THE AGENT #13: Knights Of Cidonia
Quella mattina Earl si era alzato in ritardo rispetto alla sua tabella di marcia, brutto segno, le buone abitudini si perdono facilmente, ma alla fine si trovava di nuovo a Goldenhope e questo era già qualcosa. L'ultima missione lo aveva scosso abbastanza, i vertici del programma Agent erano stati sorpresi dalla sua abilità, dubitavano che in futuro gli avrebbero assegnato altri incarichi simili ma rimaneva un precedente da tenere in considerazione. Cercava di non pensare seriamente a quello che aveva vissuto, riflettere avrebbe solo peggiorato la situazione: dopo mesi di carcere aveva avuto una seconda possibilità di scappare, lui però non aveva neanche preso in considerazione l'idea di una fuga. Che cosa gli stava succedendo? Era diventato un soldatino ubbidiente da un giorno all'altro o lo era sempre stato? Nel profondo però a Copper la situazione non dispiaceva, anzi era quasi contento di eseguire gli ordini. Lui si manteneva in forma, il Governo lo chiamava per dirgli cosa doveva fare e lui lo faceva, senza battere ciglio. La sua vita si basava sul progetto Agent, da quando avevano iniziato a farlo viaggiare si era anche accorto di come il carcere gli stesse stretto. Aveva troppo tempo per coltivare i suoi hobby: scrivere e provarci con Annie. Tutto sembrava essere diventato così famigliare, quasi accogliente come se tutto questo fosse... un lavoro. Ecco lo aveva fatto di nuovo, si era messo a pensare ed aveva iniziato a perdere tempo, se invece di stare dentro la sua cella si fosse dato una mossa a quest'ora avrebbe già fatto la doccia. Invece lui cosa stava facendo? Rimaneva disteso sul letto a farsi domande filosofiche su quello che stava vivendo, questo... era lui. Doveva smettere di pensarci, se non poteva eliminarli allora avrebbe nascosto questi pensieri. Il progetto Agent era l'unica cosa che avesse avuto dei risultati concreti nella sua vita, non in negativo come tutte le altre esperienze che aveva vissuto, se si giocava bene le sue carte forse poteva tornare libero. Forse poteva tornare ad avere una vita normale, magari con Annie ma doveva smettere di pensare adesso doveva allenarsi.
In sua assenza Goldenhope era diventato un posto peggiore di quando l'aveva lasciato, mentre faceva pesi gli sguardi, con cui segnava mentalmente quando e quanto velocemente avrebbe dovuto smettere con il suo allenamento, si erano moltiplicati. Verso la fine gli era sembrato quasi che due detenuti si stessero avvicinando in cerca di guai, lui aveva rimesso il peso sul bilanciere si erano guardati male e poi un secondino si era rivolto ai due uomini che gli si erano avvicinati. Questa non fu che il primo di tanti segnali che notò dopo il suo ritorno dal Wyoming, nel carcere la situazione stava peggiorando e non ci voleva un esperto nel capire che da un momento all'altro sarebbe scoppiata una rivolta. I messaggi che dovevano arrivare a chi di dovere erano arrivati, il contrabbando era rimasto al minimo ma adesso circolavano sempre più armi. Un giorno gli toccò pulire il pavimento di un corridoio, alla fine anche i detenuti speciali come lui dovevano rendersi utili, alcuni ispanici però lo minacciarono con un punteruolo. Dovevano averlo rubato dall'ala del carcere dedicata alla falegnameria, questo fu il primo pensiero di Earl, poi notò con disappunto che il manico dell'oggetto, per quanto rovinato e camuffato, era ancora nuovo. Colse l'occasione per andare a farsi un giro, non aveva la minima intenzione di avvertire il direttore, ma doveva assicurarsi che la situazione non fosse peggiore di quel che pensava. Gli serviva un uomo e c'era solo un posto dove poteva trovarlo: la biblioteca.
