L'OPERA NERA - CAPITOLO III BY MIRIAM CAPUTO
Capitolo
3
In
cui varie persone si preoccupano
Il Primo Consigliere,
Venerabile Saggio, Sommo Mago del Goldor Aurus Serinus era un anziano
signore con la barba bianca che, nonostante la sua veneranda età,
riusciva a camminare ancora ben eretto. Durante la sua vita aveva
affrontato molte cose terribili, prima come Generale Supremo
dell’esercito durante la guerra e poi come capo del Goldor durante
la ricostruzione, ed era molto abile nel giudicare la gravità di una
situazione. Anche se i suoi collaboratori avevano cercato di sminuire
il pericolo, il suo istinto gli diceva che i fatti di Faerie
meritavano la sua attenzione e si era recato personalmente a Taris.
Faerie era un piccolo
villaggio ai margini della barriera, nella regione governata dal
consiglio di Taris, la città della Terra1.
L’intero paese era misteriosamente scomparso, o meglio, le case gli
oggetti erano rimasti al loro posto, ma gli abitanti erano spariti
nel nulla. Non c’erano tracce né di aggressioni, né di
spostamenti volontari. Era come se improvvisamente le persone si
fossero volatilizzate. La scoperta della sparizione era stata fatta
da alcuni mercanti che avevano immediatamente avvertito il Sindaco di
Taris. Il Sindaco, un uomo pacifico e mediocre, che non brillava in
intelligenza ed era molto apprezzato dai suoi concittadini proprio
per queste doti, aveva ritenuto opportuno, non solo avvisare il
Goldor, ma contattare direttamente il Primo Consigliere, così aveva
invitato Serinus a recarsi in città per discutere della questione.
Ora il Sindaco era nella veranda che dava sul giardino del Primo
Cerchio2
a spiegare la situazione al suo illustre ospite ed ad altri due
consiglieri.
<<Per ora abbiamo
evitato le fughe di notizia, ma non so per quanto si potrà tenere
nascosta la cosa.>>
Il Sindaco, pur essendo
di modesta intelligenza, aveva avuto l’accortezza di non diffondere
la notizia della sparizione di un intero paese. Tutti gli abitanti di
Kadma conoscevano la storia dell’ascesa al potere dell’Innominabile
e nelle cronache si parlava spesso di città i cui abitanti erano
svaniti nel nulla. La paura dell’Innominabile era ancora forte e
molti nutrivano il segreto timore che non fosse morto, visto che il
suo cadavere non era mai stato ritrovato. La notizia di quello che
era successo a Faerie avrebbe fatto scoppiare il panico in tutta
Arda, per cui il Sindaco aveva fatto rinchiudere tutti quelli che
sapevano dell’accaduto e messo in giro la voce che Faerie era in
quarantena per una epidemia di Vilillo3.
La presenza in città di tre alti esponenti del Goldor in quel
periodo dell’anno avrebbe dovuto destare dei sospetti, ma correva
voce che Serinus volesse far studiare nei mesi estivi il suo pupillo,
Thomas DelaFleur, con Malta Edo che aveva deciso di risiedere a
Taris. Molti avevano pensato che il Primo Consigliere si fosse recato
in città per parlare con lei e formalizzare la richiesta. I maghi
avevano modi molto più comodi per comunicare tra di loro senza
doversi spostare fisicamente da un posto all’altro ovviamente, ma
la maggior parte degli abitanti del pianeta aveva scarse conoscenze
sull’arte della magia.
<<Se mi premette,
eminenza, sembra proprio la Sua magia.>> Concluse il Sindaco,
sottolineando con preoccupazione l’aggettivo “sua”.
<<Egli è morto,
amico mio. Io stesso ho constatato la cosa.>> Rispose Serinus
in tono pacato.
<<Però mi avete
confermato che si tratta di magia proibita.>> Ribatté il
Sindaco.
<<Purtroppo
l’Innominabile non era il solo a praticare la magia nera, e temo
neppure l’ultimo. Nonostante i nostri sforzi alcuni si lasciano
tentare dalle arti proibite.>> Spiegò il consigliere Siro, che
era una donna di mezz’età austera ed elegante.
