno dei presenti partecipava spesso alle loro riunioni per via dello stretto legame di amicizia che lo univa a Thomas.
<<Ma questo non risolve il problema!>> Irruppe Victor. <<Non è pronta per la prova!>>
Victor era il figlio del professor Flamenlin e fisicamente assomigliava molto al padre. Era alto e snello, con gli occhi neri e i capelli lunghi che portava sempre legati in un codino. Di carattere, invece, era il suo totale opposto. Era irruento ed impulsivo.
<<Per quello la soluzione è semplice!>> Disse Thomas tranquillamente.
Tutti si voltarono a guardarlo.
<<Uno di noi può prestare la sua attrezzatura ad Ellyone. Noi siamo sempre nell’ultimo turno, e il primo turno rientrerà molto prima della nostra partenza. C’è tutto il tempo anche per far fare un’altra revisione alle bacchette.>>
I ragazzi si guardarono in faccia imbarazzati.
<<Hem…>> fece Sys, una bella ragazza con la pelle color bronzo e i capelli nero corvino.
<<Che c’è? Mi sembra una buona soluzione.>> Thomas stava osservando i suoi amici alquanto perplesso.
<<E’ una buona soluzione,>> cominciò a dire Anthony, capendo la situazione <<ma…>>
<<Ma siamo tutti nella situazione di Ellyone!>> Concluse Victor con foga.
<<In effetti, sono stata così impegnata con gli esami che ho portato la mia bacchetta a Mc Schoch solo ieri.>> Disse Maxine.
<<Io devo ancora portargliela!>> Ammise Nicolas.
Thomas non sapeva se essere sorpreso o arrabbiato per l’irresponsabilità dei suoi amici. La manutenzione degli strumenti era la prima cosa a cui un Eregorius doveva pensare. Lui stesso, come rappresentante degli studenti, aveva preparato un piano per la periodica revisione delle attrezzature per ogni anno, ma evidentemente nessuno lo aveva seguito.
<<La mia è pronta…>> Disse Anthony timidamente.
<<Non puoi prestarmela Anthony, tra tre giorni hai gli esami di Incantesimi. Ma grazie lo stesso. Non preoccupatevi, mi arrangerò in qualche modo.>> Disse Ellyone sconsolata.
<<Puoi usare la mia attrezzatura.>> Fece Thomas e per la seconda volta tutti si voltarono a guardarlo. <<Io l’ho già preparata.>> Concluse con semplicità, un po’ a disagio per l’evidente turbamento dei suoi amici.
<<Le…le presteresti anche la tua bacchetta?>> Farfugliò Nicolas, che parve il primo a riprendersi.
<<Mi pare ovvio!>> Rispose Thomas con calma.
Per i presenti era già incredibile che in pieno periodo di esami Thomas avesse avuto il tempo di preparare tutte le cose per la prova tanto anticipo, tenuto conto del fatto che aveva molti altri impegni extrascolastici. Ma ancora più incredibile era la sua disponibilità a prestare a qualcuno la sua bacchetta. Non era strano che un mago facesse usare la sua bacchetta a qualche amico, anche se era un oggetto personale, ma la bacchetta di Thomas, Shahrazad, era un oggetto molto speciale. Sua madre l’aveva usata nello scontro contro l’Innominabile, ed era l’unico ricordo che a Thomas era rimasto di lei. Ad essere più precisi era l’unica cosa che era rimasta di lei. Lo scontro con l’Innominabile era stato tanto violento che l’intera area di Fonte di Stelle era stata ridotta ad un cumulo di macerie roventi. Perfino i mattoni delle case erano fusi e non era stato possibile ritrovare nessun cadavere in quella devastazione. Solo una cosa era rimasta intatta: Shahrazad.
La bacchetta quindi, non aveva solo un valore affettivo, ma era anche un oggetto di grande interesse storico1. Per la gente di Arda era una specie di reliquia e sembrava inconcepibile che Thomas volesse prestarla a qualcuno, fosse pure Ellyone.
Ellyone cercò di protestare dichiarando che mai e poi mai avrebbe potuto usare una bacchetta così preziosa, ma Thomas fu irremovibile. Arrivò addirittura a minacciare di non rivolgerle mai più la parola se non avesse accettato e alla fine Ellyone cedette, un po’ perché la bacchetta le serviva veramente e un po’ perché usare Shahrazad era il sogno segreto di tutti gli studenti dell’ARPA.
Quando si separarono per andare nei dormitori Thomas le sussurrò all’orecchio <<E poi, se usi la Shahrazad sarà un po’ come se fossi anche io con te.>> E le sfiorò la guancia con le labbra. Ellyone avvampò, ma fortunatamente gli altri erano lontani e non avevano assistito alla scena.