Earl appena entrato nella stanza fu subito apostrofato da un detenuto “Hola chico, che succede?” Cooper girò la testa verso la voce, era il suo uomo: Oscar Torresola. Era un anziano sulla sessantina di origini portoricane, stava scontando una pena di trent'anni per tentato omicidio. Nessuno pensava che Oscar fosse un ispanico, la sua carnagione bianca ed il fisico da bevitore di birra la facevano assomigliare più ad un vecchio americano. Torresola era conosciuto all'interno di Goldenhope per due cose: il contrabbando e le informazioni. “Oscar ho bisogno di un'informazione” il vecchio rise e si aggiustò il riporto “Ma tu guarda un po', Earl Cooper, il signor nessuno viene a chiedermi un'informazione. Non faccio beneficenza chico, cosa offri?” Earl tirò fuori tre sigaretta D.O.A. “Mi hanno detto che queste sono le tue preferite, possono bastare?” il vecchietto smise di sorridere e tornò serio “Per offrirmi tre sigarette devi avere una domanda importante chico, che cosa vorresti sapere?” Copper rispose immediatamente “C'è qualcuno che mi vuole morto?” Il vecchietto si guardò intorno e poi rispose “Ti costerà più di tre sigarette” “Arriviamo a cinque e mi dai anche i nomi” Il vecchio sistemò di nuovo i pochi capelli che aveva in testa mentre fissava con sguardo torvo il suo interlocutore “Tu credi di poter venire qui e contrattare con me?” Earl fece un passo avanti “No, so perfettamente in che posizione mi trovo, è proprio per questo che ho bisogno di sapere” l'uomo rise in modo sarcastico “Passi mesi ad ignorare le persone intorno a te e poi ti lamenti che queste ti odino, mi aspettavo qualcosa di meglio da uno che ha studiato” Copper rimase in silenzio. Oscar lo guardò di sottecchi. “Sei proprio un pivello, vieni qui e dammi quelle sigarette” Earl si avvicinò e porse un pacchetto di D.O.A. Al portoricano “Queste non mi sembrano cinque sigarette” Earl sorrise “Forse studiare mi è servito a qualcosa” Torresola scoppiò a ridere fino a tossire.
Il progetto Agent non lo richiamò subito anzi, se c'era una cosa su cui erano stati chiari quelli del Governo, era stato proprio riguardo il fatto che avrebbe dovuto prendere questo periodo come un tempo di vacanza. La situazione era troppo pericolosa per continuare a lavorare, lui però doveva allenarsi e salvaguardarsi in tutti i modi, a breve avrebbero avuto di lui e doveva essere pronto. Ne approfittò per dedicarsi al suo secondo hobby preferito: provarci con Annie. Il laboratorio di scrittura creativa fu molto felice di riaccoglierlo, un po' perché alcuni aveva lasciato per problemi legati alla situazione del carcere ed un po' perché lui era l'unico che sapesse raccontare una storia. Si presentò con un piccolo racconto di neanche una pagina, la storia era quella di un'adolescente che guarda per la prima volta una ragazzina che gli piace. I detenuti erano tutti su di giri, Annie aveva faticato un po' per tenergli a bada ma anche lei sembrava felice. Le risate ed i commenti piccanti lasciarono spazio ai fischi e agli insulti quando, proprio sul più bello, Earl si fermò e con tutta la faccia tosta che aveva sospirò “Fine”. Mancava da tanto tempo al corso, ma aveva bisogno di qualcosa che gli permettesse di ritornare subito tra le grazie del suo pubblico, come tutti i bravi eccentrici però non era intenzionato ad accontentarlo del tutto. L'assistente l'aveva invitato a proseguire, la sua indipendenza artistica non si sarebbe piegata, né davanti ad Annie né davanti un gruppetto di detenuti delusi. Si stava comportando da prima donna, lo sapeva perfettamente ma quel corso, nonostante i suoi allenamenti e le sue esperienze al limite, continuava a rimanere l'unico luogo in si sentiva veramente forte, quasi al sicuro.