<<Non credo ci sia
da preoccuparsi.>> Mentì Serinus, <<Si tratta
sicuramente di un caso isolato, ma occorrerà comunque l’intervento
degli Eregorius. Il mago oscuro responsabile della sparizione di
Faerie va stanato e arrestato.>>
<<Tutti gli
Eregorius sono impegnati nella ricostruzione o nella colonizzazione,
e all’ARPA ci sono praticamente solo studenti.>> Fece notare
il Consigliere Narwhall, un uomo massiccio con i capelli corti e
crespi.
<<Si potrebbe
richiedere lo spostamento di Ser Misha. Potrebbe occuparsi della
questione con Lady Edo.>> propose il Consigliere Siro.
<<Mi pare una
proposta eccellente. Loro due dovrebbero risolvere il problema nel
giro di pochi giorni.>> commentò il Consigliere Narwhall.
<<Molto bene,
allora. Comunicherò la cosa al Goldor, ma non dovrebbero esserci
problemi.>> Serinus rassicurò il Sindaco.
Seduta su un ramo di una
delle antiche querce del giardino Aris stava osservando la
discussione da molto tempo ed era giunta alla conclusione che nessuno
avesse capito quello che stava succedendo, ma rimase impassibile ad
ascoltare.
Il sindaco entrò
nell’edificio con il consigliere Narwhall, e dopo un poco Serinus e
la Siro si apprestarono a seguirli.
<<Non credi che
stiamo sottovalutando la cosa?>> Chiese la maga.
<<Probabile.>>
Commentò Serinus pensieroso.
In effetti secondo Aris
stavano proprio sottovalutando la cosa.
***
Nel salottino comune al
primo piano della torre centrale del dormitorio maschile c’era una
certa agitazione. Ellyone era seduta sul divano di velluto giallo con
aria depressa e Maxine era intenta a consolarla; Victor camminava
nervosamente per la stanza con Sys e Anthony che cercavano di
calmarlo; Thomas stava riflettendo sul problema di Ellyone, mentre
Nicolas sedeva sulla poltrona vicino al camino più depresso di
tutti. I presenti, escluso Anthony, facevano parte dello stesso
gruppo di lavoro. All’ARPA si svolgevano spesso degli esami a
squadra in cui gli studenti venivano valutati per la loro capacità
di cooperare con gli altri. Generalmente le squadre erano composte da
sei elementi e, in teoria i componenti di ogni squadra avrebbero
dovuto essere estratti a sorte ad ogni prova, ma in pratica questo
non avveniva più da anni. I professori permettevano ai ragazzi di
uno stesso anno di organizzarsi da soli e per questo molte squadre
erano composte sempre dalle stesse persone.
La loro squadra si era
formata al primo anno ed era la più affiatata della scuola. Erano
considerati i migliori e avevano sempre ottenuto il massimo in ogni
prova (nonostante la presenza di Pakins, commentavano i maligni). Ora
la squadra vincente era stata smembrata. La professoressa Griffin
aveva comunicato ad Ellyone che gli elfi di Namis1,
città in cui si doveva tenere la prova in programma per quel
trimestre, per garantire un’adeguata valutazione avevano chiesto
che i gruppi della prova fossero composti solo da cinque studenti.
Quindi, lei era stata inserita in una nuova squadra che avrebbe
partecipato al primo turno di valutazione. La Griffin le aveva
annunciato che doveva preparare la sua
roba, perché il primo turno sarebbe partito per Namis il giorno
dopo. Normalmente, per via degli impegni di Thomas come
rappresentante degli studenti, la loro squadra era sempre inserita
nell’ultimo turno, per cui Ellyone non si aspettava di partire e
non aveva ancora preparato nulla. La sua bacchetta era in revisione e
non avrebbe potuto farsene mandare un'altra in tempo per la partenza.
Fatto ancora più drammatico, era stata messa nella stessa squadra di
Snake. Non solo rischiava di fallire la prova perché senza una
attrezzatura adeguata, ma avrebbe anche dovuto subire le beffe della
persona che odiava di più al mondo.
<<In fondo è solo
una soluzione momentanea.>> Provò a consolarla Anthony.
Anthony era un ragazzo
con i capelli color paglia e gli occhi azzurri. Anche se aveva un
anno in meno dei presenti partecipava spesso alle loro riunioni per
via dello stretto legame di amicizia che lo univa a Thomas.
<<Ma questo non
risolve il problema!>> Irruppe Victor. <<Non è pronta
per la prova!>>
Victor era il figlio del
professor Flamenlin e fisicamente assomigliava molto al padre. Era
alto e snello, con gli occhi neri e i capelli lunghi che portava
sempre legati in un codino. Di carattere, invece, era il suo totale
opposto. Era irruento ed impulsivo.