***

La Torre D’Avorio, chiamata così dagli abitanti di Kadma per il suo particolare colore, in realtà non era una torre, almeno non in senso tradizionale, e non era neanche fatta d’avorio. L’edificio era la riproduzione tridimensionale di un essere alato dalle sembianze vagamente elfiche che impugnava una spada. La struttura era un unico, enorme blocco di mitril che emergeva direttamente dalla terra e aveva fondamenta simili a radici che si estendevano per migliaia e migliaia di virgit fino ad oltre la crosta del pianeta. Alcune legende dicevano che la torre fosse stata costruita da una roccia caduta dal cielo, altre che fosse stata ottenuta sagomando una piccola collina. In realtà gli studiosi erano propensi a credere che fosse stata costruita richiamando e sagomando fiumi di mitril dalle profondità di Arda, anche se nessuno era in grado di dire come. Non perché non fosse possibile attirare un metallo. Molte specie avevano sviluppato qualche tecnica per farlo, ma riuscire a muovere così tante tonnellate di mitril da sotto la crosta del pianeta e a modellarlo avrebbe richiesto una tale quantità di energia da non poter essere neanche calcolata. Eppure, quasi tutti gli studi sembravano confermare l’ipotesi che la torre fosse stata costruita con una tecnica molto simile all’Armonia Metallica2 sviluppata dai fabbri elfici.
All’interno la struttura era cava e presentava numerosi piani, un terzo dei quali era nel sottosuolo.
La Torre D’Avorio era nota fin dall’antichità e molti erano certi risalisse alla I era, periodo durante il quale erano state costruite varie strutture dalle proprietà inspiegabili che erano sparse un po’ per tutta Arda. Gli archeologi ritenevano che fossero testimonianze di una civiltà molto avanzata che era scomparsa a seguito della grande estinzione, che secondo la tradizione Elfica aveva segnato la fine della I era3. Attualmente comunque la Torre era famosa non per la sua storia o per il rompicapo che costituiva per gli studiosi, ma per il fatto di essere il centro del Cerchio, sia da un punto di vista politico che geometrico. Infatti l’edificio era stato usato come perno dell’incantesimo che aveva creato la barriera e pertanto ne occupava il centro perfetto. Inoltre la torre era stata scelta come sede del Goldor che tuttavia ne utilizzava solo i piani superiori. Quelli che si addentravano nel sottosuolo erano stati riservati agli studiosi di magia, il che significava che erano attualmente usati solo dai Consiglieri e da persone autorizzate dal Conclave.
Il Sommo Maestro degli Elfi, reverendo figlio della Luce, Eritro di Namis aveva trascorso tutta la giornata nell’archivio più profondo della struttura, situato all’ultimo piano sotterraneo dove erano custoditi antichi reperti tra cui gli scheletri di varie specie di draghi. Il Sommo Maestro non avrebbe dovuto essere lì. Non solo perché dopo l’ennesima e infruttuosa riunione del Goldor aveva comunicato agli altri rappresentanti di dover tornare a Namis, ma perché per accedere a quella specifica area era necessaria un’autorizzazione del Conclave che l’elfo aveva omesso di chiedere. C’erano informazioni che potevano essere trovate solo in quegli archivi, ma il vecchio elfo non voleva mettere in allarme tutti i Consiglieri.
<<Le cose vanno male se vieni qui di persona!>>
Eritro finì di leggere i suoi documenti prima di voltarsi ad affrontare il nuovo arrivato.
<<Ah! Temo purtroppo che tu abbia ragione, mio caro figlio.>> Disse massaggiandosi le tempie.
Una luce fatua rendeva appena visibili i suoi lineamenti. Un viso saggio, capelli rosso scuro e occhi nocciola. L’anziano elfo era evidentemente stanco ma i suoi occhi erano ancora vigili.
<<Purtroppo sembra che le cose non stiano andando come avevamo sperato. Anche l’elezione di Gileas…>> Sospirò e scosse la testa lasciando la frase in sospeso.
L’altro si accigliò lievemente, unico segno del suo disappunto. Il Maestro aveva nutrito grandi speranze in quel giovane elfo, tanto da patrocinare la sua elezione come Custode del Portale dei Due Fuochi.
<<Gileas è una persona molto difficile da controllare!>> Disse piatto evitando di far trasparire qualunque emozione.
<<Già! Sta dando filo da torcere persino a Boezio.>> Convenne il vecchio elfo, con una punta d’orgoglio che fece aumentare il disappunto del suo interlocutore.
<<Ma non è in grado…>> Questa volta doveva aver fatto trasparire la sua delusione perché il maestro lo fermò con un gesto.
<<Lo so, figliolo. Avrei dovuto tenere in maggiore considerazione la sua giovane età.>> Il maestro scosse nuovamente la testa. <<Purtroppo l’attuale situazione è molto complessa. E questa presunta organizzazione che sembra stia agendo contro di noi…potrebbe essere più antica di quanto si pensi!>> Disse facendo vagare lo sguardo per l’archivio prima di focalizzarlo sul suo interlocutore. <<Ma non sei certo qui per assistermi nella mia ricerca!>>
<<No, maestro.>> Rispose lui con una punta di vergogna per aver quasi dimenticato la ragione per cui era sceso negli archivi.
<<Temo che tu debba interrompere i tuoi studi. Odin Griffin ha ricevuto uno speciale permesso per effettuare delle ricerche…per quel suo libro sui draghi.>> Indicò con un gesto uno degli scheletri che torreggiavano nella sala.
<<Ah!>> Eritro sospirò. <<Deve esserci lo zampino di Agata. Sta veramente viziando troppo quel ragazzo.>>
<<Sarà qui entro un paio di ore, maestro.>>
<<Capisco, e temo che i suoi studi si protrarranno a lungo.>>
L’altro annuì.
<<Allora dovrò trovare una soluzione, ma per il momento c’è poco da fare. Le mie ricerche aspetteranno! Spero solo che frattempo non succeda nulla di irreparabile.>>

