L'OPERA NERA - CAPITOLO IV BY MIRIAM CAPUTO
Capitolo
4
In
cui gli studenti dell’ARPA sono attaccati
Secondo gli esperti di
Kadma, il metodo più rapido di viaggiare è usare le Strade della
Magia1,
un insieme di tecniche che consentono di saltare da un punto
all’altro dello spazio. Le Strade della Magia sono attualmente
appannaggio esclusivo dei maghi e degli elfi, che le usano solo in
caso di necessità perché sono difficili da creare e pericolose da
attraversare anche per gli esperti.
Per questa ragione, agli
studenti dell’Arpa non era permesso usarle salvo nei casi
particolari elencati nei commi 650, 651 e 652 della Sezione 80, la
legge che disciplinava la materia.
Anche quando erano
costretti a spostarsi per motivi di studio, gli studenti dovevano
avvalersi di mezzi tradizionali come gli Swenw, creature magiche
dall’aspetto di grossi cavalli pelosi che avevano la capacità di
muoversi così velocemente da distorcere lo spazio e permettevano di
percorrere in pochi giorni distanze che avrebbero richiesto mesi di
viaggio.
Nonostante quindi l’Arpa
distasse da Namis più di 800 vigit, il primo turno, formato da 35
studenti accompagnati da 3 insegnanti, avrebbe raggiunto la città
elfica in soli tre giorni.
In realtà il viaggio
avrebbe potuto essere ancora più breve se il gruppo avesse usato la
Strada di Giada, una lunga bretella che passa per le 5 città che
reggono il Cerchio e collega direttamente l’Arpa con Namis, ma
questo avrebbe significato viaggiare senza interruzioni o trascorrere
una notte accampati nell’Endarin. I professori avevano ritenuto che
nessuna delle due opzioni fosse opportuna per ragazzi così giovani,
anche perché a dispetto del nome2,
l’Endarin era in realtà una vera e propria foresta, con zone così
tetre e intricate che erano evitate persino dagli elfi Silvani.
Gli insegnanti avevano
quindi deciso di attraversare il lago Charity e fermarsi per una
notte a Forte Fiorito, un avamposto a pochi vigit dalla città elfica
di Dalin. Il mattino dopo, il primo turno aveva attraversato la parte
meridionale dell’Endarin e aveva raggiunto la Strada di Giada che
al momento stava percorrendo per entrare nella regione di Namis. Una
volta nelle terre degli elfi grigi, il gruppo avrebbe abbandonato la
Strada di Giada per fare tappa alla Torretta, la roccaforte ai piedi
del Kimesi, il monte sulla cui vetta sorge Namis. Il primo turno vi
avrebbe trascorso la notte per poi partire alla volta della città.
Quando avevano lasciato
l’Arpa gli studenti erano elettrizzati, ma ben presto ogni
entusiasmo era stato spento dai disagi del viaggio, che il
regolamento scolastico non aveva fatto altro che esasperare. Gli
studenti, infatti, dovevano attenersi ad una rigida disciplina, non
potevano conversare tra di loro ed erano obbligati a cavalcare in
formazioni molto strutturate. Soddisfare quest’ultima richiesta non
era facile a causa della velocità sostenuta degli Swenw. Ellyone
era grata ai suoi genitori che l’avevano istruita fin dall’infanzia
a cavalcare creature magiche di vario tipo, perché era certa che
senza questo addestramento non sarebbe stata in grado di mantenere la
formazione per tutta la durata del viaggio. Una parte di lei non
vedeva l’ora di arrivare a Namis, un’altra era preoccupata. Non
per l’esame in sé, ma per il fatto di dover fare squadra con Snake
che notoriamente era un piantagrane.
Poiché lei e Snake erano
nemici giurati, probabilmente i loro insegnanti li avevano inseriti
nella stessa squadra nella speranza che la necessità di superare
l’esame li portasse ad appianare le loro divergenze, ma Ellyone
sapeva che non sarebbe mai riuscita ad andare d’accordo con un tipo
simile. Sigmund Snake era arrogante, egoista, totalmente indifferente
alle regole e irrispettoso verso l’autorità. Al primo anno aveva
pubblicamente chiamato la Griffin vecchia zitella e, sebbene tutti
gli studenti concordassero che quello era l’appellativo più adatto
a lei, l’educazione imponeva di non rivolgersi ai professori in
quel modo. Era odioso e dispotico anche verso i suoi compagni, per
cui nonostante fosse uno dei migliori studenti della scuola nessuno
aveva piacere a lavorare con lui. Inoltre aveva la brutta tendenza a
non rispettare le procedure e Ellyone sapeva che avrebbe dovuto
combattere per metterlo in riga.
<<Se non altro,
il resto della squadra non è male!>> Pensò per
consolarsi.
Era in gruppo con la sua
amica Rika Tong, una ragazza magra e bassina, con gli occhi a
mandorla e i capelli corti e neri, che era decisamente abile in
incantesimi. C’era poi Eric Noir, un ragazzone biondo e paffuto con
un perenne sorriso stampato in faccia, che era stato lodato più
volte dagli insegnanti per la sua diligenza. L’ultima componente
del gruppo era Palmira Morena, una robusta ragazza sempre abbronzata
con i modi di un maschiaccio, che Ellyone conosceva solo di vista, ma
le sembrava simpatica.
Mentre faceva questi
pensieri la professoressa Sika, che guidava il gruppo, aveva dato
ordine di passare nuovamente alla marcia di riposo. Per regolamento
ogni quattro ore di galoppo, era obbligatorio fare un ora di
cavalcata a velocità di trotto, o di riposo come si diceva in gergo,
sebbene gli Swenw fossero in grado di galoppare anche per un’intera
giornata senza risentirne. La velocità ridotta, permise ad Ellyone
di notare che si erano addentrati molto nell’Endarin. Il paesaggio
era più sgradevole di quanto si fosse aspettata. Erano in una larga
galleria di legno e foglie, perché la vegetazione era così fitta da
costituire un’unica parete che circondava tutta la strada. Rami,
tronchi e radici nodose si contorcevano e si piegavano gli uni negli
altri; foglie, fiori ed erba si confondevano e muschi, funghi e
licheni crescevano ovunque. La luce si faceva strada a fatica in quel
groviglio per cui tutto l’ambiente era buio nonostante fosse pieno
giorno. L’umidità era altissima ed Ellyone sentiva la divisa
bagnata aderirle al corpo. Avrebbe voluto lanciare un incantesimo per
isolarsi da quell’ambiente ostile, ma il regolamento lo vietava e
pertanto si costrinse ad assumere un atteggiamento di stoica
sopportazione.
Per distrarsi dai vestiti
appiccicosi e dall’aria irrespirabile si concentrò sui suoi
compagni.
Alcuni sembravano moto
provati. Non tutti sopportavano le velocità elevate ed Ellyone aveva
sentito di gente che era stata male dopo una lunga cavalcata, e nel
caso delle creature magiche gli effetti dell’alta velocità
potevano essere devastanti.