<<Per quello la
soluzione è semplice!>> Disse Thomas tranquillamente.
Tutti si voltarono a
guardarlo.
<<Uno di noi può
prestare la sua attrezzatura ad Ellyone. Noi siamo sempre nell’ultimo
turno, e il primo turno rientrerà molto prima della nostra partenza.
C’è tutto il tempo anche per far fare un’altra revisione alle
bacchette.>>
I ragazzi si guardarono
in faccia imbarazzati.
<<Hem…>>
fece Sys, una bella ragazza con la pelle color bronzo e i capelli
nero corvino.
<<Che c’è? Mi
sembra una buona soluzione.>> Thomas stava osservando i suoi
amici alquanto perplesso.
<<E’ una buona
soluzione,>> cominciò a dire Anthony, capendo la situazione
<<ma…>>
<<Ma siamo tutti
nella situazione di Ellyone!>> Concluse Victor con foga.
<<In effetti, sono
stata così impegnata con gli esami che ho portato la mia bacchetta a
Mc Schoch solo ieri.>> Disse Maxine.
<<Io devo ancora
portargliela!>> Ammise Nicolas.
Thomas non sapeva se
essere sorpreso o arrabbiato per l’irresponsabilità dei suoi
amici. La manutenzione degli strumenti era la prima cosa a cui un
Eregorius doveva pensare. Lui stesso, come rappresentante degli
studenti, aveva preparato un piano per la periodica revisione delle
attrezzature per ogni anno, ma evidentemente nessuno lo aveva
seguito.
<<La mia è
pronta…>> Disse Anthony timidamente.
<<Non puoi
prestarmela Anthony, tra tre giorni hai gli esami di Incantesimi. Ma
grazie lo stesso. Non preoccupatevi, mi arrangerò in qualche modo.>>
Disse Ellyone sconsolata.
<<Puoi usare la mia
attrezzatura.>> Fece Thomas e per la seconda volta tutti si
voltarono a guardarlo. <<Io l’ho già preparata.>>
Concluse con semplicità, un po’ a disagio per l’evidente
turbamento dei suoi amici.
<<Le…le
presteresti anche la tua bacchetta?>> Farfugliò Nicolas, che
parve il primo a riprendersi.
<<Mi pare ovvio!>>
Rispose Thomas con calma.
Per i presenti era già
incredibile che in pieno periodo di esami Thomas avesse avuto il
tempo di preparare tutte le cose per la prova tanto anticipo, tenuto
conto del fatto che aveva molti altri impegni extrascolastici. Ma
ancora più incredibile era la sua disponibilità a prestare a
qualcuno la sua bacchetta. Non era strano che un mago facesse usare
la sua bacchetta a qualche amico, anche se era un oggetto personale,
ma la bacchetta di Thomas, Shahrazad, era un oggetto molto speciale.
Sua madre l’aveva usata nello scontro contro l’Innominabile, ed
era l’unico ricordo che a Thomas era rimasto di lei. Ad essere più
precisi era l’unica cosa che era rimasta di lei. Lo scontro con
l’Innominabile era stato tanto violento che l’intera area di
Fonte di Stelle era stata ridotta ad un cumulo di macerie roventi.
Perfino i mattoni delle case erano fusi e non era stato possibile
ritrovare nessun cadavere in quella devastazione. Solo una cosa era
rimasta intatta: Shahrazad.
La bacchetta quindi, non
aveva solo un valore affettivo, ma era anche un oggetto di grande
interesse storico1.
Per la gente di Arda era una specie di reliquia e sembrava
inconcepibile che Thomas volesse prestarla a qualcuno, fosse pure
Ellyone.
Ellyone cercò di
protestare dichiarando che mai e poi mai avrebbe potuto usare una
bacchetta così preziosa, ma Thomas fu irremovibile. Arrivò
addirittura a minacciare di non rivolgerle mai più la parola se non
avesse accettato e alla fine Ellyone cedette, un po’ perché la
bacchetta le serviva veramente e un po’ perché usare Shahrazad era
il sogno segreto di tutti gli studenti dell’ARPA.
Quando si separarono per
andare nei dormitori Thomas le sussurrò all’orecchio <<E
poi, se usi la Shahrazad sarà un po’ come se fossi anche io con
te.>> E le sfiorò la guancia con le labbra. Ellyone avvampò,
ma fortunatamente gli altri erano lontani e non avevano assistito
alla scena.