***

L’Arpa era una piccola città i cui edifici erano collegati tra di loro da ponti e corridoi in modo da formare un unico grande complesso.
Come molte città costruite a tavolino dai maghi, aveva una pianta rettangolare divisa in quadrati che si estendevano a raggiera, con la parte centrale dedicata agli uffici, le altre alle aule e ai laboratori, mentre nella periferia erano situati i dormitori e le aule comuni per le attività ricreative.
Sigmund Snake però non aveva un appartamento nei dormitori come gli altri studenti. Un altro privilegio ereditato dalla sua famiglia era di avere a disposizione edificio privato separato dal corpo della scuola, ai margini del Parco Est.
La scuola aveva infatti molti giardini e tre grandi parchi che messi insieme avevano un’estensione molto maggiore della parte occupata dagli edifici.
Un parco era stato ricavato al centro del complesso, mentre gli altri due erano ai lati est e ovest e in pratica circondavano l’intero complesso. Benché molti pensassero che avessero uno scopo estetico e che la loro costruzione fosse stata decisa per l’influenza degli elfi silvani, in realtà i parchi erano stati pensati per ragioni militari. Erano una zona cuscinetto nella quale si sarebbe potuto combattere nel caso truppe di invasori fossero riuscite a superare le due fila di mura che circondavano la scuola e le torri di difesa, ed infatti erano stati riempiti di incantesimi di protezione.
Per questa ragione nei parchi Est e Ovest non erano state costruite strutture, con la sola eccezione del Cubo, così era chiamato per la sua forma, che era stato voluto dall’Arcimago contro il parere di molti funzionari, che tuttavia non erano nella posizione di poter negare qualcosa a Daneel Snake.
L’edificio era sempre e solo servito come residenza degli Snake quando erano in visita a Kadma o durante i loro studi. Si diceva che vi fossero nascosti grandi segreti, ma sia il Goldor che il Conclave lo avevano fatto perquisire più volte senza mai trovare nulla di sospetto. Il Cubo era di fattura totalmente diversa dal resto della scuola e a molti studenti sembrava un edificio lugubre, soprattutto per il fatto che era costruito da spessi mattoni neri, lisci e lucidi, privi di qualunque decorazione. Grandi finestre ad arco si aprivano lungo i muri, ma erano formate da una semplice cornice metallica che sembrava un’estensione delle pietre in cui era incastonato del vetro scuro che non permetteva di vedere l’interno. E come era ovvio, circolavano le voci più sinistre su cosa ci fosse dentro al Cubo.
In realtà, l’interno era molto accogliente e conteneva tutto quello che un giovane mago avrebbe potuto desiderare per i suoi studi. In senso letterale perché il Cubo era stato stregato in modo da adattarsi alle esigenze dei suoi occupanti con degli incantesimi purtroppo noti solo all’Arcimago che non li aveva condivisi. Al momento il piano terra era formato da un ingresso che dava sulla rampa di scale che portava al primo piano e sulla porta della camera da letto, che occupava quasi completamente il piano visto che Sigmund era l’unico abitante dell’edificio. Nella stanza c’era un grosso letto a baldacchino, una scrivania in legno intagliato e un angolo salotto con due poltrone e un tavolino in vetro di fattura elfica. Sulla sinistra c’erano le porte che portavano al guardaroba e alla sala bagno. Al primo piano c’era lo studio, con un altro angolo salotto, la scrivania ben illuminata e numerosi mobili con gli scaffali pieni di libri. C’era anche un piccolo angolo cottura con calderoni e ampolle per le pozioni. Nella soffitta c’era il pentagramma per gli incantesimi più complessi, il materiale per la divinazione e un piccolo angolo osservatorio.