Anche per quel giorno arrivò la fine del corso, i detenuti se ne andarono quasi subito, non era cambiato proprio niente, Earl invece rimase per aiutare Annie a mettere in ordine la biblioteca. Keaton non era esattamente il tipo di donna che l'avrebbe fatto impazzire fuori dal carcere, però dopo più di un anno a Goldenhope anche lei aveva acquistato un certo fascino. I capelli erano lunghi e mossi, probabilmente li tingeva, era troppo rossa per essere naturale. Annie però aveva un pregio, i suoi occhi erano la cosa più bella che aveva visto da quando era finito dentro. Erano castani è vero, anche di una sfumatura abbastanza comune ma avevano una luce ed una vitalità che dava ad Annie quel non so che di accattivante da risultare quasi magnetica per lo sguardo. Ci aveva fatto caso più di una volta nel corso dei mesi, Annie quando ti fissava sembrava che ti penetrasse l'anima, la cosa lo aveva messo molto in soggezione prima di iniziare il programma Agent. Era proprio un senza palle, per incominciare a sopportare uno sguardo era dovuto entrare in un progetto governativo dove ammazzava la gente. Era una storia assurda, ma per quanto inverosimile era la sua vita, da un po' di tempo a questa parte aveva anche iniziato a farci l'abitudine. Se la cosa fosse finita bene ci avrebbe scritto sopra un libro, certo sempre omettendo e cambiando tutte quelle cose avrebbero potuto metterlo nei guai, ma sarebbe uscito comunque un bel libro. Il rumore dei fogli che Annie sistemava sopra il tavolo prima lo riportò nel mondo reale,fu in quel momento che fece caso ad un dettaglio: la camicia che indossava lasciava intravedere la scollatura, cosa buona e giusta pensò Earl mentre cercava di imprimere nella sua memoria quell'immagine.
“Che fai, guardi?” un brivido gli corse lungo la schiena, rimase interdetto, poi cercò di inventarsi una scusa plausibile da rifilare ad Annie “No... veramente stavo guardando il suo orologio... tra poco ho un impegno... non vorrei fare tardi”. L'assistente sociale aggrottò la fronte, fissò Earl, lui rimase impassibile cercando di mascherare in tutti i modi la figura di merda colossale che aveva appena fatto. Annie fece spallucce e si fece sfuggire un “Peccato” Earl si irrigidì ancora di più, adesso era davvero a disagio, cercò di recuperare “Non sono proprio così impegnato” Keaton sorrise “Mi fa piacere che sei di nuovo dei nostri” Cooper rispose in modo quasi robotico “Anche a me fa piacere essere dei nostri... ehm... volevo dire nel gruppo”. L'assistente mise i fogli nella borsa e si avvicinò “Come sta andando il tuo progetto di riabilitazione? Passi quasi più tempo fuori che dentro il penitenziario, immagino che la cosa ti renda felice” non aveva la minima idea di cosa rispondere, durante le missioni avevano continuato a passargli sempre più fascicoli su quella che doveva essere la sua copertura in carcere. Lui però aveva smesso di leggerli, nessuno gli aveva mai chiesto cosa facesse fuori dal carcere. Cercò di rispondere in modo vago per evitare di attirare sospetti “Il programma è abbastanza complesso non è molto semplice stargli dietro” era palese che fosse sulla difensiva, lei si limitò a sorridere “Immagino che ti terrà molto impegnato” “Sì non hai idea, però sai almeno così ho l'opportunità di potermi reintegrare e tutte queste cose” Annie stava cercando di mantenere viva la conversazione Earl doveva trovare qualche altro argomento che non si esaurisse nel giro di due frasi “Beh oggi il tempo è... soleggiato” era pessimo in queste cose Annie sorrise di nuovo “Ci vediamo al prossimo incontro allora, va bene?” lui annuì con la testa. L'assistente uscì dalla biblioteca salutandolo, aveva proprio fatto una figura di merda ma non tutto era perduto.