Come era ovvio, invece, i
suoi insegnanti non sembravano aver risentito del viaggio, o almeno
la professoressa Sika era imperturbabile, mentre in merito al
professor Bonsiepe a del professor Kibir non avrebbe potuto dire.
Purtroppo era a metà del corteo, troppo lontana per vedere bene i
suoi professori e non era brava a leggere il linguaggio del corpo
come le sue sorelle. Comunque, dal modo in cui Kibir era rigido sulla
sella, le sembrava che fosse a disagio, ma questo significava poco
visto che il professore era sempre a disagio quando non poteva
sfoggiare uno dei suoi ricchi completi. Belan Hortensie Kibir, il
professore di Evocazione Pratica, era un mago egocentrico e vanitoso
che amava le comodità e vestire alla moda. Se si considerava solo il
suo aspetto era un uomo affascinante. Aveva corti capelli neri sempre
molto curati, occhi scuri, una mascella volitiva e un fisico
muscoloso. Purtroppo aveva anche un pessimo carattere e detestava il
lavoro d’insegnante. Per questa ragione era molto poco tollerante
nei confronti dei suoi alunni che lo odiavano più o meno con la
stessa passione con cui lui odiava loro.
Maurice Bonsiepe, invece
cavalcava con una postura rilassata, troppo rilassata per i gusti di
Ellyone. Ma anche in questo caso la cosa poteva essere determinata
dal suo carattere piuttosto che da un tentativo di dissimulare la
stanchezza. Maurice Bonsiepe, l’insegnante di Runologia Generale,
aveva fama di essere una persona infaticabile anche se il suo aspetto
sembrava indicare il contrario. Il mago, pur essendo piuttosto
anziano, sembrava un ragazzone svogliato con corti ricci neri che non
volevano stare a posto e occhi verdi perennemente assonnati. Era
flemmatico nei movimenti e così calmo di carattere da sembrare
menefreghista. Nessuno lo aveva mai visto agitato o semplicemente di
fretta. Eppure era uno stacanovista, e si diceva che non ci fosse
compito che non fosse in grado di portare a termine.
Sul fatto che la
professoressa Sika, invece, non stesse risentendo del viaggio non
potevano esserci dubbi. Anche perché la professoressa era una
pluridecorata veterana della Lunga Guerra e attualmente prestava
servizio come membro scelto del Nucleo di Soppressione delle Arti
Oscure.
<<Solo i
migliori tra gli Eregorius vengono scelti per far parte del Nucleo di
Soppressione!>> Si disse Ellyone, ricordando la frase che i
suoi genitori pronunciavano inevitabilmente quando si parlava di
questa istituzione e dei suoi componenti.
In verità, nonostante la
loro ammirazione per il Nucleo di Soppressione, i suoi genitori erano
spesso critici verso la professoressa Sika. Suo padre ne apprezzava
le capacità come Eregorius ma disapprovava alcune sue scelte di vita
come quella di non sposarsi, mentre sua madre le raccontava sempre
che da giovane era stata una persona difficile da trattare ed
evidenziava come ancora adesso non avesse appreso l’arte della
diplomazia. E in effetti la professoressa Sika era una persona
schietta e diretta, e alle volte aveva atteggiamenti un po’
eccentrici per un Eregorius, ma era anche devota al bene pubblico e
molto competente nel suo lavoro. E benché fosse severa per tutto
quello che riguardava lo studio, era ben voluta da tutti gli studenti
perché era meno formale degli altri insegnanti e le sue lezioni
erano sempre molto piacevoli oltre che interessanti.
Le sue massime, in
particolare, erano frequentemente citate dagli Eregorius, e non solo
da quelli che l’avevano avuta come insegnante.
<<E pensare che
nessuno direbbe che è uno dei migliori Eregorius della sua
generazione!>> Il ricordo della voce di Victor le riaffiorò
alla mente. Il suo amico ripeteva questa frase praticamente dopo ogni
lezione. Un’affermazione che probabilmente era legata sia
all’aspetto che al carattere della professoressa. Gertrude Sika era
una donna di mezz’età che non poteva dirsi né bella né brutta.
Indossava sempre abiti comodi, anche nelle occasioni formali, e
sebbene non fosse trascurata era evidente che non si preoccupasse più
di tanto della sua immagine. Aveva capelli castani tagliati in modo
irregolare e occhi marroni perennemente vigili. Fisicamente era così
minuta che effettivamente si stentava a credere che fosse un grande
guerriero. Suo padre, le aveva spiegato che proprio un corpo leggero
era la forza della professoressa. Lo spazio necessario per lanciare
un incantesimo senza pericolo infatti è proporzionale alla massa del
mago. Pertanto più piccolo è il mago, meno spazio gli serve perché
possa usare la magia in sicurezza. A questo si aggiungeva il fatto
che la professoressa aveva imparato a muoversi molto velocemente, in
modo da sfruttare al massimo l’agilità che la sua piccola massa le
consentiva. I suoi le avevano raccontato che quando era studentessa,
la professoressa era stata soprannominata dai compagni Vespa, proprio
per la velocità con la quale si spostava da un punto all’altro.
Ellyone si chiese se mai
sarebbe riuscita a diventare abile come la professoressa. Fin da
quando era bambina, il suo unico desiderio era diventare Eregorius
come i suoi genitori, ma la carriera militare richiedeva grandi
sacrifici e soprattutto capacità che lei non credeva di avere.
Scosse la testa per
scacciare quel pensiero e si rimproverò. Lei era una Narwhall.
<<E i Narwhall
hanno la guerra nel sangue!>> Diceva sempre suo padre.
Doveva solo impegnarsi e
tenere duro e forse un giorno sarebbe diventata anche lei un membro
del Nucleo di Soppressione. Annuì a se stessa. Ci sarebbe
sicuramente riuscita. Non avrebbe gettato la spugna come le sue
sorelle, che avevano ripiegato sulla guarigione con grande disappunto
di tutta la famiglia. E pensare che i loro genitori si erano dati
tanto da fare per istruirle adeguatamente in modo che potessero
affrontare al meglio la vita nell’esercito.
Ellyone si costrinse a
non scuotere la testa pensando al fatto che Ile e Arcadia avessero
deciso di diventare guaritrici. Anche perché le sembrava ingiusto
biasimarle completamente. La guarigione era una nobile arte e le sue
sorelle erano professioniste apprezzate che avevano salvato molte
vite con il loro lavoro. Tuttavia Ellyone non poteva fare a meno di
pensare che avrebbero potuto essere più utili al paese se avessero
seguito la vera vocazione dei Narwhall.
Sospirò e cercò di
pensare ad altro. Purtroppo era difficile trovare qualcosa di
positivo su cui concentrarsi in quell’ambiente lugubre. I suoi
compagni sembravano condividere il suo pensiero visto che tutti
apparivano giù di morale.
<<Tranne
Snake!>> Si disse quando il suo sguardo cadde
accidentalmente sul ragazzo che cavalcava a poca distanza da lei.
Sigmund Snake stava ben
eretto sula sella e nulla nel suo atteggiamento sembrava indicare che
stesse risentendo del viaggio, dei vestiti bagnati o dell’atmosfera.