Tutti questi ambienti erano piuttosto sobri se paragonati all’architettura dei maghi, ma Sigmund aveva avuto difficoltà ad abituarsi ad essi. Soprattutto al bagno, visto che a Mardok l’acqua era un bene così prezioso che usarla per l’igiene personale era considerato un peccato capitale.
Sigmund era seduto di fronte all’ampia finestra della sua stanza ed ascoltava con aria preoccupata il resoconto di Aris.
<<Stanno sottovalutando la cosa!>> Commentò.
<<Ovvio.>> replicò Aris con la sua voce impassibile. <<Ma noi non possiamo fare molto, per ora.>>
Aris aveva l’aspetto di un bambino con gli occhi e i capelli grigi, ma non era un mago. Sigmund non era neanche sicuro che fosse una forma di vita in senso stretto. Gli si rivolgeva al femminile, forse perché una volta aveva una sorella, ma nel suo caso il sesso non aveva grande importanza, visto che Aris era semplicemente (si fa per dire) una rappresentazione antropomorfa.
L’Aris-en, l’Occhio del Drago, era il potere che presiedeva alla distruzione e alla rigenerazione e aveva assunto forma materiale dopo che Sigmund aveva distrutto il libro dei morti custodito dai Draghi Neri.
Prima della comparsa dei Maghi, su Arda abitavano sette stirpi di draghi, ognuna delle quali presiedeva ad una delle sette forze base della magia che gli Eldar, i Luminosi, chiamavano Silmir. Contrariamente a quanto si credeva, i draghi non si erano estinti, ma dopo una devastante guerra contro il Nulla, erano stati costretti ad abbandonare Arda al fine di mantenere l’equilibrio del pianeta. Purtroppo, per l’imperizia dei Draghi Neri, alcuni frammenti con il potere del Nulla erano sfuggiti alla distruzione, per cui il branco era rimasto indietro per porre rimedio, ma aveva incontrato la difficoltà di non poter lasciare l’Aras-Nai, visto che l’Aura che permetteva loro di restare ad Arda senza danneggiarne gli equilibri, era mortale per buona parte delle nuove forme di vita che si erano diffuse sul pianeta. Per cui i Draghi si erano dovuti avvalere, nel corso dei secoli, della collaborazione di altre creature.
Tra coloro che avevano sposato la loro causa c’era anche Sigmund Snake, Reggente di Mardok e membro adottivo del branco. Nelle prime fasi di quella che era passata alla storia come la rivolta di Mardok, infatti, Sigmund era accidentalmente caduto nell’Aura, ma incredibilmente non era morto. Le scelte sentimentali dell’Arcimago Daneel gli avevano garantito la benedizione di Anankè, il Silmir dell’armonia universale che lo aveva reso una delle poche creature immuni all’Aura. Il Piccolo Sigmund era stato soccorso da Mojo, il decano dei draghi, che ne aveva fatto il suo figlioccio e gli aveva insegnato la loro magia. E vista la sua capacità di custodire l’Aris-En i Draghi gli avevano chiesto di recarsi nel mondo esterno per distruggere i restanti frammenti del Nulla. Così, dopo la rivolta e la morte di suo padre, Sigmund Snake si era recato a Kadma con tre obiettivi. Portare a termine la missione affidatagli dai Draghi Neri, farsi riconoscere come Reggente di Mardok in modo da cacciare le truppe di Kadma che avevano occupato il suo paese e imparare la guarigione dagli elfi.