Quando vennero a prenderlo quelli del governo quasi non ci credeva, aveva dovuto aspettare più di un mese ed in tutto quel tempo aveva ricevuto più di una minaccia di morte. Alcune di questi gli erano state recapitate addirittura da secondini, la situazione era molto pericolosa il direttore Buster aveva deciso di lavarsene le mani. Gli uomini in nero venuti a svegliarlo nel cuore della notte avevano rischiato molto, mai spaventare un uomo con i nervi a fior di pelle, potrebbe fare cose folli. Il resto dell'estrazione si svolse con tutta la calma e il silenzio che richiedeva quel tipo di operazioni, lo fecero salire sopra un fuori strada nero, rigorosamente senza targa, e partirono verso luoghi ignoti. Quando scese dalla macchina Earl non si trovò davanti il solito campo d'addestramento, il posto assomigliava di più ad un parcheggio sotterraneo di quelli che si trovano nelle grandi città, la cosa lo disorientava. Mentre seguiva gli agenti, che nel frattempo lo avevano portato nelle fogne non poté fare a meno di realizzare come, nonostante avesse portato a termine tante missioni, quelli del Governo non si fidassero ancora di lui. Se avesse voluto tradirli non si sarebbe fatto condurre all'interno di quel labirinto, non era contento del trattamento che stava ricevendo, gli piaceva pensare che alla fine si fosse venuto a creare un rapporto con quei bastardi che lo comandavano, ma a quanto pareva ci tenevano a ricordargli come per loro fosse solo una pedina. Girarono a destra e proseguirono dritto per un po' poi attraversarono un piccolo ponte che li portò ad entrare in una galleria che si allontanava dalle fogne, in fondo c'era una porta metallica accanto alla quale sembrava essere un vecchio citofono arrugginito. Suonarono il citofono e la porta si aprì, quello che vide dentro sembrava tutto meno che una fogna.
La struttura in cui si trovava era un insieme di lunghi corridoi e stanze enormi, le pareti in cemento erano grige come il pavimento, se non fosse stato per la luce dei neon e i vetri oscurati che facevano da pareti per separare le stanze dal corridoio avrebbe pensato di trovarsi nel bunker in cui si era sparato Hitler. Gli agenti che lo scortavano lo portarono davanti un ufficio in fondo al corridoio principale, dopo di che gli ordinarono di entrarci dentro, i 2 uomini in nero fece dietro front e se ne andarono. Earl aveva la vaga impressione che li facessero con lo stampino, era assurdo vedere come i volti sembrassero anonimi ed inespressivi, quasi come se si trovasse davanti dei robot. Aprì la porta ed entrò “Permesso” un voce famigliare gli rispose con tono cordiale “Ciao Earl, ne è passato di tempo dall'ultima volta” Cooper rimase interdetto sulla soglia , davanti a lui c'era Jacob Gray. “Che fai? Vuoi rimanere lì tutto il giorno? Avanti entra ragazzone abbiamo molte cose di cui parlare” chiuse la porta dietro di se e si mise a sedere su una delle sedie davanti la scrivania “Ragazzone? Siamo tornati negli anni “50? Jacob sorrise “Mi fa piacere che non ti sia passata la voglia di scherzare, mi hanno parlato molto bene di te” Earl squadrò Gray per alcuni secondi poi prese a parlare “Abbiamo finito con le cazzate? Perché mi hai fatto venire qui nel covo delle tartarughe ninja?” l'uomo smise di sorridere “Forse ti saranno anche scese le palle ma ricordati sempre che stai parlando con un tuo superiore” prese un fascicolo da dentro un cassetto della scrivania e glielo porse“C'è tutto quello che devi sapere” Cooper lo prese “Dove dormo?” Gray lo guardò in cagnesco “Fosse per me nelle fogne la fuori, nel fascicolo c'è scritto anche quello” Earl rimase impassibile “Ho un problema” Gray lo fisso con sguardo di sufficienza “Sarebbe?” “Goldenhope non è più un posto sicuro, tra non molto scoppierà una rivolta in carcere ed io potrei andarci di mezzo” l'agente si schiarì la voce “Ce ne occuperemo noi, adesso vai “.