Il viso aveva
un’espressione seria e assorta che Ellyone gli aveva visto solo
quando si impegnava in qualcosa che riteneva importante.
<<Ma che ha
Snake?>> Si chiese. <<Sono giorni che si comporta
stranamente! Non ha protestato per la mia presenza in squadra, non ha
fatto battutacce e non ha trattato male nessuno. Sta cavalcando con
serietà e compostezza, nonostante questo viaggio sia pesantissimo…>>
Ellyone era perplessa.
Vista l’inimicizia che c’era tra di loro, si era aspettata
qualche frecciatina fin dalla partenza, ma Snake si era limitato a
salutare tutti con un distaccato buon giorno e a montare in sella
dopo aver ascoltato con attenzione le istruzioni dei professori.
Era stato assorto nei
suoi pensieri per tutto il viaggio e a Forte Fiorito si era tenuto in
disparte. Aveva mangiato velocemente e si era subito ritirato nella
sua stanza. Quel mattino quando erano scesi nel cortile, Snake era
già lì con gli insegnanti, in sella al suo Swenw pronto a partire.
<<Si sta
comportando in modo impeccabile!>> Dovette riconoscere la
ragazza.
<<E il fatto che
sia così pensieroso…Che sia per l’esame?>> Si chiese
incredula.
Snake non aveva mai
mostrato grande interesse le lezioni e gli esami, ma forse stava
cambiando. In fondo era un po’ di tempo che non faceva brutti
scherzi ai suoi compagni e non era più tanto sfacciato con i
professori. E veniva regolarmente a lezione senza che nessuno dovesse
minacciarlo.
<<Forse ha
finalmente capito che deve essere più serio e diligente!>> Si
disse speranzosa.
In quel momento la voce
di Sigmund la riportò alla realtà.
<<Vado a parlare
con la prof!>> Sbottò e prima che qualcuno potesse fermarlo
stava già cavalcando verso il capo della fila. Trentaquattro sguardi
increduli lo seguirono mentre bloccava il passaggio alla Sika,
infrangendo una dozzina di norme del regolamento. Geltrude Sika era
la professoressa che si era sempre mostrata più insofferente ai
colpi di testa di Snake e gli studenti si aspettavano di vederla
esplodere come i vulcani dell’Aras Tiris3
a questa ennesima bravata. Invece la professoressa si mise ad
ascoltare Snake con grande attenzione. I ragazzi intorno a loro, che
potevano sentire quello che i due si stavano dicendo, sembravano
preoccupati e increduli, gli altri si guardavano sempre più
perplessi. Ellyone era troppo lontana per seguire il discorso, ma dai
gesti della professoressa capì che qualcosa non andava.
La sensazione fu
confermata quando Gertrude Sika diede ordine di estrarre le bacchette
e invertire la marcia. Gli studenti erano spaesati, ma la
professoressa non fece in tempo a dare spiegazioni.
Ellyone sentì un urlo
alle sue spalle e si girò giusto in tempo per vedere un Fechupon4
atterrare un suo compagno. In un attimo l’intero corteo si trovò
accerchiato e fu il caos. Gli studenti non erano completamente
impreparati all’attacco per via dell’ordine di estrarre le
bacchette, ma non reagirono prontamente a causa della sorpresa. I
soli Fechupon presenti nella barriera erano allevati alla foce
dell’Odin5
in apposite strutture.
Nel tumulto che seguì,
il corteo si sfaldò e molti furono spinti lontano dalla strada.
Superato lo shock iniziale, Ellyone iniziò ad analizzare la
situazione. Era nel bosco con una decina di suoi compagni; tutti
avevano perso i loro Swenw durante il primo attacco, ma la situazione
non era molto grave. Anche se nessuno di loro aveva mai partecipato
ad una battaglia reale, erano tutti ben addestrati ed i Fechupon
erano avversari semplici per studenti del quarto anno. Ellyone
riteneva che sarebbero facilmente riusciti a metterli in fuga
nonostante la superiorità numerica. I compagni che erano con lei
avevano evidentemente fatto il suo stesso ragionamento e si erano
disposti in formazione di attacco, come gli era stato insegnato in
addestramento. Le parole dei loro incantesimi risuonarono tra i rami
ed il bosco si riempì di lampi blu e dorati.
Gli studenti, tuttavia,
dovettero presto imparare che una battaglia vera è una cosa diversa
da una sulla carta. Il fragore e la confusione ti impediscono di
concentrarti e non è facile mantenere i ranghi nel tumulto della
lotta. Per di più i nemici non ti danno il tempo di completare gli
incantesimi o di estrarre le componenti ad essi necessarie.
Alcuni ragazzi caddero
sotto gli artigli dei mostri mentre gli altri, stanchi e contusi,
cominciarono a rendersi conto con angoscia che la magia non
funzionava a dovere. Un Fechupon piombò sul compagno che copriva
Ellyone spezzandogli il collo e poi si lanciò verso di lei
colpendola all’addome e facendola stramazzare al suolo. Un altro
nemico la afferrò per i capelli mentre ancora la testa le doleva per
la botta, ma la ragazza ebbe la prontezza di difendersi.
<<Shat
na Fleme, Nogmeginato!>> gridò alzando Shahrazad.
Dalla bacchetta partì un
onda azzurra che in teoria avrebbe dovuto congelare tutti i mostri
nell’arco di 20 git. In pratica, invece, il colpo ebbe effetto solo
sul Fechupon più vicino, mentre gli altri, dopo un breve momento di
stordimento, ripresero l’attacco come se nulla fosse.
Ellyone cercò di
analizzare di nuovo la situazione, nonostante le facesse male ogni
angolo del corpo. Ormai erano rimasti solo in quattro, ed erano tutti
stanchi e feriti; la magia non aveva effetto e la superiorità
numerica dei nemici era schiacciante. Non avrebbero resistito ad un
altro attacco e lei non riusciva a vedere nessuna via di scampo. I
suoi riflessi erano appannati e un Fechupon la colpì nuovamente
ferendole braccio e fianco. Per la seconda volta Ellyone si accasciò
al suolo. Aveva la divisa lacerata e sporca di terra e sangue, la
testa le girava e sentiva un dolore acuto. In un attimo il mostro le
fu addosso, ma quando stava per darle il colpo di grazia svanì in un
lampo bianco. Tra gli spasimi del dolore, Ellyone vide la
professoressa Sika avanzare con altri sei alunni. Tutti avevano
ancora i loro Swenw e non sembravano feriti, anche se erano sporchi
di sangue e terra. In un attimo Sigmund Snake le fu a fianco, smontò
dallo Swenw e la sollevò da terra.
<<E’ ancora
viva!>> Gridò alla Sika che, nel frattempo, aveva dato ordine
a due studenti che erano con lei di soccorrere gli altri loro
compagni, mentre lei e i restanti ragazzi combattevano contro i
Fechupon. Uno di loro cercò di cogliere Snake alle spalle, ma lui se
ne liberò facilmente e caricò Ellyone sul suo Swenw. Ellyone sentì
Snake stringerla e si rilasso tra le sue braccia. Non aveva nulla da
temere con lui.