***
La Torre D’Avorio,
chiamata così dagli abitanti di Kadma per il suo particolare colore,
in realtà non era una torre, almeno non in senso tradizionale, e non
era neanche fatta d’avorio. L’edificio era la riproduzione
tridimensionale di un essere alato dalle sembianze vagamente elfiche
che impugnava una spada. La struttura era un unico, enorme blocco di
mitril che emergeva direttamente dalla terra e aveva fondamenta
simili a radici che si estendevano per migliaia e migliaia di virgit
fino ad oltre la crosta del pianeta. Alcune legende dicevano che la
torre fosse stata costruita da una roccia caduta dal cielo, altre che
fosse stata ottenuta sagomando una piccola collina. In realtà gli
studiosi erano propensi a credere che fosse stata costruita
richiamando e sagomando fiumi di mitril dalle profondità di Arda,
anche se nessuno era in grado di dire come. Non perché non fosse
possibile attirare un metallo. Molte specie avevano sviluppato
qualche tecnica per farlo, ma riuscire a muovere così tante
tonnellate di mitril da sotto la crosta del pianeta e a modellarlo
avrebbe richiesto una tale quantità di energia da non poter essere
neanche calcolata. Eppure, quasi tutti gli studi sembravano
confermare l’ipotesi che la torre fosse stata costruita con una
tecnica molto simile all’Armonia Metallica2
sviluppata dai fabbri elfici.
All’interno la
struttura era cava e presentava numerosi piani, un terzo dei quali
era nel sottosuolo.
La Torre D’Avorio era
nota fin dall’antichità e molti erano certi risalisse alla I era,
periodo durante il quale erano state costruite varie strutture dalle
proprietà inspiegabili che erano sparse un po’ per tutta Arda. Gli
archeologi ritenevano che fossero testimonianze di una civiltà
molto avanzata che era scomparsa a seguito della grande estinzione,
che secondo la tradizione Elfica aveva segnato la fine della I era3.
Attualmente comunque la Torre era famosa non per la sua storia o per
il rompicapo che costituiva per gli
studiosi, ma per il fatto di essere il centro del Cerchio, sia da un
punto di vista politico che geometrico. Infatti l’edificio era
stato usato come perno dell’incantesimo che aveva creato la
barriera e pertanto ne occupava il centro perfetto. Inoltre la torre
era stata scelta come sede del Goldor che tuttavia ne utilizzava solo
i piani superiori. Quelli che si addentravano nel sottosuolo erano
stati riservati agli studiosi di magia, il che significava che erano
attualmente usati solo dai Consiglieri e da persone autorizzate dal
Conclave.
Il Sommo Maestro degli
Elfi, reverendo figlio della Luce, Eritro di Namis aveva trascorso
tutta la giornata nell’archivio più profondo della struttura,
situato all’ultimo piano sotterraneo dove erano custoditi antichi
reperti tra cui gli scheletri di varie specie di draghi. Il Sommo
Maestro non avrebbe dovuto essere lì. Non solo perché dopo
l’ennesima e infruttuosa riunione del Goldor aveva comunicato agli
altri rappresentanti di dover tornare a Namis, ma perché per
accedere a quella specifica area era necessaria un’autorizzazione
del Conclave che l’elfo aveva omesso di chiedere. C’erano
informazioni che potevano essere trovate solo in quegli archivi, ma
il vecchio elfo non voleva mettere in allarme tutti i Consiglieri.
<<Le cose vanno
male se vieni qui di persona!>>
Eritro finì di leggere i
suoi documenti prima di voltarsi ad affrontare il nuovo arrivato.
<<Ah! Temo
purtroppo che tu abbia ragione, mio caro figlio.>> Disse
massaggiandosi le tempie.
Una luce fatua rendeva
appena visibili i suoi lineamenti. Un viso saggio, capelli rosso
scuro e occhi nocciola. L’anziano elfo era evidentemente stanco ma
i suoi occhi erano ancora vigili.
<<Purtroppo sembra
che le cose non stiano andando come avevamo sperato. Anche l’elezione
di Gileas…>> Sospirò e scosse la testa lasciando la frase in
sospeso.
L’altro si accigliò
lievemente, unico segno del suo disappunto. Il Maestro aveva nutrito
grandi speranze in quel giovane elfo, tanto da patrocinare la sua
elezione come Custode del Portale dei Due Fuochi.