Era stato uno stronzo, ma Gray non gli era mai piaciuto e dopo che era passato tanto tempo dal loro ultimo incontro ricordava il perché. Jacob era il peggio che il progetto Agent avesse da offrire. Lui era il classico funzionario del governo pronto a tutto per raggiungere i suoi scopi. Per arrivare a quella posizione dovrà aver sicuramente leccato culi a destra e sinistra, forse gli era anche piaciuto per quello che ne poteva sapere, non riusciva a contenersi, Gray tirava fuori il peggio di lui. Una volta si sarebbe fatto intimorire da persone come quello stronzo, ma una volta non aveva un addestramento militare e le palle di affrontare missioni suicide. Arrivò nella sua stanza dopo aver aperto il fascicolo, c'era scritto veramente tutto quello che avrebbe dovuto fare compresi gli orari della mensa, in quel posto di merda avevano anche una mensa, non poteva crederci. Come da prassi andò al poligono per riprendere la mano con le armi da fuoco, era passato un po' di tempo dall'ultima volta che aveva sparato a qualcosa, per il qualcuno era un altro discorso ma premere il grilletto un paio di volte lo avrebbe aiutato a distendere i nervi. Nel fascicolo c'era una carta magnetica, sopra c'era un codice a barre, le istruzioni dicevano che la carta magnetica si chiamava badge e serviva ad aprire le porte e a ricevere la propria razione a mensa. Vicino ad ogni porta dello stabile c'era una specie di citofono pieno di tasti, accanto ai tasti c'era una piccola fessura in cui dover inserire il badge. Ad Earl sembrava la versione sfigata di un bancomat, aveva anche un piccolo schermo sopra il quale sarebbe dovuto apparire se si era autorizzati o meno ad entrare. Inserì la carta ed una voce meccanica con tanto di luce rossa disse “Accesso negato”. Ripeté l'azione un paio di volte e proprio mentre stava per decidere di accanirsi sullo schermo di quel bancomat del cazzo decise di dare un'occhiata al fascicolo, si era scordato di leggere l'ultima parte delle istruzioni: il badge vi consentirà l'accesso alle zone per le quali siete autorizzati solo ed unicamente nelle ore che vi sono state assegnate, per sapere il vostro orario andare a pagina dodici. Cooper si guardò intorno con aria circospetta, sperava che nessuno l'avesse visto, poi andò a pagina dodici e ritornò nella sua stanza, quella giornata era dedicata allo studio del bersaglio.
Questa volta si sarebbe dovuto occupare di Hank Jesters, un uomo sulla trentina, possedeva un'azienda che si occupava di rivendere cianfrusaglie di vario on-line, non era sposato e dai pochi dati che il governo era riuscito ad avere su di lui si intuiva come fosse qualcuno di molto attento alla sua privacy. Quando non era a lavoro scompariva nel nulla, non c'era traccia di una sua foto on-line, tanto meno si sapeva qualcosa riguardo eventuali account social oltre a quelli del lavoro. Forse Hank poteva sembrare un normale tizio anonimo agli occhi degli altri ma non al Governo. Da qualche tempo aveva comprato un immobile lontano dalla città in cui lavorava , dopo un'analisi con gli infrarossi si era capito come il bersaglio non vivesse da solo. In altre parole questa era la classica missione che inizia bene e finisce male, molto male. Come se non bastasse probabilmente era collegato a Larry, il traditore che aveva eliminato in uno delle sue prime missioni. Erano avvenuti alcuni scambi di file tra i due, l'unico nome in loro possesso era Knights Of Cidonia, chissà che voleva dire. Cercò di togliersi questo pensiero dalla testa e si mise sotto con la preparazione nei giorni successivi: le sue giornate erano scandite dalle sue ore al poligono alternate allo studio della zona. In tutto il tempo della preparazione non incontrò mai Jacob, forse era meglio così dopo tutto, l'unica cosa che gli rimaneva difficile era evitare di pensare al passato. Mentre studiava il fascicolo aveva un sacco di problemi a concentrarsi, davanti gli occhi ritornava sempre quella scena: Diana dentro la piscina. Era passato tanto tempo ma il ricordo era ancora nitido, aveva fatto fuori la sua istruttrice, la donna che lo aveva reso quello che era. Ricordava ancora la sensazione di stupore e delusione quando la vide morire, non poteva crederci, fino ad un momento prima Lee stava godendosi le sue meritate vacanze ed immediatamente dopo galleggiava a testa in giù in una pozza di sangue. Si fermò per riposare gli occhi, stava sprecando tempo, era inutile continuare a pensarci sopra , non era per questo che l'avevano addestrato.