Con l’aiuto dei Draghi e degli alleati che avevano a Kadma, Sigmund era arrivato alla Torre D’Avorio e aveva impugnato il trattato. Purtroppo, contro ogni sua aspettativa, essendo orfano e minorenne era stato affidato ad Omoro Flameling che lo aveva trascinato all’Arpa affinché diventasse un bravo Eregorius e una persona di cui il Conclave potesse fidarsi.
Lui sarebbe fuggito volentieri, ma sia Aris che l’Elsen1 avevano stabilito che doveva imparare la magia dei maghi. Inoltre la scuola era stata il centro amministrativo del paese per secoli e vi erano custoditi ancora importanti e antichi documenti che potevano essere utili per la sua ricerca. E durante le vacanze Sigmund poteva avvalersi dei suoi privilegi di studente dell’ARPA per girare in lungo e in largo per il paese ed accedere a luoghi di sapere preclusi ai comuni. Con la scusa dei suoi studi, si era già recato in tutte le principali biblioteche del Cerchio e grazie ad Aris era riuscito ad accedere anche ad aree proibite.
Al momento erano sulle tracce dell’Opera Nera, un artefatto che era appartenuto all’Innominabile e che era sfuggito allo scontro con l’Alleanza, a favore della quale i Draghi erano intervenuti per quanto possibile, per esempio mantenendo le truppe oscure lontane da Mardok e garantendo così i rifornimenti a Kadma. Sigmund era quasi certo che l’Opera fosse stata trovata e nascosta dal Conclave. Probabilmente da qualche mago, visto che solo loro avevano una magia così potente ed erano sufficientemente folli da custodire quella cosa. Forse i maghi si erano resi conto della sua pericolosità e, non sapendo come distruggerla, avevano deciso di nasconderla per impedire che qualcuno potesse usarla ancora, ma Sigmund era più propenso a credere che qualche vecchio stupido l’avesse conservata per sfruttarne il potere.
Purtroppo, la ricerca si era rivelata più difficile del previsto, anche a causa dei frequenti crimini collegati all’uso della magia nera che affliggevano Kdma e avevano reso gli Eregorius sempre più paranoici. All’inizio si era trattato di casi sporadici che le autorità avevano attribuito ad amici delle tenebre isolati, ma negli anni si era verificata una vera e propria escalation che era culminata con i fatti di Faerie.
<<Quindi… non faranno altro oltre mandare Lord Misha?>> Era una domanda retorica in quanto il resoconto di Aris era chiaro.
<<Non per il momento, ma il Conclave è agitato.>> Sottolineò la bambina.
<<Branco di stolti!>>
<<Sono divisi, e questo rallenta le loro decisioni. Ma reagiranno, e quando accadrà lo faranno con durezza.>>
Sigmund si accigliò.
<<Conoscendoli, non è una bella prospettiva!>> Scosse la testa. <<Ho un brutto presentimento!>> disse, mentre guardava la sua immagine riflessa nel vetro della finestra. Il vetro era stato creato in modo da essere trasparente dall’interno, ma era notte fonda e le nuvole coprivano le lune e le stelle, rendendo il mondo un ammasso scuro e informe nel quale non era possibile distinguere nulla.