<<Gileas è una
persona molto difficile da controllare!>> Disse piatto evitando
di far trasparire qualunque emozione.
<<Già! Sta dando
filo da torcere persino a Boezio.>> Convenne il vecchio elfo,
con una punta d’orgoglio che fece aumentare il disappunto del suo
interlocutore.
<<Ma non è in
grado…>> Questa volta doveva aver fatto trasparire la sua
delusione perché il maestro lo fermò con un gesto.
<<Lo so, figliolo.
Avrei dovuto tenere in maggiore considerazione la sua giovane età.>>
Il maestro scosse nuovamente la testa. <<Purtroppo l’attuale
situazione è molto complessa. E questa presunta organizzazione che
sembra stia agendo contro di noi…potrebbe essere più antica di
quanto si pensi!>> Disse facendo vagare lo sguardo per
l’archivio prima di focalizzarlo sul suo interlocutore. <<Ma
non sei certo qui per assistermi nella mia ricerca!>>
<<No, maestro.>>
Rispose lui con una punta di vergogna per aver quasi dimenticato la
ragione per cui era sceso negli archivi.
<<Temo che tu debba
interrompere i tuoi studi. Odin Griffin ha ricevuto uno speciale
permesso per effettuare delle ricerche…per quel suo libro sui
draghi.>> Indicò con un gesto uno degli scheletri che
torreggiavano nella sala.
<<Ah!>>
Eritro sospirò. <<Deve esserci lo zampino di Agata. Sta
veramente viziando troppo quel ragazzo.>>
<<Sarà qui entro
un paio di ore, maestro.>>
<<Capisco, e temo
che i suoi studi si protrarranno a lungo.>>
L’altro annuì.
<<Allora dovrò
trovare una soluzione, ma per il momento c’è poco da fare. Le mie
ricerche aspetteranno! Spero solo che frattempo non succeda nulla di
irreparabile.>>
***
L’Arpa era una piccola
città i cui edifici erano collegati tra di loro da ponti e corridoi
in modo da formare un unico grande complesso.
Come molte città
costruite a tavolino dai maghi, aveva una pianta rettangolare divisa
in quadrati che si estendevano a raggiera, con la parte centrale
dedicata agli uffici, le altre alle aule e ai laboratori, mentre
nella periferia erano situati i dormitori e le aule comuni per le
attività ricreative.
Sigmund Snake però non
aveva un appartamento nei dormitori come gli altri studenti. Un altro
privilegio ereditato dalla sua famiglia era di avere a disposizione
edificio privato separato dal corpo della scuola, ai margini del
Parco Est.
La scuola aveva infatti
molti giardini e tre grandi parchi che messi insieme avevano
un’estensione molto maggiore della parte occupata dagli edifici.
Un parco era stato
ricavato al centro del complesso, mentre gli altri due erano ai lati
est e ovest e in pratica circondavano l’intero complesso. Benché
molti pensassero che avessero uno scopo estetico e che la loro
costruzione fosse stata decisa per l’influenza degli elfi silvani,
in realtà i parchi erano stati pensati per ragioni militari. Erano
una zona cuscinetto nella quale si sarebbe potuto combattere nel caso
truppe di invasori fossero riuscite a superare le due fila di mura
che circondavano la scuola e le torri di difesa, ed infatti erano
stati riempiti di incantesimi di protezione.
Per questa ragione nei
parchi Est e Ovest non erano state costruite strutture, con la sola
eccezione del Cubo, così era chiamato per la sua forma, che era
stato voluto dall’Arcimago contro il parere di molti funzionari,
che tuttavia non erano nella posizione di poter negare qualcosa a
Daneel Snake.
L’edificio era sempre e
solo servito come residenza degli Snake quando erano in visita a
Kadma o durante i loro studi. Si diceva che vi fossero nascosti
grandi segreti, ma sia il Goldor che il Conclave lo avevano fatto
perquisire più volte senza mai trovare nulla di sospetto. Il Cubo
era di fattura totalmente diversa dal resto della scuola e a molti
studenti sembrava un edificio lugubre, soprattutto per il fatto che
era costruito da spessi mattoni neri, lisci e lucidi, privi di
qualunque decorazione. Grandi finestre ad arco si aprivano lungo i
muri, ma erano formate da una semplice cornice metallica che sembrava
un’estensione delle pietre in cui era incastonato del vetro scuro
che non permetteva di vedere l’interno. E come era ovvio,
circolavano le voci più sinistre su cosa ci fosse dentro al Cubo.