Arrivò il giorno della missione e con tutta calma scese dal furgone nero che gli avevano dato, la sua copertura consisteva nel presentarsi come un fattorino delle consegne, da qualche settimana Hank stava aspettando un pacco dalla Cina, questo era stato bloccato alla dogana. Niente di più facile, tutto quello che doveva fare adesso era entrare, uccidere il bersaglio, prendere il computer e filarsela prima di avere problemi. L'immobile aveva una piccola recinzione che, unita ad un muro in mattoni, ne delimitava la proprietà, il giardino era trascurato come lo stabile a due piani che si intravedeva dal cancello. Suonò al citofono, una voce rauca rispose dall'altra parte “Chi è?” “Sono il fattorino, ho un pacco per il signor... signor Jesters, avrei bisogno di una firma” nessuna risposta, stava di nuovo per citofonare quando sentì il rumore di qualcosa che cigolava, il rumore di una sicura che veniva tolta lo fece scattare per nascondersi dietro il furgone. Una nuvola di proiettili si infranse sul cancello aprendolo, qualcuno urlò “Pensate di poterci fottere così facilmente bastardi?” Earl gettò il pacco a terra ed estrasse la pistola calibro nove che nascondeva sotto il vestito da corriere , tolse la sicura “Signore! Ma è impazzito! Io devo solo consegnare un pacco!” un secondo colpo si infranse sul furgone “Che razza di corriere ha un furgone blindato?” la copertura era definitivamente saltata, tolse la sicura. “Un corriere che non ha intenzione di morire signore” “Non credo bastardo, noi siamo in quattro e tu sei soltanto uno, quindi evita di fare lo stronzo” Adesso sapeva che non erano dei professionisti,forse erano degli idioti assoldati da Hank come guardie del corpo, probabilmente avrebbe sparato a chiunque si fosse avvicinato.
“Signore ho una proposta!” urlò Earl da dietro il furgone, un altro colpo si infranse contro la carrozzeria del veicolo “O voi mi consegnate Hank ed il suo computer oppure vengo io e posso assicurarvi che non vi piacerà” “Ma sentilo il figlio di puttana, come cazzo ti permetti di venire qui e fare il cazzo che ti pare, stronzo!” Earl prese la mira e beccò in testa l'uomo che gli aveva sparto contro fino a quel momento, sentì altre due voci “Oh mio Dio hanno ammazzato Kenny!” “Brutto bastardo!” Ne mancavano solo tre adesso, poi si sarebbe messo a cercare Hank ed il suo fottutissimo computer. Gli avrebbe fatto comodo poter contare su qualche tipo di supporto, non era normale che l'avessero scoperto così facilmente. Prima di entrare nella proprietà si prese alcuni attimi per pensare, sentiva il rumore di passi, con tutta probabilità era uno solo. “Muori basta...” Earl sparò all'instante uccidendo il suo aggressore, adesso erano due contro uno. Il tizio aveva provato a prenderlo alle spalle, forse da qualche parte c'era un'entrata secondaria, poteva essere rimasta aperta e probabilmente poteva essere ancora utilizzata. Cooper prese in prestito il SUB-2000 con cui avevano appena cercato di ammazzarlo e rimise la sua pistola nella fondina. Fece un respiro profondo e provò a correre verso il retro della casa, alcune raffiche di proiettili lo costrinsero però a rimanere dove era. Che situazione del cazzo, adesso doveva farsi venire in mente qualcos'altro. A qualche metro di distanza notò uno strano rialzo nel terreno, aguzzò lo sguardo e non poté che rimanere stupito nel constare che quella era una botola: che culo. Earl iniziò a sparare a casaccio per distrarre i due bastardi rimasti in casa e si gettò dentro. Sbatté la testa contro una parete, si trovava dentro un tunnel in fondo al quale poteva vedere distintamente delle luci, dove cazzo era finito?