Note:

1 Taris era una delle quattro città che, con l’ARPA, reggevano il Cerchio ed era nota anche come “il granaio di Kadma” perché dalla sua regione proveniva il 70% delle scorte alimentari del paese. Taris era una città pacifica, i cui abitanti non erano portati per l’arte della guerra, per cui, durante il conflitto il loro compito era stato esclusivamente quello di produrre i generi alimentari necessari alle altre regioni e all’esercito. Solo i maghi di Taris avevano compiuto vere e proprie azioni militari, ma per lo più si era trattato di operazioni di supporto.

2 La città di Taris aveva forma circolare e vista dall’alto sembrava formata da tanti cerchi concentrici che si aprivano intorno al Palazzo del Consiglio, sede del governo della regione. Il Primo Cerchio era appunto costituito delle mura che circondavano l’area in cui sorgeva il palazzo.

3 Il Vilillo era una malattia infettiva non mortale, se curata in tempo, ma molto virulenta. Per curarla erano necessarie particolari pozioni magiche e una lunga degenza. Per evitare il diffondersi del contagio, i paesi in cui si verificava un caso di Vilillo erano messi in quarantena fino a quanto il Nucleo Malattie Infettive non dichiarava debellata l’epidemia. La soluzione del Sindaco di diffondere la falsa notizia di un’epidemia di Vilillo appare, quindi, molto appropriata perché permetteva di isolare l’area del villaggio e giustificava la presenza nella zona delle forze del Goldor.

4 Namis, la Città dell’Aria, era una delle quattro città che con l’ARPA reggevano il Cerchio e sorgeva in cima ad uno dei monti più alti di Kadma, il Kimesi, detto anche il “Re dei Monti”. A differenza delle altre che avevano una popolazione molto variegata, Namis era abitata quasi esclusivamente da Elfi.

5 Dopo il ritrovamento, Shahrazad era stata sottoposta ad ogni genere di analisi, ma non si era riusciti a capire come la bacchetta fosse rimasta intatta nello scontro. C’era stato un lungo dibattito per decidere cosa fare del prezioso oggetto magico, ma alla fine in Goldor aveva deciso di seguire le volontà testamentarie di Edvige DelaFlour e di restituire la bacchetta a suo figlio. Non tutti nel Goldor avevano gradito la decisione, ma la pressione dell’opinione pubblica (e di Serinus) era stata troppo forte. Così, quando aveva 12 anni, Thomas era entrato in possesso di una leggenda. 

6 Armonia Metallica, detta in Lesio Ahall Kaletaras, è una tecnica sviluppata nella V era nella città di Namis da Talariel di Namis, famoso artigiano e armaiolo, e completata e perfezionata dai suoi discendenti. L’Armonia Metallica è essenzialmente una tecnica di modellazione dei metalli volta a creare artefatti magici, ma può essere utilizzata anche come tecnica estrattiva poiché consente di fondere e muovere un metallo nello spazio utilizzando esclusivamente l’energia magica dell’incantatore.

7 La teoria delle Svolte Epocali accettata da molti studiosi della VII era deriva dalla tradizione elfica di dividere la storia di Arda in periodi, la cui fine era determinata da un grande evento o cataclisma. Nella V era, vari studiosi avevano ripreso tale tradizione dandole valore scientifico e avevano deciso di chiamare tali eventi significativi Svolte Epocali, anche se gli eventi scelti come spartiacque erano catastrofi che avevano annientato buona parte delle forme di vita del pianeta. Nello specifico gli studiosi attualmente distinguono le seguenti ere: la I era terminata con la grande estinzione, un ignoto evento catastrofico che aveva annientato più del 99% delle forme di vita del pianeta; la II era terminata con la prima glaciazione; la III era terminata con il grande diluvio; la IV era terminata con la seconda glaciazione; la V era terminata con la guerra del potere e la VI era terminata con la sconfitta del Grande Nemico. La nostra storia si svolge, secondo tale distinzione, nella VII era.

8 Elsen: Lesio, sostantivo neutro singolare, seconda declinazione. Letteralmente significa fratello/sorella maggiore, ma viene anche usato nei confronti di una persona più grande con la quale si ha un particolare rapporto di confidenza e amicizia. In quest’ultima accezione il sostantivo diventa espressione di profondo rispetto verso la persona a cui viene attribuito.



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Testo: Miriam Caputo
Illustrazioni: Miriam Caputo 

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