In realtà, l’interno
era molto accogliente e conteneva tutto quello che un giovane mago
avrebbe potuto desiderare per i suoi studi. In senso letterale perché
il Cubo era stato stregato in modo da adattarsi alle esigenze dei
suoi occupanti con degli incantesimi purtroppo noti solo all’Arcimago
che non li aveva condivisi. Al momento il piano terra era formato da
un ingresso che dava sulla rampa di scale che portava al primo piano
e sulla porta della camera da letto, che occupava quasi completamente
il piano visto che Sigmund era l’unico abitante dell’edificio.
Nella stanza c’era un grosso letto a baldacchino, una scrivania in
legno intagliato e un angolo salotto con due poltrone e un tavolino
in vetro di fattura elfica. Sulla sinistra c’erano le porte che
portavano al guardaroba e alla sala bagno. Al primo piano c’era lo
studio, con un altro angolo salotto, la scrivania ben illuminata e
numerosi mobili con gli scaffali pieni di libri. C’era anche un
piccolo angolo cottura con calderoni e ampolle per le pozioni. Nella
soffitta c’era il pentagramma per gli incantesimi più complessi,
il materiale per la divinazione e un piccolo angolo osservatorio.
Tutti questi ambienti
erano piuttosto sobri se paragonati all’architettura dei maghi, ma
Sigmund aveva avuto difficoltà ad abituarsi ad essi. Soprattutto al
bagno, visto che a Mardok l’acqua era un bene così prezioso che
usarla per l’igiene personale era considerato un peccato capitale.
Sigmund era seduto di
fronte all’ampia finestra della sua stanza ed ascoltava con aria
preoccupata il resoconto di Aris.
<<Stanno
sottovalutando la cosa!>> Commentò.
<<Ovvio.>>
replicò Aris con la sua voce impassibile. <<Ma noi non
possiamo fare molto, per ora.>>
Aris aveva l’aspetto di
un bambino con gli occhi e i capelli grigi, ma non era un mago.
Sigmund non era neanche sicuro che fosse una forma di vita in senso
stretto. Gli si rivolgeva al femminile, forse perché una volta aveva
una sorella, ma nel suo caso il sesso non aveva grande importanza,
visto che Aris era semplicemente (si fa per dire) una
rappresentazione antropomorfa.
L’Aris-en, l’Occhio
del Drago, era il potere che presiedeva alla distruzione e alla
rigenerazione e aveva assunto forma materiale dopo che Sigmund aveva
distrutto il libro dei morti custodito dai Draghi Neri.
Prima della comparsa dei
Maghi, su Arda abitavano sette stirpi di draghi, ognuna delle quali
presiedeva ad una delle sette forze base della magia che gli Eldar, i
Luminosi, chiamavano Silmir. Contrariamente a quanto si credeva, i
draghi non si erano estinti, ma dopo una devastante guerra contro il
Nulla, erano stati costretti ad abbandonare Arda al fine di mantenere
l’equilibrio del pianeta. Purtroppo, per l’imperizia dei Draghi
Neri, alcuni frammenti con il potere del Nulla erano sfuggiti alla
distruzione, per cui il branco era rimasto indietro per porre
rimedio, ma aveva incontrato la difficoltà di non poter lasciare
l’Aras-Nai, visto che l’Aura che permetteva loro di restare ad
Arda senza danneggiarne gli equilibri, era mortale per buona parte
delle nuove forme di vita che si erano diffuse sul pianeta. Per cui i
Draghi si erano dovuti avvalere, nel corso dei secoli, della
collaborazione di altre creature.
Tra coloro che avevano
sposato la loro causa c’era anche Sigmund Snake, Reggente di Mardok
e membro adottivo del branco. Nelle prime fasi di quella che era
passata alla storia come la rivolta di Mardok, infatti, Sigmund era
accidentalmente caduto nell’Aura, ma incredibilmente non era morto.