<<Andrà tutto
bene!>> Le sussurrò lui e queste furono le ultime parole che
sentì prima di perdere i sensi.
***
Forte Fiorito sorge su
una delle due strade che collegano Dalin6
al resto del mondo, ed essendo l’unico svincolo verso la citta
elfica nel sud di Kadma, nel corso dei secoli era diventato una
piccola cittadina. La sua amministrazione, tuttavia, era ancora in
mano all’esercito e per questo tutti gli uffici pubblici si
concentravano nel forte che dava il nome alla città.
Il forte era una
struttura abbastanza originale poiché, nonostante sorgesse in una
zona pianeggiante, aveva una pianta irregolare che era dovuta al
fatto che gli antichi costruttori avevano voluto sfruttare le
correnti energetiche del pianeta per creare le mura magiche che lo
circondano e gli danno il nome.
Le mura di Forte Fiorito,
infatti, erano state ottenute usando la difficile tecnica del Legno
Cantato7
che aveva permesso di intrecciare migliaia di alberi di Orospino8
e Argentario9.
Poiché l’Argentario
fioriva nei mesi invernali, mentre l’Orospino in quelli estivi, le
mura erano sempre un trionfo di fiori e foglie e per questo avevano
un aspetto molto suggestivo.
<<Un maledetto
spreco!>> Pensò il maggiore Frida, mentre osservava le
mura dalla finestra della sala Florenzuoli nel palazzo della guerra.
<<Se ci fosse un attacco, tutti quei fiori andrebbero
distrutti e le piante soffrirebbero! Ma cosa avevano in mente i
druidi10
quando hanno progettato questo posto!>> Si disse scuotendo
la testa.
<<Sto cercando
solo di distarmi!>> Gli fece notare il suo senso del
dovere.
Frida sospirò. Era vero,
ma l’indagine che le era stata assegnata era arenata nell’ennesimo
vicolo cieco e c’era poco che lei potesse fare al momento.
<<Continuare a
rimuginarci su è controproducente.>> Si disse mentre
osservava la sala, una tipica struttura degli elfi silvani tutta
legno e intagli con motivi floreali che era occupata da una lunga
tavola ovale. Da un lato si aprivano grandi finestre ad arco mentre
dall’altro c’era una Gheimann-Ohji
che occupava tutta la parete. I Gheimann-Ohji,
in Lesio Kerisos Helos,
erano stati creati da meno di 20 anni in seguito alla felice
intuizione di un tecnico dell’ISMA11
che aveva capito come sfruttare alcune proprietà delle sfere magiche
per creare lastre magiche in grado di trasmettere informazioni.
L’esercito le aveva impiegate subito e si erano diffuse nei forti
come fuoco sulla paglia.
Frida osservò la parete
con un po’ di disagio. Benché sapesse usare i Gheimann-Ohji
e ne apprezzasse l’utilità, era un Eregorius della vecchia
scuola ed era molto più a suo agio con i mezzi tradizionali.
<<Ma non si può
fermare il progresso!>> Si disse.
<<Sto nuovamente
divagando!>> Gli fece notare ancora il suo senso del
dovere.
Frida sospirò irritata
con se stessa. L’indagine era importante, e il suo sesto senso le
suggeriva che aveva tralasciato qualcosa, ma al momento non era in
grado di dire cosa e comunque non poteva fare molto fino a quando non
si fosse aggiornata con la reverenda Idrill. Tanto più che era stata
convocata a Namis e non aveva più nessuna scusa per ritardare la
partenza.
La terza sezione
investigativa, di cui Frida di Titana era il comandante, vantava il
maggior numero di casi risolti ed era considerata la più efficiente
dei servizi segreti. Per questa ragione, sulla sua scrivania
arrivavano tutti i casi più complessi e delicati, compresi quelli
che coinvolgevano importanti autorità del paese e che nessuno voleva
seguire.
L’ultimo caso che le
era stato assegnato era del tipo peggiore. Così delicato ed
importante che per il momento la Reverenda Idrill aveva deciso di non
informare delle indagini nemmeno il Conclave.
Per cui Frida era
arrivata a Dalin con una scusa. Ufficialmente per dare supporto in
un’indagine su un traffico di armi. Per evitare che qualcuno
sollevasse obiezioni sulla sua presenza a Dalin sostenendo che la
terza sezione dovesse essere impegnata per questioni più importanti,
la Reverenda Figlia aveva fatto in modo che l’assegnazione
sembrasse un gesto di cortesia e un premio per il suo rendimento.
Infatti sua sorella minore Mika era a Dalin per un corso di
perfezionamento al termine del quale avrebbe sostenuto la difficile
prova della Carità e della Speranza necessaria per l’abilitazione
al IV livello. Coinvolgere Frida nell’indagine sul traffico d’armi
significava darle la possibilità di assistere alla prova e, in caso
di successo, alla cerimonia di promozione dell’amata sorella senza
che dovesse chiedere un permesso12.
Non c’era membro
nell’esercito che non conoscesse la storia di Lady Frida di Titana,
la migliore investigatrice del cerchio. Come molti altri Eregorius, i
genitori di Frida erano morti durante il conflitto lasciando lei e
tre fratelli più piccoli di cui l’elfa si era presa cura da sola
nonostante i sui crescenti impegni nell’esercito. Per molti
soldati, Frida era stata un fulgido esempio di dedizione. Purtroppo
anche Daleen e Sirim, due dei suoi fratelli, erano deceduti servendo
la patria, e ora le restava solo Mika, la più piccola dei quattro,
che non aveva potuto intraprendere la carriera di Eregorius a causa
della sua salute troppo cagionevole. Vista l’indiscussa stima che
tutti provavano nei confronti del comandante della terza sezione,
Lady Idrill era certa che nessuno avrebbe osato allontanarla dalla
città prima della cerimonia il che le avrebbe permesso di condurre
le sue indagini con relativa tranquillità.
La scusa aveva funzionato
fin troppo bene. Visto il suo ottimo rendimento, Mika era stata
invitata a concludere l’ultima parte dell’aggiornamento a Namis e
il Sommo Maestro in persona aveva convocato anche lei per affidarle
un delicato incarico che le avrebbe permesso di passare qualche altro
mese con la sorella. E Frida non poteva rifiutare, anche perché i
trafficanti d’armi erano stati catturati e l’indagine per cui era
stata mandata ufficialmente nel distretto di Dalin stava per
concludersi. Si trattava solo di trovare dove erano state prodotte
materialmente le armi sequestrate, ma di questo poteva occuparsi
tranquillamente la polizia di stato.