Sentiva uno strano odore, qualcosa di molto famigliare ma adesso non ricordava cosa, mentre si avvicinava verso la sorgente luminosa in fondo alla piccola galleria incominciò a distinguere quelle che sembravano delle piante. Non poteva crederci, doveva essere morto e questo doveva essere il paradiso, lui da solo con un'intera piantagione di marijuana a sua disposizione. Non si faceva un joint da un sacco di tempo, vedere tutta quell'erba gli ricordava quando era un'adolescente. Le uscite con gli amici, i discorsi idioti, le serata passate a guardare film di serie B strafatti. Cazzo, poteva anche abituarcisi, essere morti non era poi così male. Si trovava in una specie di scantinato, delle luci a led lasciavano crescere l'erba forte e rigogliosa, la natura aveva dell'incredibile delle volte. Com'era possibile che da una piantina così piccola si potessero fare tante cose? Cazzo stava proprio invecchiando per fare certi discorsi invece che fumare. Il rumore di una porta che si apriva lo riportò nel mondo dei vivi, sentì le voci dei tizi che avevano cercato di farlo fuori e si nascose. “Davo cazzo è andato quel bastardo?” “Non ne ho la più pallida idea ma Eric non è tornato e scommetto che ci ha lasciato il culo”. In effetti non aveva tanti torti, pensò Earl dal suo nascondiglio, lui doveva essere quello intelligente dei due, prese la mira con cura e sparò alcuni colpi con precisione chirurgica. Entrambi caddero a terra come due sacchi di patate, li finì e poi salì cautamente le scale. Nessuno di quelli che erano morti corrispondeva al profilo di Hank Jesters, dove poteva trovarsi quel bastardo ed il suo dannato computer? Aveva messo a soqquadro tutto lo stabile ma non aveva trovato niente. Mentre si trovava al secondo piano sentì il rumore di una macchina, si avvicinò alla finestra facendo attenzione a non farsi vedere, in quel momento il suo bersaglio scese di corsa dalla sua vecchia Dodge. “Bingo” disse tra i denti Earl mentre toglieva la sicura alla pistola.
“Cazzo, cazzo, cazzo!” Hank si muoveva a scatti per tutta la casa alla ricerca di qualcosa “Porca puttana no, no, no! Ma dove cazzo l'ho messo, cazzo!”. Jesters era obeso e stempiato, una barba poco curata incorniciava un viso che sembrava un capolavoro di arte moderna. Se Earl avesse dovuto dargli un nome l'avrebbe chiamato Grasso sotto carne, lui sì che era bravo a dare i nomi. Mentre pensava tutto questo il grassone urlò di gioia dopo aver trovato quello che cercava: l'hard disk. “Si cazzo, andiamo!” “Non così in fretta smilzo” Hank si girò di scatto con la stessa faccia di un bambino beccato con le mani nella marmellata “Cazzo amico, mi hai fatto prendere un bello spavento, sai? Prendi quello che vuoi, io qui non c'entro niente non la fumo neanche l'erba, quella roba fa male” Eark non sapeva se era più infastidito dalla strafottenza del ciccione o dal commento sull'erba “Dammi un motivo per non ficcarti un proiettile in quella testa di cazzo che ti ritrovi?” “Due milioni di dollari possono bastare?Sai con con le cripto valute si fanno affari veri non come con la droga” “Non ci faccio niente con 2 milioni di dollari” rispose perentorio Earl mentre mentalmente si mangiava le mani per non poter accettare l'offerta. Jesters sorrise compiaciuto “Andiamo per chi lavori? Colombiani? Russi? Pakistani? Quanto ti danno loro? E se ti dicessi che ho un amico che può ripulirti la fedina? Stai nei servizi segreti lui, se mi dai un attimo posso contattarlo con il mio cellulare e tu non sarai più nessuno” quello era decisamente il suo uomo “Dimmi tutto quello che sai su Larry Wozniak” Hank rimase interdetto poi lo guardo di sottecchi “A quanto pare abbiamo entrambi qualcosa da guadagnare, non trovi?” “C'è un file sul tuo computer, si chiama Knights Of Cidonia, che cos'è ?” il grassone rimane perplesso “ Il gdr? Che cazzo ci fai con un gdr scusa? Non sarai per caso uno di quei deficienti che ho battuto su KC, bro ti sei fatto prendere un po' la mano...” “KC? Che cazzo è?” l'uomo iniziò a ridere “Ma come? Non sai neanche come si chiama il videogame su cui sprechi tutto il tuo tempo? Dai stronzetto adesso esci fuori, non voglio neanche sapere come hai fatto fuori gli altri ma adesso ho da fare se permetti” Earl scarico il caricatore addosso al bersaglio, non c'era altro da dire, erano stati fregati. Prese l'hard disk e si diresse col furgone verso il punto d'estrazione.