Le scelte sentimentali dell’Arcimago Daneel gli avevano garantito
la benedizione di Anankè, il Silmir dell’armonia universale che lo
aveva reso una delle poche creature immuni all’Aura. Il Piccolo
Sigmund era stato soccorso da Mojo, il decano dei draghi, che ne
aveva fatto il suo figlioccio e gli aveva insegnato la loro magia. E
vista la sua capacità di custodire l’Aris-En i Draghi gli avevano
chiesto di recarsi nel mondo esterno per distruggere i restanti
frammenti del Nulla. Così, dopo la rivolta e la morte di suo padre,
Sigmund Snake si era recato a Kadma con tre obiettivi. Portare a
termine la missione affidatagli dai Draghi Neri, farsi riconoscere
come Reggente di Mardok in modo da cacciare le truppe di Kadma che
avevano occupato il suo paese e imparare la guarigione dagli elfi.
Con l’aiuto dei Draghi
e degli alleati che avevano a Kadma, Sigmund era arrivato alla Torre
D’Avorio e aveva impugnato il trattato. Purtroppo, contro ogni sua
aspettativa, essendo orfano e minorenne era stato affidato ad Omoro
Flameling che lo aveva trascinato all’Arpa affinché diventasse un
bravo Eregorius e una persona di cui il Conclave potesse fidarsi.
Lui
sarebbe fuggito volentieri, ma sia Aris che l’Elsen1
avevano stabilito che doveva imparare la magia dei maghi. Inoltre la
scuola era stata il centro amministrativo del paese per secoli e vi
erano custoditi ancora importanti e antichi documenti che potevano
essere utili per la sua ricerca. E durante le vacanze Sigmund poteva
avvalersi dei suoi privilegi di studente dell’ARPA per girare in
lungo e in largo per il paese ed accedere a luoghi di sapere preclusi
ai comuni. Con la scusa dei suoi studi, si era già recato in tutte
le principali biblioteche del Cerchio e grazie ad Aris era riuscito
ad accedere anche ad aree proibite.
Al momento erano sulle
tracce dell’Opera Nera, un artefatto che era appartenuto
all’Innominabile e che era sfuggito allo scontro con l’Alleanza,
a favore della quale i Draghi erano intervenuti per quanto possibile,
per esempio mantenendo le truppe oscure lontane da Mardok e
garantendo così i rifornimenti a Kadma. Sigmund era quasi certo che
l’Opera fosse stata trovata e nascosta dal Conclave. Probabilmente
da qualche mago, visto che solo loro avevano una magia così potente
ed erano sufficientemente folli da custodire quella cosa. Forse i
maghi si erano resi conto della sua pericolosità e, non sapendo come
distruggerla, avevano deciso di nasconderla per impedire che qualcuno
potesse usarla ancora, ma Sigmund era più propenso a credere che
qualche vecchio stupido l’avesse conservata per sfruttarne il
potere.
Purtroppo, la ricerca si
era rivelata più difficile del previsto, anche a causa dei frequenti
crimini collegati all’uso della magia nera che affliggevano Kdma e
avevano reso gli Eregorius sempre più paranoici. All’inizio si era
trattato di casi sporadici che le autorità avevano attribuito ad
amici delle tenebre isolati, ma negli anni si era verificata una vera
e propria escalation che era culminata con i fatti di Faerie.
<<Quindi… non
faranno altro oltre mandare Lord Misha?>> Era una domanda
retorica in quanto il resoconto di Aris era chiaro.
<<Non per il
momento, ma il Conclave è agitato.>> Sottolineò la bambina.
<<Branco di
stolti!>>
<<Sono divisi, e
questo rallenta le loro decisioni. Ma reagiranno, e quando accadrà
lo faranno con durezza.>>
Sigmund si accigliò.
<<Conoscendoli, non
è una bella prospettiva!>> Scosse la testa. <<Ho un
brutto presentimento!>> disse, mentre guardava la sua immagine
riflessa nel vetro della finestra. Il vetro era stato creato in modo
da essere trasparente dall’interno, ma era notte fonda e le nuvole
coprivano le lune e le stelle, rendendo il mondo un ammasso scuro e
informe nel quale non era possibile distinguere nulla.
Note:
SE IL RACCONTO TI È PIACIUTO CONDIVIDILO CON I TUOI AMICI E NON SCORDARTI DI LASCIARE UN COMMENTO! IL PROSSIMO EPISODIO SARÀ PUBBLICATO DOMENICA 3 NOVEMBRE.