Frida quindi era in
attesa dei colleghi per effettuare il passaggio di consegne. In
realtà avrebbe già dovuto passare l’incarico e partire per Namis
quella mattina, accodandosi al gruppo di studenti dell’Arpa che era
diretto in città per l’esame semestrale, ma era riuscita a
ritardare la partenza con la scusa di voler coordinare l’arresto di
uno dei trafficanti personalmente. Qualcuno avrebbe potuto accusarla
di eccesso di zelo, ma la cosa era poco importante, visto che Frida
doveva accertarsi che i trafficanti non avessero informazioni utili
per la vera ragione che l’aveva portata a Dalin, un traffico ben
più oscuro e pericoloso di quello di armi. Frida infatti stava
indagando su un traffico di persone e organi finalizzato alla
negromanzia. Il crimine era abominevole, ed era uno dei più gravi
del loro codice, e le indagini su questo tipo di attività oltre ad
essere spiacevoli, erano sempre delicatissime perché nessuno a Kadma
avrebbe potuto praticare la negromanzia in modo sistematico senza un
qualche tipo di protezione politica. Ma questo caso in particolare
era molto più grave degli altri, perché Frida aveva trovato prove
dell’esistenza di un’organizzazione criminale che sembrava aver
contaminato non solo il Goldor, ma anche le alte sfere delle Truppe
Speciali. Era stata inviata nel distretto di Dalin proprio per
indagare su alcuni colleghi, ed inizialmente la madre l’aveva
favorita, perché durante le indagini sul traffico di armi erano
emersi collegamenti con la misteriosa organizzazione di negromanti.
Purtroppo, dopo mesi d’indagine non era riuscita a trovare nulla di
più concreto di qualche documento con riferimenti criptici o
superficiali. Quest’organizzazione sembrava essere come l’Uyxayde13
delle leggende.
<<Eppure non ho
considerato qualcosa!>> Le disse il suo sesto senso per
l’ennesima volta.
<<Lo so!>>
Ammise, spostando una ciocca bionda che era sfuggita alla sua
acconciatura. L’aspetto di Frida era inusuale per un silvano. Come
gli elfi della sua razza era alta e slanciata e aveva un viso
regolare e solare, ma i suoi capelli erano di un biondo molto chiaro
e i suoi occhi erano azzurro mare. Questi due tratti non erano molto
diffusi tra i silvani ed erano oggetto di un certo apprezzamento, che
da giovane l’aveva infastidita molto.
<<Dovrò
riguardare tutte le carte sul caso…>> Mentre faceva
questo pensiero la porta della sala si aprì e Maharan e Jasea
entrarono.
Maharan era poco più
giovane di Frida e prestava servizio nell’unità anticrimine di
Forte Fiorito. Era un elfo più alto della media, con un viso di un
ovale perfetto in cui si incastonavano grandi occhi marroni. I suoi
capelli castani erano raccolti in una treccia che era adornata con
fiori e rametti di Haiamen14
secondo la tradizione.
Anche Jasea, il
comandante di Forte Fiorito, portava fiori e rametti intrecciati tra
i capelli castano chiaro raccolti in una acconciatura troppo
elaborata per i gusti di Frida che terminava in una coda di cavallo.
I suoi occhi verdi si posarono immediatamente su di lei e la
squadrarono da cima a fondo.
In altre circostanze
Frida si sarebbe rimproverata per aver dimenticato di intrecciare dei
fiori tra i capelli o almeno dei rametti di Asfea15
come ogni altro elfo silvano che si rispetti, ma in quel momento era
troppo concentrata sull’atteggiamento degli elfi che erano appena
entrati.
Benché fossero entrambi
molto composti, era evidente che fossero preoccupati e portassero
brutte notizie.
<<Lady Frida.>>
La salutarono con un lieve inchino.
<<Che succede
Jasea? Ci sono problemi?>> Chiese anticipando il comandante.
Sia Jasea che Maharen
parvero sorpresi per la sua domanda, ma si ricomposero subito.
<<Lady Frida, è
appena arrivato un messaggio da Dalin.>> Disse Maharen cercando
evidentemente di controllare il tono di voce. <<Sua sorella ha
avuto un incidente.>>
Quelle parole furono
sufficienti a far dimenticare a Frida qualunque problema, compresa la
delicata indagine che stava seguendo, ma da Eregorios quale era
mantenne la sua compostezza.
Jasea, tuttavia, si
affrettò a rassicurarla.
<<Non preoccuparti.
Non corre pericolo.>>
Sia lei che Maharan
potevano ben immaginare come la notizia fosse stata recepita anche se
il maggiore non lasciava trasparire i suoi sentimenti.
<<Cos’è
successo?>> Chiese Frida, facendo un grande sforzo per
controllare la voce.
<<Sono mesi che
l’albero sacro è irrequieto, e Mika ha deciso di provare a
parlargli.>>
Per un attimo, nonostante
il suo addestramento, Frida sbiancò.
<<Benedetta
ragazza!>> Non riuscì ad evitare di dire. <<Sa
perfettamente che non può parlare alla natura senza supervisione!
Rischia di perdersi o di consumare tutta la sua energia magica e
morire.>>
<<Da Dalin ci
dicono che al momento è priva di sensi, ma non è in pericolo.
Secondo i guaritori ha solo bisogno di un periodo di riposo, ma la
terranno qualche giorno in osservazione per sicurezza.>> Le
spiegò Jasea.
Frida annuì sentendosi
più tranquilla. Se fosse stato qualcosa di grave l’avrebbero
informata subito.
<<Questo mi
rincuora.>> Disse. Poi scosse la testa. <<Vorrei sapere
cosa credeva di fare?>>
<<Ha solo cercato
di capire le ragioni dell’agitazione del sacro albero!>>
Jesea cercò di spezzare una lancia in favore di Mika.
Il maggiore intanto si
stava rimproverando mentalmente. Conoscendo il carattere della
sorella, avrebbe dovuto immaginare che avrebbe tentato di parlare a
quell’albero impossibile nonostante le sue raccomandazioni. La
città di Dalin era protetta dall’unico esemplare attualmente noto
di Pero Sapiente, un albero magico benedetto dalla Madre con il dono
dell’intelligenza, ma dal carattere molto difficile. Da tempo il
sacro albero li avvisava di un pericolo, ma le indagini condotte
dagli elfi non avevano rilevato minacce.
<<Jasea, parlare
alla natura è un’arte molto difficile e pericolosa.>> Disse
Frida. <<E anche se mia sorella ha il talento per
padroneggiarla, non può usarla con leggerezza. Tanto più che le
informazioni ricavate dalle piante, compreso il Sacro Pero, sono
spesso difficili da capire e interpretare visto che le piante parlano
per emozioni. Ci vuole un druido esperto…>>
<<Ma sua sorella ha
capito il Sacro Albero, lady Frida>> Intervenne Maharan. <<O
almeno così sembra!>> Si corresse l’elfo difronte
all’occhiata sorpresa del maggiore.
<<Gia!>>
Intervenne Jasea. <<Sembra che il Sacro Pero abbia mostrato a
tua sorella delle creature oscure che si aggirano per l’Endarin.>>
<<Dove di
preciso?>> Chiese Frida, il suo io investigatore
improvvisamente all’erta.
<<Tra la barriera e
il territorio di Namis. Purtroppo Mika ha perso i sensi prima i poter
dire altro.>> Spiegò Jasea.