Venne riportato alla base e fatto accomodare in una piccola stanzetta, ricevette l'ordine di stendere un rapporto su tutto quello che era successo. Quando hai microfoni e telecamere ovunque non ha molto senso che qualcuno scriva ciò che è successo, probabilmente Gray non voleva più vederlo e , come se non bastasse, gli toccava anche scrivere un rapporto come se fosse un fottuto poliziotto. Purtroppo le registrazioni che avevano fatto tramite il furgone non erano bastate, i colpi ricevuti avevano danneggiato l'attrezzatura almeno stando a quello che gli avevano detto. Non aveva modo per verificare se ciò fosse vero o solo una presa di posizione da parte di Jacob, oppure si stava sbagliando. Finì di stendere il rapporto ed un'agente dal volto anonimo lo prese in consegna lasciandogli una fascicolo ed una scheda. Nel primo c'era tutto quello che avrebbe dovuto imparare per la sua copertura in carcere, nel secondo invece era segnato tutto il programma ed i luoghi in cui sarebbe dovuto stare prima di ritornare a Goldenhope. Stava per entrare nella sua nuova stanza quando gli venne comunicato di dirigersi immediatamente nell'ufficio di Gray, alla fine aveva ragione lui, non erano riusciti sul serio a registrare tutto. Quando entrò nella stanza vene accolto di Jacob con un sorriso affabile “Ciao Earl, come va?” “Bene” Cooper sorrise di rimando e si sedette . “Complimenti per il rapporto, veramente ben scritto, c'è tutta una dovizia di particolari che...” “Arriva al punto” sul volto di Jacob si dipinse un'espressione di rabbia e sdegno “Non posso neanche più elogiare i miei uomini adesso?” “ Knights Of Cidonia non è quello che pensavano i tuoi uomini” l'altro rispose in tono serio “ E che cos'è allora?” “Un videogioco” Gray rimase interdetto “Che cosa significa che è un videogioco?” “Esattamente quello che significa” rispose Earl con tono saccente, poi proseguì “ Larry ci ha fregati alla grande, vi ha portati esattamente dove voleva lui, avete fatto fuori uno spacciatore di quarta categoria non uno dei vostri nemici” l'uomo fece un lungo respiro, si vedeva che stava cercando di mantenere la calma “Bene Cooper, grazie per l'informazione, gli Stati Uniti te ne sono grati” “Con me certe cose non attaccano” Jacob iniziò a guardarlo in cagnesco “Ma un grazie non si butta mai, io me ne vado, ho un fascicolo intero da imparare”. Detto questo prese e si diresse verso la porta, ma prima di uscire si girò di nuovo verso Gray “Grazie per avermi ascoltato Jacob” l'uomo non rispose, era visibilmente spaesato. Earl sorrise e chiuse la porta, forse in questo modo non avrebbe più dovuto scrivere un fottuto rapporto, almeno così sperava.
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