Note:
1 Taris era una
delle quattro città che, con l’ARPA, reggevano il Cerchio ed era
nota anche come “il granaio di Kadma” perché dalla sua regione
proveniva il 70% delle scorte alimentari del paese. Taris era una
città pacifica, i cui abitanti non erano portati per l’arte della
guerra, per cui, durante il conflitto il loro compito era stato
esclusivamente quello di produrre i generi alimentari necessari alle
altre regioni e all’esercito. Solo i maghi di Taris avevano
compiuto vere e proprie azioni militari, ma per lo più si era
trattato di operazioni di supporto.
2 La città di Taris
aveva forma circolare e vista dall’alto sembrava formata da tanti
cerchi concentrici che si aprivano intorno al Palazzo del Consiglio,
sede del governo della regione. Il Primo Cerchio era appunto
costituito delle mura che circondavano l’area in cui sorgeva il
palazzo.
3 Il Vilillo era una
malattia infettiva non mortale, se curata in tempo, ma molto
virulenta. Per curarla erano necessarie particolari pozioni magiche e
una lunga degenza. Per evitare il diffondersi del contagio, i paesi
in cui si verificava un caso di Vilillo erano messi in quarantena
fino a quanto il Nucleo Malattie Infettive non dichiarava debellata
l’epidemia. La soluzione del Sindaco di diffondere la falsa notizia
di un’epidemia di Vilillo appare, quindi, molto appropriata perché
permetteva di isolare l’area del villaggio e giustificava la
presenza nella zona delle forze del Goldor.
4 Namis, la Città
dell’Aria, era una delle quattro città che con l’ARPA reggevano
il Cerchio e sorgeva in cima ad uno dei monti più alti di Kadma, il
Kimesi, detto anche il “Re dei Monti”. A differenza delle altre
che avevano una popolazione molto variegata, Namis era abitata quasi
esclusivamente da Elfi.
5 Dopo il
ritrovamento, Shahrazad era stata sottoposta ad ogni genere di
analisi, ma non si era riusciti a capire come la bacchetta fosse
rimasta intatta nello scontro. C’era stato un lungo dibattito per
decidere cosa fare del prezioso oggetto magico, ma alla fine in
Goldor aveva deciso di seguire le volontà testamentarie di Edvige
DelaFlour e di restituire la bacchetta a suo figlio. Non tutti nel
Goldor avevano gradito la decisione, ma la pressione dell’opinione
pubblica (e di Serinus) era stata troppo forte. Così, quando aveva
12 anni, Thomas era entrato in possesso di una leggenda.
6 Armonia Metallica,
detta in Lesio Ahall Kaletaras, è una tecnica sviluppata nella V era
nella città di Namis da Talariel di Namis, famoso artigiano e
armaiolo, e completata e perfezionata dai suoi discendenti. L’Armonia
Metallica è essenzialmente una tecnica di modellazione dei metalli
volta a creare artefatti magici, ma può essere utilizzata anche come
tecnica estrattiva poiché consente di fondere e muovere un metallo
nello spazio utilizzando esclusivamente l’energia magica
dell’incantatore.
7 La teoria delle
Svolte Epocali accettata da molti studiosi della VII era deriva dalla
tradizione elfica di dividere la storia di Arda in periodi, la cui
fine era determinata da un grande evento o cataclisma. Nella V era,
vari studiosi avevano ripreso tale tradizione dandole valore
scientifico e avevano deciso di chiamare tali eventi significativi
Svolte Epocali, anche se gli eventi scelti come spartiacque erano
catastrofi che avevano annientato buona parte delle forme di vita del
pianeta. Nello specifico gli studiosi attualmente distinguono le
seguenti ere: la I era terminata con la grande estinzione, un ignoto
evento catastrofico che aveva annientato più del 99% delle forme di
vita del pianeta; la II era terminata con la prima glaciazione; la
III era terminata con il grande diluvio; la IV era terminata con la
seconda glaciazione; la V era terminata con la guerra del potere e la
VI era terminata con la sconfitta del Grande Nemico. La nostra storia
si svolge, secondo tale distinzione, nella VII era.
8 Elsen: Lesio,
sostantivo neutro singolare, seconda declinazione. Letteralmente
significa fratello/sorella maggiore, ma viene anche usato nei
confronti di una persona più grande con la quale si ha un
particolare rapporto di confidenza e amicizia. In quest’ultima
accezione il sostantivo diventa espressione di profondo rispetto
verso la persona a cui viene attribuito.
LA ROAD ROLLER È FIERA DI PRESENTARVI UNA NUOVA SERIE SCRITTA E DISEGNATA DA MIRIAM CAPUTO
Testo: Miriam Caputo
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