<<Ha parlato di
demoni!>> Precisò Maharan guadagnandosi un occhiata di
disapprovazione dal comandante, ma catturando l’attenzione
immediata di Frida.
<<Per le piante
tutte le creature oscure sono demoni!>> Disse Jesea con tono di
rimprovero. <<Ma non è possibile che dei demoni vengano
evocati in quella parte dell’Endarin. A parte che questo bosco è
troppo impervio perché un mago oscuro sano di mente decida di farvi
alcunché, quella zona è vicina ai confini dell’antica Lothis16.
La magia della luce dovrebbe impedire qualunque infiltrazione!>>
Frida non era d’accordo.
Né l’impenetrabilità dell’Endarin né la magia della Luce erano
deterrenti per maghi oscuri abbastanza motivati o abbastanza
disperati.
<<E demoni e
negromanzia vanno a braccetto!>> Si disse ripensando ad
alcuni indizi emersi dall’indagine segreta che le era stata
affidata.
<<Tuttavia non è
detto che qualcosa non ci sia nell’Endarin!>> Disse.
Jesea annuì. <<Ho
avvisato Namis e i forti lungo il confine. Manderanno qualcuno ad
indagare.>>
<<Mandiamo anche
noi delle squadre a perlustrare la zona.>> Disse Frida.
<<Queste creature potrebbero avere a che fare con i nostri
trafficanti.>>
<<Lo penso anche
io.>> Disse Maharan. <<Onestamente, la consegna di armi
che abbiamo sventato mi è sembrata un diversivo.>>
Frida aveva avuto la
stessa impressione.
<<Vai nell’Endarin
con la tua squadra.>> Disse all’elfo facendogli in cenno con
la testa. <<E cerca di scoprire qualcosa.>>
L’elfo si illuminò a
quell’ordine. Maharan aveva affrontato quel particolare caso con
una passione che aveva sorpreso tutti. Fece un inchino e lasciò la
stanza.
<<Pensi veramente
che siano i trafficanti?>> Chiese Jesea.
<<Non lo so.>>
Rispose Frida. <<Sono emersi evidenti indizi sul fatto che
questi trafficanti hanno contatti con maghi oscuri. Ma le presenze
avvertite dal Sacro Albero potrebbero non avere nulla a che fare con
loro. Potremo farci un idea solo dopo che le squadre faranno
rapporto.>>
<<Almeno abbiamo un
riferimento geografico da cui partire.>> Disse Jesea ripensando
ai mesi di indagini a vuoto. In quel momento un campanello scattò
nella mente di Frida.
<<Gli studenti che
stavano andando a Namis…dovrebbero essere quasi arrivati nella
regione.>>
Il volto di Jesea si
scurì a quelle parole. Se il gruppo aveva rispettato la tabella di
marcia al momento era nell’area indicata da Mika.
<<Manda un
messaggio alla Torretta e chiedi che una squadra vada loro
incontro.>> Disse Frida.
<<Giusto per
sicurezza.>>
Jesea annuì. Gli
studenti erano accompagnati da tre Eregorius esperti, tra cui
Gertrude Sika, quindi difficilmente avrebbero corso rischi anche se
le misteriose presenze avessero deciso di attaccarli. <<Cosa
molto improbabile.>> Pensò Jesea. I Maghi viaggiavano con
le loro insegne ben in vista e pertanto erano facilmente
riconoscibili. Nessun mago oscuro avrebbe attaccato tre Eregorius del
loro livello a così poca distanza dalle terre elfiche. Era molto più
probabile che gli eventuali criminali si tenessero alla larga per
finire qualunque cosa avessero iniziato una volta che il corteo
dell’Arpa fosse stato a distanza di sicurezza. Tuttavia l’ordine
di Frida era sensato.
<<Con gli amici
delle tenebre non si è mai troppo cauti.>> Disse annuendo al
maggiore con un cenno di approvazione.
***
Soccorsi i loro compagni,
i ragazzi serrarono nuovamente i ranghi, respingendo con facilità
gli attacchi nemici. La professoressa Sika era una veterana della
Lunga Guerra e aveva capito subito perché gli incantesimi basati
sulle forze elementari che determinavano effetti fisici erano
inefficaci. Semplicemente i loro avversari non erano Fechupon, ma
Hjiam-Af, i Masheras
Daghorus comunemente detti demoni dell’illusione17,
contro i quali erano necessari incantesimi sacri non ancora
padroneggiati da studenti del IV anno. Pochi ragazzi si erano resi
conto dell’inganno e avevano avuto la prontezza e la capacità di
reagire. La presenza dei demoni significava che da qualche parte
c’era almeno un mago oscuro che li aveva evocati, e doveva essere
molto potente, visto che aveva quasi ingannato persino lei. La
professoressa sapeva che non aveva senso combattere i demoni, visto
che la loro vera essenza non era su questo piano di esistenza, ma era
necessario abbattere l’evocatore. Chiunque fosse, però, aveva
alzato un potente campo magico per non farsi trovare, per di più un
campo sfasato18.
Erano anni che non affrontava un avversario tanto abile. Forse con
l’aiuto dei colleghi sarebbe riuscita a stanarlo, ma si erano
separati all’inizio dello scontro. Chi li aveva attaccati aveva
cercato di renderli inoffensivi con una gabbia mistica. Lei e i suoi
colleghi avevano impiegato solo pochi secondi per annullate la magia,
ma erano stati sufficienti perché molti ragazzi, spaventati, si
disperdessero. Gli studenti dei corsi avanzati non avrebbero mai
rotto i ranghi in quella situazione anche senza la supervisione di un
insegnante, ma non si poteva pretendere tanta lungimiranza da ragazzi
così giovani.
In quella situazione, non
avevano potuto fare altro che separarsi per cercare quanti si erano
inoltrati nell’Endarin. Ragazzi del quarto anno non erano in grado
di affrontare questo tipo di attacco, anche se alcun di loro si erano
comportati molto bene. La sua priorità al momento era portare il
gruppo che aveva raccolto al sicuro e possibilmente salvare qualcun
altro lungo la strada.
La soluzione migliore
sarebbe stata dirigersi verso il fiume Speranza che segnava l’inizio
delle terre degli elfi ed era protetto dalla loro magia. Le sue acque
erano sacre ed i demoni non avrebbero potuto avvicinarsi ad esse.
Tuttavia, le distorsioni create dagli incantesimi e dal campo magico
del nemico le impedivano di definire con precisione la direzione in
cui si trovava il fiume. Si accorse, inoltre, che il loro avversario
aveva anche lanciato un incantesimo di distorsione dello spazio,
probabilmente per farli finire in trappola.
<<Veramente
diabolico.>> Pensò mentre stendeva altri quattro demoni.
Sigmund stava facendo gli
stessi ragionamenti della sua insegnante, ma era molto meno propenso
a lodare il loro avversario. Anzi, mentalmente lo stava apostrofando
con epiteti che neanche lui avrebbe mai pensato di poter usare contro
qualcuno. <<Probabilmente sta usando la Visione di Jesel19
o roba simile per colpirci a distanza, quel xxxxxx xx xxxx20.
Potrebbe essere ovunque il bastardo xxxxx!>> Pensò. <<xxx!
Se solo riuscissi ad identificare il centro del campo di
occultamento, o almeno il flusso magico del fiume Speranza!>>
Aris giunse in suo
soccorso. << La Speranza è a nord dalla tua posizione,
dietro quella radura.>> La sua voce impassibile risuonò
direttamente nella sua testa. <<Il nostro avversario invece
è a sud, Fuori dall’Endarin. Siamo molto lontani da lui.>>
Sigmund avrebbe voluto
partire immediatamente alla ricerca del disgraziato che era la causa
di tutto quel tumulto, ma questo significava abbandonare i suoi
compagni.
<<Se la
caveranno da soli!>> Pensò senza convinzione mentre la sua
coscienza lo pungolava. Ellyone, in quel momento gemette. Aveva
bisogno di cure urgenti. La coscienza di Sigmund si fece ancora più
insistente. Da quello che aveva visto, i suoi compagni non avevano
idea di quello che stavano facendo e certo la Sika da sola non poteva
difenderli in eterno.
<<Ci sono altri
superstiti?>> Chiese ad Aris.
<<2 a nord, 4 a
sud e 5 a ovest.>> Rispose lei.
Sigmund capì che non era
possibile aiutare tutti. Spronò lo Swenw e si avvicinò alla Sika.
<<Ho identificato
il flusso di energia del fiume!>> Urlò. Lei capì al volo e
diede ordine a tutti i presenti di seguirlo. La professoressa aveva
trovato un inatteso quanto valido aiuto in Sigmund Snake. Non solo il
ragazzo aveva percepito l’aura maligna dei nemici per primo, ma
aveva capito da solo la loro natura di demoni e si era comportato in
maniera eccellente durate tutto lo scontro. Era stato più abile di
quanto la Sika si aspettasse.
<<Troppo abile
per la sua età!>> Si disse la donna. Un campanello suonò
nella sua mente, ma la Sika era una guerriera consumata e sapeva
quando era il caso di mettere da parte i pensieri non direttamente
utili alla sopravvivenza fisica. Avrebbe pensato a Sigmund Snake
dopo.
Il
gruppo cavalcò verso nord, soccorrendo per strada altri due
compagni, e sbucò su un costone di roccia. Il fiume Speranza
scorreva una decina di git più in basso. Era in piena per lo
scioglimento primaverile dei ghiacciai. I nemici avanzavano
minacciosamente alle spalle dei superstiti. La Sika non poté fare
altro che ordinare a tutti di buttarsi in acqua.
Note:
1
Strade
della Magia: termine introdotto da A. Papel nella VI era per indicare
l’insieme di tecniche che consentono di viaggiare nello spazio. Il
nome deriva dal suo famoso saggio Regathas-Mogh in cui lo
studioso ha raccolto e classificato tutte le tecniche di viaggio note
fino alla sua era. La classificazione di Papel distingue 3 famiglie
di tecniche di viaggio: Vie, Ponti e Porte. Le Vie sono gallerie
extra dimensionali che collegano due punti nello spazio, possono
essere permanenti o temporanee e attualmente se ne distinguono 11
diverse categorie. I Ponti sono tecniche che consentono di saltare da
un punto all’altro dello spazio e pertanto si prestano all’uso
individuale. I Ponti sono distinti in 5 categorie e sono generalmente
più facili da utilizzare rispetto alle Vie, ma non creano nessun
passaggio permanente. Inoltre l’energia necessaria per un Ponte è
proporzionale al numero di persone che deve essere trasportato e alla
distanza tra luogo di partenza e luogo di arrivo, mentre l’energia
per la creazione di una Via è costante e dipende dalla categoria di
Via che si intende creare. Le Porte, dette anticamente Portali o
Passaggi, sono degli squarci nello spazio. Le Porte sfruttano
l’energia del pianeta e sono indifferenti alla distanza, ma sono
anche molto più difficili da creare. Si distinguono in 13 categorie
delle quali 10 sono solo teoriche.
2
Il
nome Endarin può essere tradotto come “bosco interno” o “bosco
che è dentro”. Il nome deriva infatti dall’unione di due parole
in Lesio: Arin, che significa bosco/selva, e End, sostantivo che
indica ciò che è all’interno o contenuto in qualcos’altro.
3
Aras
Tiris: detta comunemente Terre di Fuoco o Terra dei Giganti, è una
regione che sorge quasi al centro del continente ed è dominata
dalla catena dei Flamesi. E’ famosa per essere la zona con il
maggior numero di vulcani attivi di Arda e prima della lunga guerra
era stata dimora dei Muspell, i Giganti di Fuoco.
4
Fechupon:
impropriamente detti demoni succhia-sangue, sono dei grossi anfibi
feroci e scarsamente intelligenti originari dell’area del Grande
Golfo. Sono creature dalla forma vagamente umanoide con teste tozze
munite di sei occhi e pelle liscia e oleosa di colore scuro. Vivono
in branco e generalmente sono animali notturni, ma nel periodo
dell’accoppiamento cacciano anche di giorno. Non dispongono di
particolari capacità magiche, ma la loro pelle li rende resistenti
agli incantesimi minori. I loro organi e liquidi corporei sono
ingredienti usati in diverse pozioni e la loro pelle è usata per la
fabbricazione di diversi accessori magici per la facilità con cui
assorbe la magia.
5
Odin:
fiume che nasce dal monte Sunmesi e sfocia nel Belenam. E’ famoso
perché scorre a breve distanza dall’Arpa e da Taris.
6
Dalin,
detta la Città Albero perché è stata costruita collegando
centinaia di alberi secolari, sorge molto all’interno
dell’Endarin, in un luogo così impervio che solo la tenacia degli
elfi avrebbe potuto rendere abitabile. Per via della sua ubicazione,
la città può essere raggiunta solo da due strade, una a nord che
parte da Aurora e una a sud che parte da Forte Fiorito. In realtà
esistono altre due strade che raggiungono Dalin, una che termina
poco lontano dalla Torre d’Avorio e una che collega la città alla
Strada di Giada nel tratto tra Namis e l’Arpa, ma sono poco più
di mulattiere e vengono usate solo dagli Eregorius o da qualche
funzionario in caso di necessità.
7
Legno
Cantato: detto Jahalen Gneko in elfico e Aheleto Krothe in Lesio, è
un insieme di tecniche molto complesse che consentono di modellare e
attribuire proprietà magiche a piante o parti di esse lasciandole
vive e sane. Benché tecniche simili sembra siano state sviluppate
anche da altri popoli, il Legno Cantato è comunemente associato
alla cultura elfica e in particolare alla tradizione dei druidi
elfici che durante la V era diedero un fondamentale contributo allo
sviluppo della magia.
8
Orospino:
nome comune dell’Egheita Sueite, pianta tipica delle regioni
meridionali di Arda, diffusa in particolare nell’isola di Logos,
si caratterizza per un tronco contorto e spinoso, piccole foglie
verde scuro e fiori dal tipico colore dorato che assorbono la luce
del sole e per poi disperderla nelle ore notturne. La pianta
fiorisce nei mesi estivi e primaverili ed è stata a lungo usata da
vaie popolazioni in alternativa alle torce, ai fuochi fatui e alle
luci alchemiche.
9
Argentario:
nome comune dell’Agoyh Gliarlinis, è una pianta tipica delle
regioni nordiche che fiorisce in inverno e si caratterizza per un
tronco irregolare sul quale crescono gruppi di grandi foglie
argentate e fiori dello stesso colore. I fiori hanno la proprietà
di assorbire la luce solare e diffonderla nelle ore notturne
emanando un caratteristico bagliore argentato. Molto più rara
dell’Egheita Sueite, la Agoyh Gliarlinis era considerata da molte
popolazioni del nord come una pianta sacra.
10
Il
termine Druido è comunemente usato dagli Elfi per indicare coloro
che si impegnano in attività legate alla cura della natura ad alto
livello, come gli Esperti di agraria di Taris o di botanica di
Titana. Gli elfi silvani in particolare usano il termine anche come
formula di rispetto verso coloro che mostrano una particolare
affinità con la natura. La parola deriva dalla tradizione del
Druidesimo, che si era diffusa nelle aree meridionali di Arda
durante la VI e la V era. Il Druidesimo era un insieme di pratiche
magiche che spaziavano in numerosi campi, ma anche uno stile di vita
che ebbe molta influenza sulla cultura elfica che ancora oggi ne
abbracciano molti precetti. Da un punto di vista scientifico, il
Druidesimo è stato una disciplina a se stante fino alla fine della
V era, ma nella VI è stata assorbita da discipline più specifiche.
Oggi non esiste più come materia di studio e viene ricordata solo
nelle leggende e nelle storie.
11
L’Istituto
per lo Sviluppo della Magia Avanzata (ISMA) di Titana è il
principale centro di ricerca di Kadma.
12
Durante
la guerra, con l’aggravarsi della situazione nella barriera, molti
abitanti di Kadma avevano abbracciato l’irragionevole idea secondo
cui gli Eregorius dovessero dedicarsi esclusivamente all’attività
bellica e non avessero diritto ad una vita privata. Per evitare che
i soldati incorressero nel pubblico biasimo, si era pertanto diffusa
l’usanza di assegnare ai più meritevoli degli incarichi
temporanei nelle città di residenza dei loro familiari nel caso i
soldati avessero la necessità di ricongiungersi ad essi.
13
Uyxayde
mitico essere dalle grandi proprietà magiche citato nelle
tradizioni di molti popoli. Nelle leggende elfiche assume spesso la
forma di un uccello dal piumaggio oscuro o di una bambina dai lunghi
capelli argentati. Secondo la tradizione Elfica che è confluita nel
famoso ciclo Aluriano, la Uyxayde è un essere estremamente
sfuggente. Nelle leggende più antiche non può essere né vista né
toccata e si manifesta solo attraverso alcuni segni fisici come
impronte o capelli e piume persi nei posti in cui è solita passare.
Numerose sono le storie che parlano della caccia, solitamente
infruttuosa e dal finale tragico, alla Uyxayde. La Uyxayde viene
spesso citata anche in molte filastrocche, canti e poesie come
metafora di ciò che non si può ottenere.
14
Haiamen,
nome elfico della Belisma – Sel, nota comunemente come lacrime di
Belisma o gocce di luce, è una pianta da fiore tipica nel Narwhaim
che si caratterizza per piccole foglie verde chiaro e fiori dal
colore intenso giallo arancio. La pianta ha varie applicazioni nel
campo delle pozioni ed è l’ingrediente principale di molte
pozioni di fortuna, buona sorte o modifica del destino soggettivo.
Gli elfi silvani usano agghindare i loro capelli e gli abiti con
questo fiore nei mesi primaverili in segno di buon auspicio.
15
Asfea,
nome elfico della Magahuil Helo, pianta tipica della costa
occidentale di Arda, si caratterizza per un tronco molto chiaro,
quasi bianco e per piccole foglie argentate. E’ usata in molte
pozioni o per la creazione di artefatti magici.
16
Lothis,
regno elfico creato alla fine della V era con capitale Namis. Nella
VI era è confluito nella Federazione degli Stati di Arda di cui è
stato uno dei regni più importanti fino alla Lunga Guerra.
17
Masheras
Daghorus (nome magico: Hjiam-Af) detti Demoni dell’illusione in
lingua comune, sono delle entità incorporee che vivono in un altro
piano d’esistenza. Possono essere evocati con un complesso rituale
e si manifestano come una foschia semitrasparente. I Demoni
d’illusione hanno la capacità di generare illusioni nella mente
delle vittime e non possono essere distrutti se non nel loro piano
d’esistenza. Per accedere a tale piano è necessario entrare nel
cerchio che li ha evocati. Se il cerchio viene distrutto i demoni
perdono la capacità di agire sul piano reale. I demoni sono
fortemente legati alla volontà del mago che li ha evocati, per cui
il mago viene ucciso i demoni vengono distrutti.
18
Esistono
numerosi tipi di campo magico. Quelli a cui si riferisce la Sika
sono campi di occultamento ed esclusione, che possono essere usati
per numerose applicazioni, tra cui nascondere un oggetto o una
persona. I maghi esperti sono generalmente in grado di percepire la
presenza del campo e, con complesse operazioni di calcolo, anche
definire la posizione della fonte di generazione. Questa operazione,
tuttavia, risulta molto difficile da compiere senza supporti magici
nel caso dei campi sfasati. (In queste sede non si entra nei
dettagli tecnici. Per approfondimenti sui campi e sulle tecniche per
identificarli vedere “Ashei Moghe” di A.P.Papell; “Gigias
Moghe Phila” di S.G. Chang e “Defise a Mogh Ashos y Durkut
Minol” di E. Gloryhart).
I
campi sfasati, quindi, sono molto efficaci durante le battaglie
perché anche i maghi più esperti non hanno gli strumenti e il
tempo di identificarli nel tumulto della lotta. Tuttavia questi
campi sono molto difficili da generare e mantenere, perché sono
instabili per loro natura, e solo i maghi più abili e potenti sono
capaci di compiere altri incantesimi mentre stanno reggendo un campo
del genere.
19
L’incantesimo
a cui fa riferimento Sigmund consente ad un mago di esercitare la
sua magia in un luogo fisico, senza esserci realmente. Questo tipo
di incantesimo richiede una approfondita conoscenza di numerose
discipline tecniche tra cui la mentalica. L’incantesimo, non
appartiene, di per sé alla magia nera, ma era stato ugualmente
bandito dal Goldor, per cui apparteneva alle Arti Proibite.
20
Alcune
parole sono censurate in quanto eccessivamente volgari.
LA ROAD ROLLER È FIERA DI PRESENTARVI UNA NUOVA SERIE SCRITTA E DISEGNATA DA MIRIAM CAPUTO
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